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Un inutile e pietoso balletto governativo

Concorso straordinario subito, ma per soli titoli

Usare le GPS, dopo averle opportunamente verificate, per stabilizzare subito i precari con almeno tre anni di servizio

L’Ufficio Complicazioni Affari Semplici, sempre pronto a rendere complesso ciò che è semplice (e questa volta al servizio della ministra Azzolina), insiste nel fare un concorso in presenza, che scelleratamente allunga inutilmente i tempi, priva le scuole del personale precario appena incaricato e lo costringe a viaggiare fino alla sede dell’esame, senza nemmeno prevedere una prova suppletiva per coloro che nel frattempo, essendo in servizio, fossero in quarantena. Dopo aver concordato il rinnovo delle graduatorie per le supplenze in estate, in cambio del concorso straordinario in autunno, la maggioranza di governo adesso mette in scena un inutile e pietoso balletto per le responsabilità sul concorso straordinario.

Il concorso straordinario va fatto. Subito! Ma per soli titoli e servizi. I precari con almeno tre anni di servizio sono già lì, sono nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze e devono essere assunti tutti! Non si deve fare altro che controllare i titoli presentati in agosto, correggere gli errori e procedere all’assunzione di tutti/e i/le docenti con almeno tre anni di servizio presenti nelle GPS. Subito! Senza attendere la formazione di commissioni, senza attendere la valutazione delle prove, senza attendere nulla! A coloro che pensano che occorra una selezione, rispondiamo che la selezione è fasulla! Si tratta di docenti che già insegnano da almeno tre anni. Il giorno dopo la loro eventuale esclusione dal concorso torneranno in cattedra, come hanno sempre fatto in questi anni, a continuare la loro supplenza annuale. Esattamente come i vincitori della ridicola selezione. Con la differenza che i più fortunati saranno di ruolo, mentre gli altri saranno costretti a restare ancora precari.

A coloro che dicono che il concorso per soli titoli non è costituzionale rispondiamo che l’art. 97, comma terzo della Costituzione Italiana prevede: “Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”, pertanto non è esclusa la modalità di concorsi per soli titoli e servizi, infatti sono stati sempre banditi per tutte le P.A., scuola compresa. Non siamo più disposti ad accettare bugie. È ora di porre la scuola al centro del dibattito politico. Siamo il fanalino di coda per gli investimenti nella scuola, mentre l’Italia è prima per numero di abbandoni scolastici. La scuola si è aperta dimezzata: precari senza incarico, scuole senza insegnanti, scuole senza nuovi spazi, classi ancora pollaio, scuole ancora chiuse, tempo pieno che non c’è e chissà se ci sarà, didattica mista in molte scuole, personale ATA insufficiente e oberato di lavoro, trasporti carenti e non adeguati alle attuali condizioni epidemiologiche, confuse interpretazioni locali di confuse indicazioni nazionali sulla sicurezza e sulla prevenzione sanitaria, mancato accesso ai tamponi per tutti e veloci, alunni senza sostegno e, quindi, senza scuola.

Vogliamo maggiori investimenti nella scuola e diritto all’istruzione per tutti/e

Assumere subito, su tutti i posti vacanti e disponibili, tutti i precari con tre anni di servizio tramite le GPS

COBAS – Comitati di base della Scuola

30 settembre 2020

Sulle convocazioni di questa prima settimana

In questi giorni, come è noto, sono in corso le operazioni di assegnazione degli incarichi a tempo determinato per docenti e ATA finalizzate a coprire una quantità enorme di posti vacanti e/o disponibili nelle scuole della nostra provincia. Parallelamente le lezioni sono iniziate senza migliaia di insegnanti e con buchi di orario spaventosi.

Fin dalla fine di luglio, a livello nazionale, gli effetti positivi della costituzione di graduatorie provinciali – da noi per anni rivendicate come unico strumento in grado di garantire al tempo stesso trasparenza e snellimento delle procedure – sono stati completamente annullati dallo scarso tempo messo a disposizione per la presentazione delle domande, da un sistema informatizzato pieno di lacune e dalla incomprensibile decisione di pubblicare direttamente gli elenchi definitivi, rinunciando al passaggio di quelli provvisori, indispensabile ai fini della correzione di eventuali errori.

Nelle ultime settimane, poi, nella nostra provincia così come in altre (ma non in tutte), il consueto ritardo delle convocazioni rispetto all’inizio delle lezioni, la decisione di svolgerle “a distanza” tramite delega al Dirigente dell’Ufficio Scolastico e la scarsa chiarezza delle modalità di assegnazione, hanno contribuito ad aggravare ulteriormente una situazione già di per sé assai complessa.

Per questo motivo una decina di giorni fa abbiamo chiesto di poter partecipare alle riunioni di illustrazione del regolamento e delle modalità di svolgimento delle nomine (riunioni alle quali lo scorso anno eravamo stati invitati e avevamo partecipato) e di poter assistere alle operazioni, ma entrambe le possibilità ci sono state negate per questioni legate all’emergenza sanitaria in corso che hanno spinto l’Ufficio a riservare la partecipazione a tali contesti unicamente alle OO.SS. firmatarie del CCNL.

