Archivi categoria: Pandemia&Co

Nessuna Base per nessuna guerra. Manifestazione nazionale a Coltano, villa medicea

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No all’accanimento contro i docenti sospesi!

Lo stato di emergenza, deliberato dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020terminerà il 31 marzo 2022. Come si legge nel sito del Ministero della Salute, “dal 1° aprile sarà possibile per tutti, compresi gli over 50, accedere ai luoghi di lavoro con il green pass base (vaccinazione, guarigione, test). Dal 1° maggio l’obbligo di green pass verrà eliminato”. Ma i docenti non vaccinati o vaccinati senza terza dose, i guariti con una o due dosi che rientreranno a scuola non potranno andare regolarmente in classe e saranno destinati a non meglio precisate “attività di supporto all’Istituzione scolastica”, mentre dirigenti e personale ATA non in regola con l’obbligo vaccinale riprenderanno regolarmente le loro mansioni. Se da un lato è positivo che venga finalmente garantito il diritto alla retribuzione per tutti e il diritto al lavoro per Ata e dirigenti, dall’altro è inaccettabile per i docenti un umiliante e mobbizzante demansionamento della funzione, con il rischio di subire gli arbìtri dei dirigenti. Quando venne introdotto l’obbligo vaccinale per il personale scolastico abbiamo scritto: “l’introduzione dell’obbligo è particolarmente assurda perché circa il 90% del personale è già vaccinato […] Tale livello di vaccinazione, il rispetto delle norme sul distanziamento fisico e l’uso dei dispositivi garantiscono il regolare svolgimento delle lezioni in presenza e in sicurezza”. Quando fu introdotto il GP rafforzato nella scuola il 95% del personale era vaccinato, una delle percentuali più alte tra le categorie lavorative.

Siamo, oggi, di fronte a un accanimento incomprensibile, visto che anche nel periodo di assenza dei docenti non vaccinati i casi di contagio nelle scuole sono proseguiti con numeri significativi, come nel resto della società. Inoltre, è particolarmente assurdo vietare di entrare in classe ai docenti con un tampone negativo (i cui costi, per equilibrare diritto alla salute e diritto al lavoro, dovrebbero essere a carico dello Stato) quando nelle stesse aule vi sono alunni, in numero sicuramente maggiore, non vaccinati e senza obbligo di tampone. In attesa che la Corte Costituzionale risponda al CGA della Sicilia, secondo cui parte del d.l. n. 44/2021 (convertito in l. n. 76/2021) sarebbe in contrasto con gli artt. 3, 4, 32, 33, 34, 97 della Costituzione, chiediamo che tutti gli insegnanti sospesi rientrino a scuola per esercitare, senza alcuna limitazione, la funzione docente. Al tempo stesso, chiediamo che venga comunque prorogato il contratto al personale precario impegnato fin qui nelle supplenze, in modo da rafforzare di fatto l’organico Covid, di cui le scuole hanno particolare bisogno. Il personale interessato può rivolgersi alle sedi locali dei COBAS Scuola per valutare quali forme di tutela poter attivare.

ESECUTIVO NAZIONALE COBAS SCUOLA

Vogliamo di nuovo una Scuola che accoglie

In un momento in cui le misure anti-Covid19 si stanno allentando, le disposizioni del governo sulla gestione dei casi positivi a scuola e l’introduzione del Green pass rafforzato stanno comportando una forte compressione del diritto all’istruzione degli studenti e delle studentesse che si trovano nella condizione di non essere vaccinati/e, o in altre situazioni intermedie determinate dall’intrico burocratico in materia.

Pur ritenendo che l’accesso ai vaccini e la sospensione dei brevetti siano strumenti indispensabili per combattere la pandemia, sottolineiamo che per questa fascia di età non è previsto alcun obbligo vaccinale, mentre è diventato necessario per prendere i mezzi pubblici che li portano a scuola. Le nuove disposizioni introducono infatti un’inaccettabile diversità di trattamento tra alunni vaccinati e non vaccinati.