Tale mancanza di democrazia sindacale risulta semplicemente scandalosa, tanto più che ha determinato in questa occasione ben due presidi sotto l’USR per reclamare la garanzia di elementari diritti di trasparenza ed autotutela.

Infatti avrebbe quantomeno dovuto essere garantito che le informazioni messe a disposizione di tutti fossero chiare e trasparenti; che i tempi di pubblicazione delle disponibilità, del calendario di convocazione dei docenti e di compilazione dei vari form necessari ad accedere al sistema telematico fossero ragionevoli; che fosse assicurata a tutti i candidati la possibilità di chiarire i tanti e inevitabili dubbi, anche solo attraverso la pubblicazione di FAQ. Ma così non è stato e non è, quindi il problema c’è e crediamo sia necessario denunciarlo, affinché venga risolto al più presto.

Allo stesso modo, crediamo sia necessario rendere pubbliche le numerose segnalazioni che stiamo ricevendo in questi giorni: molt* insegnanti precar* riferiscono di diverse scuole della nostra provincia che, forse per provare a tappare i buchi causati dalla mancanza di docenti, stanno effettuando autonome convocazioni dalle graduatorie di istituto. Non è chiaro se dalle vecchie o dalle nuove, ma in ogni caso la cosa appare assolutamente illegittima poiché le prime, secondo quanto affermato nella nota del 5 settembre 2020 sull’assegnazione delle supplenze, sono attualmente “caducate e inattingibili”, e le seconde, come risulta evidente dall’O.M. 60 del 10 luglio 2020, non possono essere utilizzate fino a quando non saranno ultimate le nomine dalle GPS.

Anche su questo punto auspichiamo la massima trasparenza da parte dell’Ufficio Scolastico, magari attraverso un intervento che inviti i Dirigenti Scolastici al rispetto delle normative in vigore.

 19/09/2020

Cobas Scuola Bologna

I COBAS ADERISCONO E PROMUOVONO LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA INDETTA DA PRIORITÀ ALLA SCUOLA SABATO 26 SETTEMBRE ALLE ORE 15.30 A PIAZZA DEL POPOLO

IL PULLMAN SARA’ GRATUITO E PARTIRA’ ALLE ORE 8.45 DALL’AUTOSTAZIONE DI BOLOGNA.

Per prenotare ci sono tre possibilità:

  • 1. compilare il seguente modulo
  • 2. scrivere a cobasbol@gmail.comindicando nome cognome indirizzo mail e recapito telefonico
  • 3. inviare un messaggio whatsapp al 347.284.3345 indicando nome cognome indirizzo mail e anche il recapito telefonico. 
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E’ IMPORTANTE CHE ANCHE CHI NON POTRA’ PARTIRE SOSTENGA ATTIVAMENTE IL MOVIMENTO DI LOTTA PER UNA SCUOLA DIVERSA DANDO IL SUO CONTRIBUTO AL CROWDFUNDING PER COPRIRE LE SPESE DI VIAGGIO E CONSENTIRE COSI’ LA MASSIMA PARTECIPAZIONE .

https://buonacausa.org/cause/prioritaallascuola

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Le scuole finalmente riaprono dopo più di 6 mesi di interruzione forzata senza che nessuna delle criticità che abbiamo evidenziato nei mesi sia stata affrontata con adeguati interventi strutturali. Ci troviamo in un quadro di incertezza e precarietà che è il risultato ampiamente prevedibile della scelta politica di non investire nella riorganizzazione del sistema scolastico: aumento smisurato del precariato e peggioramento delle condizioni lavorative dei supplenti, convocazioni tardive e mancanza del personale per garantire l’avvio del regolare svolgimento delle lezioni, tempi scuola ridotti, spazi insufficienti e conseguente ricorso alla nefasta didattica a distanza, permanenza e addirittura in alcuni casi incremento delle classi pollaio, mancanza di presidi sanitari all’interno della scuola, inadeguato potenziamento dei trasporti.

LA SCUOLA CHE RIAPRE NON È IL LUOGO MIGLIORE, PIÙ ACCOGLIENTE, PIÙ INCLUSIVO E PIÙ SICURO PER TUTT* CHE CHIEDIAMO DA MESI. PER QUESTO INVITIAMO A UNA NUOVA MOBILITAZIONE, PERCHÉ SI TORNI A INVESTIRE NELLA SCUOLA PUBBLICA, AFFINCHÉ LA SCUOLA POSSA RICOPRIRE QUEL RUOLO CENTRALE CHE RITENIAMO OGGI SEMPRE PIÙ NECESSARIO.

CHIEDIAMO CHE:

• una parte cospicua dei fondi del Recovery Fund venga destinata alla scuola per l’emergenza;

• ci siano investimenti strutturali definitivi in termini di percentuale del PIL investito per scuola e ricerca, così da raggiungere la media Europea (5%) e scalare l’ultimo posto in Europa per abbandono e dispersione scolastica che occupiamo;

• gli investimenti nell’edilizia scolastica pubblica riguardino il recupero e la manutenzione di edifici fatiscenti come anche la riapertura delle scuole dismesse nelle aree interne nelle periferie e nell’acquisizione per un uso scolastico del considerevole patrimonio immobiliare pubblico dello Stato e degli enti locali attualmente inutilizzato;

• ci sia una riduzione drastica e definitiva di precariato nella scuola, il miglioramento delle condizioni lavorative nelle scuole, maggiori tutele ai lavorat* fragili nella fase emergenziale, riduzione strutturale del numero di alunn* per classe e maggiori assunzioni;

• si avvii un processo per costruire un sistema pubblico dedicato a bambin* 0-6 anni, con una riflessione rispetto a chi lavora in quel settore, spesso con condizioni contrattuali disastrose;

• sia riattivata la medicina scolastica come pratica di cultura della Salute collettiva anche attraverso la riapertura in ogni Istituto della sala medica con personale adeguato.

Clicca qui per visitare la pagina facebook di Priorità alla Scuola Bologna

S.O.S. SCUOLA

Il 14 settembre, nella maggior parte delle scuole, si tornerà in classe.  Governo e ministra Azzolina hanno fatto di tutto per rassicurare sul regolare avvio del nuovo anno scolastico che, al contrario, si riaprirà nella totale incertezza sia dal punto di vista didattico che sanitario.
Cosa ha fatto il governo, dallo scorso mese di marzo, per evitare di trovarci oggi in una tale situazione?
Pur consapevoli dei problemi endemici che caratterizzano la scuola italiana, riteniamo che il governo abbia fatto poco e male.

Le ventilate 84.000 assunzioni sono ancora di là da venire e l’anno scolastico si riaprirà con un numero mai visto di docenti precari in cattedra. A ciò si aggiunga il pasticcio delle GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze) che sono state pubblicate in modo definitivo con molteplici errori. Oggi più che mai è necessario stabilizzare il personale precario e dare il via ad immediate assunzioni.
Ma non finisce qui: i ruoli assegnati pochi giorni fa sono a rischio a causa della mancata pubblicazione dell’ordinanza ministeriale in deroga al decreto della scuola del 6 giugno 2020.
Inoltre è particolarmente scandalosa la formula “usa e getta” con cui saranno assunti i 50mila lavoratori del cosiddetto “organico COVID”: licenziabili in tronco in caso di nuova sospensione delle lezioni in presenza.
Per quanto riguarda i “lavoratori fragili”, il Ministero dell’Istruzione, solo a 3 giorni dall’inizio della scuola, ha dato una serie di farraginose e limitate disposizione in merito. Invece, sarebbe opportuno che, a domanda volontaria, coloro che sono vicini alla pensione debbano essere messi in quiescenza, senza perdere nessun diritto economico (lo stesso va fatto per tutti i lavoratori cosiddetti “non idonei per motivi di salute”). Per gli altri, perdurando la pandemia, vanno semplicemente garantite le sostituzioni temporanee. Ribadiamo la necessità di riaprire le scuole, senza rinunciare alla sicurezza per studenti e lavoratori.

Le classi pollaio non sono affatto diminuite, anzi! La distanza di un metro boccale di fatto consente di avere nelle aule molte/i più alunne/i di quanto previsto con la normativa vigente. Chiediamo una immediata riduzione del numero di alunne/i per classe: 15 come tetto massimo!

Ed ancora denunciamo che anche quest’anno molti alunni disabili non avranno fin dal primo giorno insegnanti di sostegno, né assistenti.

Infine, ci preoccupano non poco le soluzioni adottate rispetto al trasporto pubblico. Invece di potenziarlo, come si sarebbe dovuto fare, si è scelto di affollare i mezzi utilizzati, rinunciando, di fatto, a quelle forme di distanziamento fisico individuate per la scuola.

Con questi presupposti, molte scuole il 14 settembre saranno costrette a riaprire con orario ridotto e provvisorio, altre non riusciranno a garantire lezioni in presenza e in sicurezza. Inconcepibile ci appare tale ritardo, dato il lungo periodo in cui le scuole sono state chiuse.
È assolutamente necessario che il Governo, anziché continuare con la propaganda, intervenga immediatamente.


Sabato 26 Settembre alle 15.30 a Roma, Piazza del popolo, saremo in piazza insieme al movimento Priorità alla scuola. 