La disparità di trattamento nell’accesso alla scuola, nell’uso dei mezzi pubblici, nella durata delle quarantene che obbliga a periodi più lunghi di Didattica a distanza, non solo viola di fatto le norme della privacy, esponendo scelte di cui in ultima istanza sono responsabili i genitori (se escludiamo i pochi maggiorenni), ma viola il principio stesso di democrazia.

Riteniamo che l’accesso ai vaccini e ancor di più la sospensione dei brevetti siano strumenti indispensabili per combattere la pandemia, non sono utili invece misure vessatorie o peggio discriminatorie che rendono difficile l’organizzazione del lavoro e producono tra alunni e famiglie deplorevoli confronti.

Inoltre, in queste settimane molti dirigenti stanno pretendendo che a verificare la condizione vaccinale che determina la fine quarantena siano il personale ATA all’ingresso o i docenti in aula. Tale richiesta, in un contesto in cui sono ancora in vigore tutti i sistemi di protezione, prevede di rimandare a casa gli/le alunni/e sprovvisti dei requisiti indipendentemente dal loro stato di salute.

Tutto ciò risponde ad una logica punitiva che lede il diritto all’istruzione, ostacola il processo di apprendimento dividendo ulteriormente il gruppo classe e pone gli/le insegnanti in un ruolo di controllore che non compete loro.

Altro provvedimento discriminatorio è la sospensione dei docenti e di tutti i lavoratori non vaccinati, i quali – permanendo i protocolli di sicurezza e dovendo effettuare un tampone ogni due giorni – non rappresentavano e non rappresentano alcun pericolo per la collettività in cui hanno il diritto di continuare a svolgere il proprio lavoro.

Chiediamo dunque:

  • il rispetto per tutti/e gli/studenti/esse del diritto alla scuola in presenza
  • l’eliminazione del Green Pass sui mezzi pubblici per gli/le studenti/esse
  • l’immediato reintegro dei lavoratori sospesi.

Febbraio 2022

Nel terzo anno di pandemia la scuola continua a pagare. Quello che il Governo non ha fatto e le richieste dei Cobas

12/01/2022

Il “governo dei migliori”, di fronte all’esponenziale aumento dei contagi delle ultime settimane, alla crescente e insostenibile pressione sul sistema sanitario, all’allarme sul peggioramento della situazione che – assicurano gli esperti – ci attende nei prossimi giorni, alza le spalle e tira dritto: la scuola può ripartire “in presenza e in sicurezza”, secondo la formula, propagandistica e beffarda, con cui ha accompagnato il suo “non fare” per la sicurezza della scuola nel primo anno di vita. Mai come oggi appare nella sua evidenza il paradosso di un governo che rivendica ossessivamente un risultato (scuole in presenza e in sicurezza) che nella realtà ha fatto di tutto per scongiurare. Niente di ciò che andava fatto per rendere le scuole più sicure è stato realizzato e tutto è rimasto nella situazione, già disastrosa, precedente alla pandemia: lasciate le classi pollaio, nessuno spazio aggiuntivo, trasporti insufficienti e sovraffollati, aule senza sistemi di areazione. Nessuna delle proposte presentate in questi due anni di pandemia sono state recepite, persino l’obbligo di distanziamento di un metro è stato di fatto abolito, preso atto che in gran parte delle scuole non è praticabile. Non è stata minimamente presa in considerazione l’opportunità di invertire la rotta della politica pluridecennale di tagli forsennati che ci ha consegnato il disastro che oggi è sotto gli occhi di tutti, tanto nella scuola quanto nella sanità. Così, mentre si è continuato a ripetere “mai più DAD”, le comunità scolastiche sono state lasciate da sole a fronteggiare l’emergenza, tra le mille difficoltà di sempre, a cui si sono aggiunte quelle scaturite dall’emergenza sanitaria e quelle determinate dalle incaute uscite dei “migliori”, che hanno aumentato la confusione e moltiplicato i problemi. Nonostante ciò, le scuole si sono arrangiate e hanno garantito la didattica in presenza anche nelle crescenti difficoltà applicando le regole, poco chiare, dettate dai vari decreti-legge.