Per info e prenotazioni: cobasbol@gmail.com

Cobas scuola

26.9 MANIFESTAZIONE NAZIONALE “PRIORITÀ ALLA SCUOLA”

Il governo non ha messo in sicurezza le scuole

Il 26 settembre docenti ed ATA, genitori e studenti

in piazza a Roma – ore 15.00 piazza del Popolo

Il nuovo anno scolastico che sta per iniziare vede Ministero e Governo totalmente impreparati. Le condizioni materiali delle scuole sono sostanzialmente rimaste uguali al periodo precedente la pandemia, gli stessi nuovi arredi (banchi monoposto) arriveranno, forse, entro il mese di ottobre. I criteri di formazione delle classi sono rimasti invariati, con il paradosso dell’aumento delle classi pollaio per la mancanza di “ripetenti” in particolare nelle prime superiori, l’assunzione di nuovo personale docente e ATA non supererà, nella migliore delle ipotesi, le 40.000 unità, a fronte di un fabbisogno reale (nelle valutazioni più contenute) almeno quadruplo. È particolarmente scandalosa la formula “usa e getta” con cui saranno assunti 50mila lavoratori licenziabili in tronco in caso di nuova sospensione. È evidente che così non potranno essere garantite né la sicurezza, né il diritto allo studio con la didattica che non può che essere “in presenza”, dato che la scuola ha bisogno di relazioni sia emotive che cognitive. Occorre un cambio di passo immediato, innanzitutto attraverso stanziamenti significativi (almeno 20 miliardi di euro) perché dal corretto funzionamento della scuola dipende il futuro del Paese. Nella definizione degli organici di fatto occorre ridurre a 15 il numero di alunni per classe, con conseguente assunzione di personale e individuazione di locali adeguati, recuperando, innanzitutto, parte dell’enorme patrimonio immobiliare sfitto. Va garantito in ogni locale scolastico il distanziamento fisico necessario, senza eccezioni che, in queste condizioni, rischierebbero di diventare “norma”. In ogni scuola deve essere presente un medicoscolastico, una presenza che, al di là del Covid, dovrebbe comunque essere costante, per stimolare comportamenti e conoscenze utili in un’ottica più generale di prevenzione. Per quanto riguarda i cosiddetti lavoratori fragili, su domanda individuale, coloro che sono vicini alla pensione devono essere messi in quiescenza, senza perdere nessun diritto economico (lo stesso va fatto per i lavoratori cosiddetti “non idonei per motivi di salute”). Per gli altri, perdurando la pandemia, vanno semplicemente garantite le sostituzioni temporanee.

Come ha scritto il CSPI, riproporre forme di Didattica a Distanza impoverisce la programmazione didattico-educativa, per cui invitiamo il Ministero ad abbandonare la prospettiva della c.d. didattica integrata, per rilanciare una scuola capace di fornire strumenti cognitivi e sviluppare capacità critiche e autonomia negli studenti. Allo stesso tempo, va ribadita la libertà di insegnamento e vanno rispettate le norme contrattuali vigenti. Docenti e ATA, che hanno profuso un impegno straordinario durante il lockdown, devono vedere rispettate professionalità e diritti. Innanzitutto va evitato, come vorrebbe fare in modo illegittimo con una semplice nota ministeriale il governo nel caso di PIA e PAI (cioè i cosiddetti recuperi, individuali e collettivi), di instaurare il principio del lavoro coatto e gratuito, in evidente contrasto con il CCNL e anche con le stesse previsioni legislative.

Nel Paese, attraverso incontri e mobilitazioni, è cresciuta un’alleanza fra lavoratori della scuola, genitori e studenti, che vogliono rilanciare l’istruzione pubblica statale. Grazie anche alle sollecitazioni di Priorità alla Scuola, in questi mesi, in molti hanno manifestato per dire “Basta DAD” in mobilitazioni di cui i Cobas Scuola sono stati co-promotori. Di fronte ad una riapertura senza sicurezza e ancora con la DAD, i Cobas, insieme a Priorità alla Scuola ed altri soggetti, indicono una manifestazione nazionale per il 26 settembre in piazza del Popolo a Roma per imporre al governo un profondo cambiamento di rotta, un’altra agenda, altre priorità, affinché il diritto allo studio possa essere veramente tale.

Esecutivo nazionale COBAS Scuola

1 settembre 2020

Illegittima la nota ministeriale su Pia e PaI

29 agosto 2020

* * *

Come è noto il Ministero ha emanato lo scorso 26 agosto una Nota (vedi qui) che non prevederebbe la retribuzione delle attività svolte dal personale docente relative al Piano di Integrazione degli Apprendimenti – PIA e al Piano di Apprendimento Individualizzato – PAI per il periodo dal 1° settembre all’inizio delle lezioni.

Come COBAS Scuola abbiamo inviato al Ministero le osservazioni che seguono contestando i punti della Nota ministeriale che – a nostro avviso – non rispettano la normativa vigente.

Invitiamo i colleghi e le colleghe che fossero coinvolti/e in queste attività di farci pervenire notizia delle modalità di programmazione (coinvolgimento o meno degli Organi collegiali), di attuazione (richiesta di disponibilità o obbligo di svolgimento) e di retribuzione (non prevista, prevista per tutte le ore o solo per quelle eccedenti l’orario cattedra).

                                                                                                                    * * *                                                                                                               

Al Ministero dell’Istruzione

all’attenzione del dott. Marco Bruschi

OGGETTO: nota sulle attività relative al piano di integrazione degli apprendimenti e al piano di apprendimento individualizzato

Premesso che

Il comma 5 dell’art. 3 (nonché il comma 1 dell’art. 4) dell’OM n. 11/2020 afferma che “per gli alunni ammessi alla classe successiva in presenza di votazioni inferiori a sei decimi […] il consiglio di classe predispone il piano di apprendimento individualizzato di cui all’articolo 6, in cui sono indicati, per ciascuna disciplina, gli obiettivi di apprendimento da conseguire nonché le specifiche strategie per il raggiungimento dei relativi livelli di apprendimento”;

L’articolo 6 della stessa OM, afferma che “per gli alunni ammessi alla classe successiva tranne che nel passaggio alla prima classe della scuola secondaria di primo grado ovvero alla prima classe della scuola secondaria di secondo grado, in presenza di valutazioni inferiori a sei decimi, ai sensi di quanto disposto dall’articolo 2, comma 2 del Decreto legislativo [n. 62/2017, ndr] i docenti contitolari della classe o il consiglio di classe predispongono un piano di apprendimento individualizzato in cui sono indicati, per ciascuna disciplina, gli obiettivi di apprendimento da conseguire, ai fini della proficua prosecuzione del processo di apprendimento nella classe successiva, nonché specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento. Il piano di apprendimento individualizzato è allegato al documento di valutazione finale”.