Abbiamo denunciato in estate la grande manovra diversiva del green pass che è poi continuata con l’introduzione dell’obbligo vaccinale nella scuola, perché rispondeva a finalità diverse dalla gestione sanitaria della pandemia, in un contesto, quello della scuola, in cui avevamo già aderito in massa alla campagna di vaccinazione. Perfino la necessaria campagna di vaccinazione è stata infatti gestita con l’intento politico di assolvere il governo da ogni responsabilità e dopo due anni, con i vaccini disponibili, la scuola si trova ancora una volta in ginocchio. I presidenti delle regioni dal canto loro ovviamente ne approfittano e decidono, come negli ultimi due anni, di chiudere le scuole invocando ipocritamente il diritto alla salute solo per coprire le loro responsabilità in merito al disastro sanitario e di tutti i servizi pubblici essenziali della regione, mentre fanno carte false per rimanere in zona bianca per far “girare l’economia”.

La posizione dei Cobas è stata e rimane quella di mantenere le scuole aperte a meno che le condizioni di diffusione del contagio – e non sta certo a noi stabilirlo – determinino la necessità di chiudere tutto, a partire dai servizi non essenziali. Per questo, pur consapevoli dell’attuale diffusione del contagio e della rabbia diffusa nel mondo della scuola, riteniamo inaccettabili le richieste di chiudere le scuole, e solo le scuole, avanzate da numerosi dirigenti: una coazione a ripetere che rivela lo svilimento dell’importanza  del benessere e della salute psicofisica dei giovani, del diritto allo studio, che parte proprio da chi dovrebbe  sostenere che la scuola non può essere considerata un servizio superfluo, che la DAD non è scuola e che ha già prodotto abbastanza danni, che la scuola insomma deve essere l’ultima a chiudere.

Draghi ha rivendicato in conferenza stampa un cambio di passo rispetto al governo Conte 2: la scuola non è la prima a chiudere, ma l’ultima. L’accoglimento del ricorso da parte del Tar Campania contro l’ordinanza di chiusura di De Luca è sicuramente una notizia positiva, anche se dovrebbe far riflettere sugli effetti devastanti di un ulteriore autonomia regionale differenziata. Ma il governo Draghi ha la responsabilità politica di non aver fatto quello che era necessario per rendere effettivo lo slogan della scuola aperta e in sicurezza, con l’aggravante che aveva i fondi del PNRR per farlo! Per cui, il rischio è che un numero crescente di classi sia ancora una volta in larga misura consegnato alla Dad per decisione dei dirigenti, di fronte all’impossibilità di avere un tracciamento tempestivo dei contagi in classe alla notizia del primo (o secondo o terzo) alunno positivo, come ha annunciato lo stesso Giannelli. Certo il virus esiste e picchia duro, potrebbe anche essere utile e necessario fermarsi tutti/e, ma ancora una volta lo faranno solo le scuole: bambini/e e ragazzi/e pagheranno il conto. Per il resto tutto aperto, tutti a lavorare in auto sorveglianza, anche se siamo contatti stretti, il sistema economico non deve fermarsi! Chiediamo il conto a tutti, Governo, Regioni, Province e Comuni, di quanto, in questi due anni, non è stato fatto e non si intende fare. Entrati nel terzo anno chiediamo e rivendichiamo ancora provvedimenti immediati e programmi seri per il futuro.

Dai Dirigenti Vogliamo

l’utilizzo immediato delle risorse assegnate per l’emergenza e degli avanzi di bilancio per acquistare i dispositivi ffp2 e gli areatori.

Dalle Regioni e dagli Enti Locali Vogliamo

una medicina territoriale di prossimità che garantisca le tre T (testare, tracciare, trattare), e in particolare il pieno funzionamento e potenziamento delle USCA; screening periodici di protezione adeguati e gratuiti per garantire il rientro a scuola in presenza, continuità, serenità e sicurezza; Tamponi gratuiti per tutti: alunni, docenti, ATA, famiglie; riorganizzazione del TRASPORTO PUBBLICO, con maggiori risorse; reperimento di spazi ulteriori per le scuole e adeguamento immediato di tutte le strutture esistenti.