L’articolo 2, comma 2 del d.lgs. n. 62/2017 afferma chiaramente che “l’istituzione scolastica, nell’ambito dell’autonomia didattica e organizzativa, attiva specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione”;

Il comma 2 dell’art. 6 dell’OM n. 11/2020, rileva che “i docenti contitolari della classe o il consiglio di classe individuano, altresì, le attività didattiche eventualmente non svolte rispetto alle progettazioni di inizio anno e i correlati obiettivi di apprendimento e li inseriscono in una nuova progettazione finalizzata alla definizione di un piano di integrazione degli apprendimenti”.

Il comma 3 dell’art. 6 dell’OM n. 11/2020: “Ai sensi dell’articolo 1, comma 2 del Decreto legge [n. 22/2020, ndr], le attività relative al piano di integrazione degli apprendimenti, nonché al piano di apprendimento individualizzato, costituiscono attività didattica ordinaria e hanno inizio a decorrere dal 1° settembre 2020”.

L’art. 1, comma 2 del d.l. n. 22/2020 (come sostituito dalla l. n. 41/2020) afferma: “Le ordinanze di cui al comma 1 definiscono i criteri generali dell’eventuale integrazione e recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019/2020 nel corso dell’anno scolastico successivo, a decorrere dal 1° settembre 2020, quale attività didattica ordinaria”.

L’articolo 28, comma 3, del CCNL Scuola 2007, afferma chiaramente che gli obblighi di lavoro del personale docente sono correlati e funzionali alle esigenze indicate al comma 2 che prevede: “Nel rispetto della libertà d’insegnamento, i competenti organi delle istituzioni scolastiche regolano lo svolgimento delle attività didattiche nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni. A tal fine possono adottare le forme di flessibilità previste dal Regolamento sulla autonomia didattica ed organizzativa delle istituzioni scolastiche di cui all’articolo 21 della legge n. 59 del 15 marzo 1997 – e, in particolare, dell’articolo 4 dello stesso Regolamento -, tenendo conto della disciplina contrattuale”

L’articolo 28, comma 4, del CCNL Scuola 2007, specifica che tali obblighi “sono articolati in attività di insegnamento ed in attività funzionali alla prestazione di insegnamento”. Pertanto, “prima dell’inizio delle lezioni, il dirigente scolastico predispone, sulla base delle eventuali proposte degli organi collegiali, il piano annuale delle attività e i conseguenti impegni del personale docente, che sono conferiti in forma scritta e che possono prevedere attività aggiuntive. Il piano, comprensivo degli impegni di lavoro, è deliberato dal collegio dei docenti nel quadro della programmazione dell’azione didattico-educativa e con la stessa procedura è modificato, nel corso dell’anno scolastico, per far fronte a nuove esigenze. Di tale piano è data informazione alle OO.SS. di cui all’art. 7”.

Tanto premesso

Si desume chiaramente dal combinato disposto dell’art. 28 CCNL Scuola, dell’art. 6 OM 11/2020, dell’art. 2 comma 2 del d.lgs. n. 62/2017 e dell’art. 1 comma 2 della l. n. 41/2020 che:

– è necessario un coordinamento tra l’attività del consiglio di classe (chiamato ad intervenire sulle modalità di recupero, di progettazione, miglioramento, degli studenti di riferimento) ed il collegio docenti (chiamato a deliberare il piano delle attività sulla base di quanto disposto dal consiglio di classe).

attività ordinaria significa attività obbligatoria per gli studenti che deve essere garantita dall’Istituzione scolastica, ma non costituisce un obbligo lavorativo aggiuntivo e gratuito per il personale docente, che tra l’altro sarà coinvolto in maniera fortemente differenziata. Come i corsi di recupero previsti dall’OM 92/2007 (“Le attività di recupero costituiscono parte ordinaria e permanente del piano dell’offerta formativa che ogni istituzione scolastica predispone annualmente” art. 2, comma 1, OM 92/2007), i viaggi d’istruzione, le attività relative ai PCTO (ex ASL), gli stage linguistici, ecc. anche le attività di recupero previste dall’OM n. 11/2020 sono “attività ordinarie” che l’Istituzione scolastica ha l’obbligo di organizzare, ma facoltative e retribuite per i docenti. La Nota M.I. Prot. 1494/2020, a firma del dott. Bruschi, su “Piano di integrazione degli apprendimenti e Piano di apprendimento individualizzato. Indicazioni tecnico operative” è un mero parere che non costituisce una fonte del diritto, né tantomeno un’interpretazione autentica del CCNL, che non può essere unilateralmente interpretato dall’Amministrazione, e che appare in netto contrasto con le norme del contratto di lavoro sugli obblighi del personale docente e ATA.