Dal governo Centrale e dal Ministero Istruzione vogliamo

indicazioni chiare a salvaguardia del diritto all’istruzione che non aggravino le differenze tra Nord e Sud, centro e periferie e tra scuole; assunzione massiva di personale e risorse necessarie per ridurre il rapporto alunni-classe; presìdi sanitari e abolizione dell’ obbligo vaccinale nelle scuole, riammissione del personale docente e ATA sospeso con tamponi periodici e riconoscimento del diritto al lavoro e alla retribuzione; indicazioni chiare e tempestive in merito alla valutazione e alle modalità di svolgimento degli esami di stato.

Esecutivo Nazionale Cobas Scuola

NO all’obbligo vaccinale nella scuola, SI’ alla campagna di vaccinazione

“Dal 15 dicembre 2021, l’obbligo vaccinale si applica anche alle seguenti categorie di personale: a) al personale scolastico del sistema nazionale di istruzione, delle scuole non paritarie, dei servizi educativi per l’infanzia, dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti, dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale, dei sistemi regionali che realizzano i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore”, così il CdM del 24 novembre. La stragrande maggioranza di lavoratori della scuola (intorno al 95%) è già vaccinata, ma il governo, per nascondere incapacità e inefficienza, nonostante nelle scuole si stia lavorando regolarmente, impone la vaccinazione obbligatoria. Una vessazione di cui non si comprendono le ragioni scientifico-sanitarie, poiché le aule continueranno a essere frequentate da una maggioranza (gli alunni) non vaccinata e, quindi, per evitare la diffusione della pandemia continuerà a essere determinante il rispetto delle regole (mascherine, uso del gel…), come ha fatto, dall’inizio dell’anno, tutto il personale, vaccinato e non. Questi ultimi, in particolare, per lavorare si sono sottoposti, a loro spese, ogni 48 ore a una verifica dello stato di salute mediante un tampone.E’ quindi evidente che questo provvedimento serve solo a nascondere lo stato disastroso della scuola pubblica ulteriormente accentuato dalle politiche del governo Draghi. Infatti, all’apertura di questo nuovo anno scolastico ci siamo ritrovati nelle stesse pessime condizioni precedenti:- Personale (Docente e ATA) in numero insufficiente- Presenza diffusa delle classi pollaio- Nessun intervento significativo sull’edilizia scolastica- Mancato rispetto della distanza di un metro fra gli alunni, grazie alla possibilità di deroga quando le classi sono numerose e/o le aule piccole- Trasporti in condizioni disastroseL’obbligo vaccinale non servirà certo a modificare tutto questo, mentre, di fatto, viene rimesso in discussione il delicato equilibrio che deve essere garantito tra i diversi diritti costituzionali: all’ istruzione, che non può che essere in presenza e per tutti (art. 34 Cost.); alla salute, “come fondamentale diritto dell’individuo”, ma anche come “interesse della collettività” (art.32); al lavoro e ad una retribuzione che garantisca libertà e dignità (artt. 4 e 36); alla libertà personale (art.13). All’interno di un clima generale che punta sempre più sulla repressione per risolvere i problemi sociali, come è già avvenuto con le pesantissime limitazioni del diritto di manifestare. Poiché i Cobas Scuola hanno sin dall’inizio sostenuto che la vaccinazione, nella situazione determinata da decenni di tagli alla sanità, sia uno strumento fondamentale, anche se non l’unico, per combattere la pandemia, ma al contempo hanno ribadito il carattere volontario di tale scelta, chiedono che il CdM revochi immediatamente l’obbligo vaccinale, garantendo una prosecuzione serena della vita scolastica per lavoratori e studenti. Esecutivo Nazionale COBAS Scuola

Lettera dei 4 docenti COBAS sospesi per non aver presentato il Green Pass a scuola

https://www.tecnicadellascuola.it/lettera-dei-4-docenti…

Da quando è iniziata la pandemia ci siano sempre battuti perché le scuole fossero le ultime a chiudere: i nostri studenti, costretti alla DAD, troppo hanno perso sia in termini di apprendimenti che di socialità. Nell’ultimo anno siamo arrivati all’assurdo: i ragazzi potevano andare praticamente ovunque tranne che a scuola. Abbiamo gridato nelle piazze che il governo doveva fare cose concrete e cioè ridurre i parametri del numero minimo di alunni per classe assumendo più personale e intervenire sugli edifici scolastici, ma dopo tre anni di “emergenza” niente è stato fatto e nuovamente ci troviamo con classi pollaio in aule che mettono a dura prova il concetto di “assembramento”. Siamo entrati a scuola esattamente come ne siamo usciti e il rischio di tornare in DAD è di nuovo dietro l’angolo, come già sta succedendo con intere classi in quarantena in molte città italiane.Siamo rientrati però con la novità del Green Pass: i lavoratori/trici della scuola sono stati i primi a sperimentarlo, nonostante molti ragazzi e oltre il 90% della personale della scuola abbia scelto volontariamente il vaccino (strumento fondamentale per combattere la pandemia nella situazione attuale determinata da decenni di tagli alla sanità, ma certo non l’unico). In tale situazione il Green Pass è un surrettizio obbligo vaccinale, dato che l’alternativa dei tamponi resta poco praticabile fin quando è invasiva, a pagamento e con efficacia di sole 48/72 ore.L’obbligo del green pass a scuola si sarebbe potuto e dovuto evitare grazie all’uso dei test salivari gratuiti, al rispetto del distanziamento fisico – non più obbligatorio e di fatto impossibile da mantenere in classi sovraffollate – e all’uso coerente dei dispositivi (gel, mascherine, sanificatori dell’aria). E anche grazie alla presenza di presìdi sanitari nelle scuole per valutare l’andamento della pandemia e tutelare la salute di lavoratori/ lavoratrici e studenti. In questo quadro, a nostro avviso, è venuto meno quel necessario equilibrio che deve esserci fra diversi diritti costituzionali: il diritto all’ istruzione, che non può che essere in presenza e per tutti (art. 34 Cost.); il diritto alla salute, “come fondamentale diritto dell’individuo”, ma anche come “interesse della collettività” (art.32); il diritto al lavoro e ad una retribuzione che garantisca libertà e dignità (artt. 4, 35 e 36); il diritto alla libertà personale (art.13).Dunque, per difendere la scuola pubblica statale, luogo di formazione del pensiero critico, e per difendere la dignità del lavoro di tutti i lavoratori/trici (vaccinati e non vaccinati), abbiamo scelto volontariamente di sottrarci all’obbligatorietà del Green Pass, cui è seguita automaticamente la nostra sospensione dal lavoro (con un procedimento che non prevede neanche il contraddittorio); tutto ciò affinché un giudice possa valutare se le misure individuate dal governo Draghi e confermate dal Parlamento violino il diritto al lavoro e alla retribuzione previsto dagli artt. 4 e 36 della Costituzione. Per sottolineare che la difesa del diritto al lavoro è un obiettivo di tutti i lavoratori (vaccinati e non vaccinati), dopo la sospensione e l’avvio del ricorso, due di noi si vaccineranno. Non appena il procedimento giudiziario sarà avviato, rientreremo in classe; siamo consapevoli e dispiaciuti perché questo gesto determinerà per i nostri alunni un’ interruzione della continuità didattica; nel tentativo di ridurre al minimo gli svantaggi per i nostri alunni abbiamo comunicato con anticipo le nostre intenzioni ai Dirigenti Scolastici affinché, utilizzando gli appositi fondi stanziati dal Ministero, potesse attivarsi da subito per individuare i sostituiti. Interrompere il percorso appena avviato con i nostri alunni è senz’altro per noi la cosa più pesante, ma anche assumere comportamenti coerenti con le proprie convinzioni e rivolgersi alle istituzioni quando si ritiene, a torto o a ragione, di aver subito un provvedimento incostituzionale crediamo sia un modo concreto per contribuire alla crescita delle giovani generazioni che certo meriterebbero una scuola pubblica aperta, sicura e finanziata adeguatamente.