In primo luogo, prima dell’inizio delle lezioni il CCNL non prevede alcun obbligo di svolgimento delle 18 o 24 ore di insegnamento, per cui non ha alcun riscontro normativo la distinzione tra le attività svolte dal 1° settembre 2020 alla data di inizio delle lezioni e le attività successive: sono contrattualmente tutte attività facoltative per i docenti e da retribuire e in caso di mancata disponibilità si deve ricorrere a contratti a tempo determinato.

In secondo luogo, il comma 9 dell’art. 1 del d.l. n. 22/2020 (come modificato dalla l. n. 41/2020) prevede: “con decreto del Ministro dell’istruzione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, al termine degli esami di Stato, è riscontrata l’entità dei risparmi realizzati a valere sul predetto limite di spesa. I predetti risparmi sono versati all’entrata del bilancio dello Stato per essere successivamente riassegnati per la metà al Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche di cui all’articolo 1, comma 601, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e per la restante metà al recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019/2020 nel corso dell’anno scolastico 2020/2021 presso le istituzioni scolastiche”. Come è evidente, tale norma prevede, senza ulteriori specificazioni, un finanziamento per tutte le attività di recupero da svolgere nell’anno scolastico 2020/2021, che com’è noto inizia il 1° settembre 2020.

Infine, l’art. 40 del d. lgs n. 165/2001, come modificato dal c.d. decreto Madia (art. 11 del d.lgs. n. 75/2017), prevede che “la contrattazione collettiva disciplina il rapporto di lavoro e le relazioni sindacali” e, salvo le esplicite deroghe successive, in tali materie prevale sulla legge.

Si invitano, pertanto, le Amministrazioni scolastiche:

  • a coinvolgere gli Organi Collegiali in sede deliberante nella pianificazione, programmazione e attivazione delle attività previste dall’OM 11/2020;
  • a non imporre ai docenti le attività relative al piano di integrazione degli apprendimenti e al piano di apprendimento individualizzato;
  • a richiedere la preventiva disponibilità del personale docente a svolgere le attività relative al piano di integrazione degli apprendimenti, nonché al piano di apprendimento individualizzato;
  • a retribuire tali attività con i fondi previsti dal D.L. n. 22/2020 e eventuali e auspicabili fondi aggiuntivi del Ministero e/o tramite le risorse del FIS, previa specifica sequenza contrattuale con le RSU che rispetti il vigente CCNL che prevede 50 euro per i corsi di recupero e 35 euro per le attività aggiuntive di insegnamento.


Cobas scuola

Cambiano i governi ma non cambiano le politiche sulla scuola: supplenze verso un nuovo massimo storico

14/07/2020

L’emergenza Covid ha portato drammaticamente alla luce tutti i problemi pregressi della scuola italiana. In particolare i problemi dell’edilizia scolastica, della carenza di strutture, delle classi sovra affollate (classi pollaio), della carenza di personale e del conseguente uso improprio del personale precario.

I dati del Ministero dell’Istruzione parlano chiaro. L’anno scorso c’erano 104.000 cattedre vacanti tra organico di diritto e di fatto, ma il prossimo anno scolastico la situazione sarà anche peggiore. Infatti, a Settembre, il Ministero dell’Istruzione dovrà coprire con personale precario almeno 130.000 posti di cui 55.000 cattedre su organico di diritto vacanti per l’esaurimento delle Graduatorie di Merito (2016 e 2018) e delle Graduatorie ad Esaurimento; oltre 14.000 cattedre su organico di fatto di posto comune; almeno 60.000 cattedre in deroga sul sostegno. Se consideriamo anche il personale in aspettativa, in comando e quello in malattia, ed i numerosi spezzoni di cattedra da occupare, arriveremo ad oltre 200.000 supplenze, cioè oltre il 20% del personale docente. 

Un livello di precariato ineguagliabile non solo nel panorama della Pubblica Amministrazione italiana, ma anche di quella degli altri Paesi della UE. A fronte di questi numeri, il governo ha bandito tre concorsi per il ruolo che nel giro di 4 anni consentiranno di assumere solamente 80.000 docenti, a fronte di un fabbisogno di almeno 155.000, conseguenza diretta dei pensionamenti (circa 100.000) e delle cattedre in organico di diritto che rimarranno vacanti e disponibili (almeno 55.000). Quindi, nonostante le assunzioni, decine di migliaia di posti in organico di diritto verranno assegnati al personale precario. E tutto questo senza prevedere la necessità di incremento dell’organico per garantire una didattica efficiente ed una estensione del Tempo Pieno in tutte quelle realtà (in particolare del centro sud) che ne sono prive.

All’inizio del prossimo anno, per il tanto auspicato rientro in classe, in base alla normativa vigente,  dovranno essere garantite le condizioni di distanziamento degli alunni negli spazi scolastici e ciò non farà altro che aumentare ulteriormente la richiesta di supplenti di ulteriori 50.000 unità,  tra personale docente e personale ATA.