Ferdinando Alliata Flavio Coppola Antonino De Cristofaro Serena Tusini

Noi ci facciamo sospendere per il diritto al lavoro

Lunedì 18 sarà il 5° giorno di sospensione per 4 componenti l’Esecutivo Nazionale dei Cobas Scuola. Il giorno dopo sarà avviato il ricorso.
Li incontriamo in diretta alle 17 al seguente link: https://us02web.zoom.us/j/84312479301… ID riunione: 843 1247 9301 Passcode: 875042
Sarà presente l’avv. G. Nobile dell’Ufficio Legale Nazionale.
I Cobas Scuola intendono, attraverso loro, fare ricorso al Giudice del lavoro e sollevare la questione di costituzionalità del cosiddetto Green Pass, con particolare riferimento alla sanzione della sospensione del rapporto di lavoro e dello stipendio dopo 5 giorni di assenza “ingiustificata”, che viola pesantemente il diritto costituzionale al lavoro e alla retribuzione, previsti dagli artt. 4 e 36 della Costituzione. Mostra meno

Togliamo la mascherina al green-pass… e vediamo cosa si nasconde dietro

07 settembre 2021

Inizia il nuovo anno scolastico, questa volta sotto l’insegna del green-pass; questa misura del governo che per quanto riguarda la scuola assume aspetti particolarmente illogici e sembra manifestare una sorta di punitiva volontà di rivalsa nei confronti di una categoria che si è vaccinata oltre il 90%.

Sosteniamo che il green-pass svolge un’opera di distrattore, che fa seguito alla campagna propagandistica sulla scuola estiva, e gioca un ruolo chiave nel nascondere i reali problemi che, anche nella nostra regione, funestano questo inizio di anno scolastico a causa di ciò che la politica non ha voluto fare.

Gli organici non sono stati adeguati alle necessità: ci troviamo con un numero di classi complessivo addirittura diminuito rispetto allo scorso anno con un conseguente aumento del numero di studenti per classe (alla faccia dell’abolizione delle classi pollaio). Le risorse previste per il cosiddetto organico covid sono notevolmente ridotte e limitate a contratti che scadranno il 31 dicembre 2021 rendendo di fatto impossibile quello sdoppiamento delle classi che lo scorso anno aveva consentito di rispettare le norme sul distanziamento, almeno in alcune situazioni. Tutte quelle classi sono state tagliate in organico di diritto e non è stato possibile ripristinarle in organico di fatto né sarà possibile farlo con l’arrivo dell’organico covid. Tutto ciò è possibile anche grazie alla scomparsa dei vincoli di distanziamento, derubricati a mera raccomandazione, per risparmiare sugli spazi e sugli organici.

Il ministro Bianchi millanta un impegno straordinario a favore delle singole scuole con emergenza classi pollaio, ma ciò si tradurrà, nella migliore delle ipotesi, in qualche risorsa aggiuntiva assegnata a giochi fatti, con la formazione delle classi già ultimata; si tratterà di risorse finalizzate ad estemporanei e limitati interventi-cerotto per mitigare lo scempio che continua a protrarsi anche dopo due anni di scuola a distanza.

Ma per il ministro Bianchi e per l’intero governo, bisogna ricordarlo, 27 alunni per classe vanno comunque bene, rappresentano la norma e non pongono nessun problema educativo, vengono infatti definite classi pollaio solo quelle con 30 e passa studenti! Nessuna forza politica di governo infatti ha pensato che sarebbe stato il momento buono per prendere di petto il problema, facendosi promotrice di un intervento legislativo che ridefinisse i parametri sul numero massimo di studenti per classe e ponesse fine allo scempio della Legge Gelmini-Tremonti del 2008 che ne ha imposto l’innalzamento!

A ciò si aggiunge la gravissima e disarmante situazione dei corsi serali. L’impossibilità di assicurare l’inizio regolare delle lezioni a tutti gli studenti iscritti ai corsi serali per carenze di organico rappresenta uno schiaffo alla scuola intera e alla sua funzione sociale, tanto più nel periodo che attraversiamo: un livello di inettitudine politica e amministrativa che rasenta l’impensabile. Quasi ci vergogniamo a dover chiedere oggi un intervento immediato straordinario sugli organici dei serali (e non certo utilizzando l’organico covid al 31 dicembre!) per garantire il mero diritto ad andare a scuola alle e agli studenti adulti regolarmente iscritti.

Sul fronte precariato come previsto le assunzioni hanno rappresentato una goccia nel mare: si prevedono ancora oltre 150.000 posti assegnati a supplenza annuale lasciando sostanzialmente inalterato il problema del precariato.

Le richieste di Tempo Pieno delle scuole e delle famiglie continuano a rimanere in gran parte disattese e rifiutate. Inoltre nella scuola primaria assistiamo all’endemica difficoltà nel reperire supplenti. Com’è possibile che la facoltà di Scienze della Formazione Primaria sia a numero chiuso, quando il numero di insegnanti è così scarso?

Intanto si assiste all’ennesima farsa generata dal nuovo “algoritmo” che ha già presentato problemi ed è stato “riavviato” nel corso delle assegnazioni delle supplenze, generando, come prevedibile, disguidi e disparità che daranno luogo a ricorsi e revisioni delle nomine con gravi danni per tutti, a partire dagli studenti.

Infine rimane critico il nodo degli spazi: non solo si è derogato alle norme sul distanziamento che imponeva il reperimento di spazi aggiuntivi, ma diverse scuole superiori non sono in grado neppure di far fronte all’aumento di iscrizioni e stanno programmando il ricorso straordinario alla DAD, cosa che peraltro non è assolutamente né prevista nè permessa dalle attuali normative e circolari. Come avevamo denunciato già lo scorso anno lo sdoganamento della DAD avrebbe comportato il rischio concretissimo di incorporarla come elemento strutturale del funzionamento delle scuole e quindi come via di fuga per far fronte a situazioni, come l’attuale mancanza di aule, che nulla hanno a che fare con l’emergenza.

Come Cobas, insieme a tutti coloro che hanno a cuore le sorti della scuola pubblica, rifiutiamo di farci schiacciare su una discussione che cerca di spostare l’attenzione sulla esigua minoranza che non ha ancora ricevuto il vaccino per creare un nuovo capro espiatorio (che non sarà certo l’ultimo) su cui scaricare le responsabilità dei problemi che si verificano e si verificheranno nel corso dell’anno scolastico e in definitiva le inefficienze di chi governa.

Siamo assolutamente distanti da qualsiasi posizione no-vax; non è in discussione l’importanza del vaccino nella lotta alla pandemia, ma piuttosto l’uso politico dell’emergenza per finalità diverse e per certi versi addirittura in contrasto con le misure di tutela della sicurezza nelle scuole, nelle quali il distanziamento è stato derubricato a semplice raccomandazione e continua a non essere adottata alcuna misura di tracciamento come se il virus fosse magicamente scomparso con il controllo del green-pass di una parte peraltro minoritaria di chi frequenta quotidianamente le scuole.

Per questi motivi aderiamo e sosteniamo la mobilitazione lanciata da PaS per il 20 settembre (primo giorno di scuola in Puglia e Campania, due delle regioni dove la scuola ė stata più martoriata) e, come passo di avvicinamento, lanciamo un presidio il giorno 13 (primo giorno di scuola nella nostra regione) alle ore 15 sotto l’ufficio scolastico in via de’ Castagnoli 1 per sostenere con forza le misure di cui ha bisogno il rilancio della scuola pubblica:

  • la riduzione del numero di alunni per classe
  • l’assunzione dei precari e delle precarie per coprire le carenze di organico
  • l’assegnazione degli organici per il funzionamento regolare delle scuole serali
  • l’accoglimento delle richieste di ampliamento del tempo pieno
  • il reperimento di spazi adeguati
  • il rifiuto totale e assoluto della DAD
  • il rifiuto del green-pass
  • l’istituzione di presidi sanitari nelle scuole, che svolgano anche funzione di tracciamento e monitoraggio
  • la predisposizione, nell’ambito di questa opera di tracciamento, di tamponi rapidi gratuiti per tutta popolazione scolastica