Una misura, quella del governo Conte, tanto sbandierata quanto insufficiente a garantire le condizioni di sicurezza in classe non solo in base ai mutevoli pareri del Comitato Tecnico Scientifico ma anche in base alle attuali norme di sicurezza sugli edifici scolastici. In particolare, un incremento provvisorio di meno del 5% del personale scolastico appare ridicolo di fronte all’esigenza di incrementare in modo permanente l’organico dei docenti e del personale ATA di almeno il 30% per rispettare tutte le norme di sicurezza in classe e fornire un servizio pubblico di qualità.

Come se non bastasse, la situazione è resa ancora più complicata dalle decisioni prese da parte del Ministero di rinviare “al prossimo anno” le assunzioni dal concorso straordinario, dal quale sono stati oltretutto lasciati fuori i docenti con servizio esclusivo su sostegno. Il concorso straordinario è stato rimandato a data da destinarsi e la prova è stata modificata in corso d’opera: tutto ciò non farà altro che allungare ulteriormente i tempi, ritardando di fatto le immissioni in ruolo.

Viene il sospetto che, come già accaduto per tutti i governi che hanno preceduto quello presieduto da Conte,  non ci sia la volontà reale di assumere, ma esclusivamente di ridurre i costi, poiché ancora una volta molti docenti vedranno allontanarsi la prospettiva della trasformazione del loro contratto da tempo determinato a tempo indeterminato, nonostante garantiscano, ormai da numerosi anni, il regolare funzionamento delle istituzioni scolastiche. Da anni denunciamo la falsa retorica del “merito” per le assunzioni, che non tiene conto dei numerosi titoli (spesso anche a livello accademico) acquisiti dopo anni di sacrifici, e dell’esperienza acquisita nelle scuole dopo svariati anni di precariato. Tutti fattori che per il governo Conte e quelli che lo hanno preceduto non contano! Occorre urgentemente fermare la consuetudine dei docenti usa e getta, abili e “utili” da anni a tempo determinato ma “inutili” a tempo indeterminato e licenziate/i a giugno o agosto per essere riassunte/i a settembre. Anche le GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze) seppur elimineranno alcune delle criticità più volte da noi evidenziate come la casualità e/o la mancanza di trasparenza nell’attribuzione delle supplenze annuali, essendo gestite centralmente dagli USP (Uffici Scolastici Provinciali), non risolveranno il dramma della supplentite! Al di là della questione di merito, riteniamo illegittimo che le GPS prevedano una tabella di valutazione dei titoli diversa da quelle delle GI (Graduatorie d’Istituto), per cui molti docenti vedranno sottrarsi punteggi già conseguiti e penalizzati su diritti acquisiti. Inoltre critichiamo fortemente la scelta di relegare gli ITP alla seconda fascia delle GPS, evidenziando un’enorme contraddizione: gli ITP hanno la possibilità di accedere alle prove concorsuali senza i 24 CFU, ma non hanno diritto di iscrizione alla prima fascia delle GPS (fascia riservata agli abilitati). Tale contraddizione darà avvio a numerosi ricorsi.

Parafrasando la celebre frase del romanzo “Il Gattopardo”: tutto cambia perché nulla cambi!

Ma abbiamo bisogno di un VERO CAMBIAMENTO che superi definitivamente l’abuso del lavoro precario e che risponda alle esigenze attuali anche alla luce dell’emergenza sanitaria, tramite un ritorno agli organici docenti precedenti i tagli delle riforme Moratti Gelmini. Il problema della scuola italiana già oggi non è quella di avere docenti meritevoli ma di avere docenti stabili! Non si può sfruttare il lavoro precario senza alcun limite temporale. Riteniamo che sia necessario intervenire urgentemente affinché si attinga dalle GPS non solo per le assegnazioni delle supplenze annuali, ma anche per i ruoli, assumendo su tutti i posti vacanti e disponibili (quest’anno almeno 55.000) tutti  i/le docenti abilitati/e  e tutti coloro che hanno i requisiti per abilitarsi poiché hanno già maturato almeno 3 anni di servizio.

Sinteticamente CHIEDIAMO:

 >  TRASFORMAZIONE DELLE GPS IN GRADUATORIE PERMANENTI

 >  ASSUNZIONE IMMEDIATA PER TUTTE/I COLORO CHE HANNO PIÙ DI TRE ANNI DI INSEGNAMENTO

 >  RIDUZIONE DEL NUMERO DI ALUNNE/I PER CLASSE

 >  RIPRISTINO DELLE CONTEMPORANEITÀ E DEI LABORATORI (abolizione della riforma Gelmini)


 >  ESTENSIONE DEL TEMPO PIENO

 >  AUMENTO DEL 20% DELL’ORGANICO DEL PERSONALE ATA

COBAS – Comitati di base della Scuola

NO ALLA RIDUZIONE DELL’ORA DI LEZIONE, NO ALLA RIDUZIONE DEL TEMPO SCUOLA

INDICAZIONI OPERATIVE PER EVITARE COLPI DI MANI NELLE SCUOLE

Il Collegio dei docenti NON deve deliberare sulla riduzione dell’ora di 60 minuti

Il Collegio dei docenti ha potere di deliberare in materia didattica e quando decide di ridurre l’ora di lezione deve prevedere le modalità di recupero dei minuti persi per docenti e studenti.

La riduzione dell’ora di lezione per far fronte all’emergenza covid è invece dovuta a motivi estranei alla didattica e a cause di forza maggiore, pertanto può essere deliberata solo dal Consiglio di Circolo o d’Istituto (CCNL 2007 art 28 c.8).  

ATTENZIONE! Se il Collegio delibera la riduzione, i minuti persi dovranno essere recuperati con gli/le stessi/e studente con il forte rischio che questo venga effettuato con la DAD. Il Collegio dunque non deve deliberare la riduzione dell’ora di 60 minuti. 

Il Consiglio di Istituto deve deliberare contro ogni ipotesi di riduzione del tempo scuola in presenza

Per contrastare i colpi di mano in Consiglio di istituto, docenti, ATA, genitori dovranno deliberare contro ogni ipotesi di riduzione del tempo scuola in presenza.  

ATTENZIONE  a non far rientrare la DAD nel tempo scuola come modalità blended (integrata) e a non deliberare comunque riduzioni superiori ai dieci minuti di lezione, poiché in questo caso sarebbe previsto il recupero indipendentemente dalle motivazioni che hanno generato la riduzione.

La deriva delle scuole autonome allo sbaraglio può riservare brutte sorprese: non scaviamoci la fossa con le nostre mani.

DA MAGGIO SIAMO SCESI IN PIAZZA MOLTE VOLTE PER CHIEDERE LE RISORSE NECESSARIE AD APRIRE LE SCUOLE IN SICUREZZA. DOBBIAMO AVERE LA FORZA E LA CONSAPEVOLEZZA PER PRETENDERLO

RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI SINDACALI DELLE RSU

A volte è necessario bloccare la contrattazione e avviare un ricorso ex art 28 per ristabilire il terreno legittimo delle relazioni sindacali nelle scuole. E’ il percorso che i Cobas di Bologna hanno dovuto seguire a tutela di una propria RSU, a cui era stato reiteratamente negato l’accesso all’informativa completa sull’utilizzo del bonus dell’a.s. 2018-19 (contenente nominativi, importi e motivazioni dell’attribuzione del riconoscimento economico).

Un’ulteriore e ancora più grave violazione dei diritti sindacali e in particolare dell’autonomia della RSU,  aveva portato nei mesi scorsi all’allontanamento dall’Istituto del rappresentante territoriale dei Cobas invitato all’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori.

Di fronte al, per noi, palese comportamento antisindacale messo in atto, prima della fine del giudizio  in tribunale,  è stato raggiunto un accordo di conciliazione  in cui si riconosce la piena legittimità delle richieste dei Cobas con impegno del Dirigente Scolastico a fornire l’elenco nominativo dei docenti che hanno percepito nell’A.S. 2018/2019 il Bonus premiale di cui all’art. 1, comma 127, della legge n. 107/2015, comprensivo dei compensi di ognuno e delle motivazioni sottese alla distribuzione e a non reiterare ulteriori divieti di partecipazione del rappresentante Cobas, qualora invitato dalla RSU d’Istituto, alle assemblee indette dalla stessa come stabilito dall’art. 4, c. 3 Contratto Nazionale Quadro del 4 dicembre 2017.

Non è la prima volta che la tentazione dirigista che serpeggia nelle scuole porta i dirigenti a interpretare in modo monocratico le regole che presiedono le relazioni sindacali assumendosi un illegittimo quanto inopportuno ruolo di fonte normativa in sostituzione delle regole vigenti.

L’autonomia del rapporto tra RSU e lavoratrici/lavoratori è inderogabile. Abbiamo assistito ad episodi inauditi come l’allontanamento di un rappresentante cobas da una assemblea di istituto a cui era stato invitato dalla RSU! Alcuni dirigenti sembrano ancora non capire che il loro potere e il loro controllo hanno dei limiti, che non è concessa la loro interferenza e non è richiesto il loro permesso per convocare una assemblea o deciderne le modalità di svolgimento.

L’informazione inoltre, come prevede il CCNL, è il presupposto per il corretto funzionamento delle relazioni sindacali. Senza una informazione corretta esaustiva e trasparente non può prendere l’avvio un tavolo di contrattazione. Trincerarsi dietro la privacy per rendere opaca e lacunosa l’informativa data alla rsu pregiudica irrimediabilmente lo svolgimento della contrattazione nonché il presupposto del rispetto tra le parti. Non è un buon servizio offerto alla comunità scolastica e alla trasparenza quello di costruire una asimmetria nell’informazione riguardo alla distribuzione delle risorse e degli incarichi. Questa asimmetria è la base di un rapporto di potere che disarma la RSU rendendola impotente.

È ancora necessario ribadire che rientra tra i postulati di base del sistema delle relazioni sindacali la parità, pur nel rispetto dei diversi ruoli e delle diverse responsabilità, tra i due soggetti in questione: la Dirigenza e le RSU.  Il modello gerarchico del rapporto di subordinazione lavorativa non vale, è purtroppo ancora necessario ribadirlo, sul piano delle relazioni sindacali. La RSU gode di diritti che sono connessi alla propria funzione e risultano inaccettabili le invasioni di campo sul terreno delle sue prerogative e delle sue autonomie.
30/06/2020

COBAS SCUOLA BOLOGNA