Lunedì 13 Settembre ore 15

presidio sotto l’Ufficio scolastico regionale,

in via de’ Castagnoli 1

COBAS SCUOLA BOLOGNA

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Incredibile marcia indietro del Ministro! I Cobas chiedono tamponi salivari gratuiti con efficacia settimanale e l’abolizione del green pass a scuola

Cobas Scuola

18/08/2021 

Avevamo accolto favorevolmente il passaggio del Protocollo d’ Intesa per la sicurezza a scuola del 14 agosto 2021 laddove  prevede, con riferimento alle risorse straordinarie erogate alle scuole, che “fermo restando il raccordo istituzionale, a livello nazionale, con il Commissario straordinario e valutate le effettive necessità di contrasto alla diffusione della pandemia, le istituzioni scolastiche, mediante accordi con le Aziende Sanitarie Locali o con strutture diagnostiche convenzionate, utilizzeranno tali risorse anche per consentire di effettuare tamponi diagnostici al personale scolastico, secondo le modalità previste dall’Autorità sanitaria”

Da cui si evince la gratuità dei tamponi per tutto il personale che non può o non vuole vaccinarsi, senza alcuna distinzione, come avevamo chiesto nel comunicato del 6 agosto. Ma prontamente un comunicato del MI e lo stesso Ministro con sue dichiarazioni fanno marcia indietro, sostenendo che la gratuità sarebbe solo per soggetti fragili che non possono vaccinarsi. Per cui il Protocollo sarebbe carta straccia e, in ogni caso, il governo confermerebbe e rafforzerebbe il carattere punitivo del DL sul green pass a scuola.

La gratuità dei tamponi per il personale non vaccinato per qualsiasi motivo va garantita in modo uniforme su tutto il territorio nazionale e non con il meccanismo farraginoso e foriero di differenziazioni territoriale, previsto dal Protocollo e basato su accordi tra singole scuole e ASL. Inoltre, è assurdo applicare alla scuola l’efficacia temporale dei tamponi previsto per eventi una tantum, come un concerto o una partita di calcio: a scuola ci si va tutti i giorni per tutto l’anno scolastico e non si possono prevedere centinaia di tamponi a persona ogni 48 ore, che di fatto rendono obbligatorio il vaccino. Tamponi con efficacia temporale settimanale, il 90% del personale vaccinato volontariamente, l’uso di dispositivi e il rispetto rigoroso e senza deroghe opportunistiche del distanziamento di un metro garantiscono la sicurezza della scuola in presenza. Infatti, la raccomandazione del rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro è stata di fatto cancellata nel caso in cui “le condizioni strutturali-logistiche degli edifici non lo consentano”.

 Infine, lo stesso Ministero della salute ha sancito che “il campione di saliva può essere considerato un’opzione per il rilevamento dell’infezione da SARSCoV-2 in individui asintomatici sottoposti a screening ripetuti per motivi professionali o di altro tipo, per aumentare l’accettabilità di test ripetuti”. Per cui, va garantita la possibilità di optare per i tamponi salivari, che sono decisamente meno invasivi.

Chiediamo, quindi: la gratuità dei tamponi garantita a livello nazionale; l’efficacia settimanale dei tamponi; la possibilità di optare per i test salivari.

Ribadiamo che “la vaccinazione, nella situazione determinata da decenni di tagli alla sanità, sia uno strumento fondamentale per combattere la pandemia”. Anche Medicina Democratica sostiene: “levaccinazioni disponibili sono, allo stato delle conoscenze, uno strumento essenziale, non l’unico, per il contrasto della diffusione della pandemia da Covid 19 e, nel contempo, per ridurre la pressione sulle strutture sanitarie e permettere un graduale ritorno alle attività lavorative, ludiche e culturali.(..)Pur considerando che le autorizzazioni all’utilizzo dei vaccini non hanno potuto seguire le procedure previste e adeguati test, la necessità di avere questo strumento disponibile in tempi brevi è stata confermata dall’efficacia in particolare nella riduzione della occupazione delle strutture sanitarie anche in presenza di incrementi nella diffusione.”

Ma al tempo stesso ribadiamo il carattere inaccettabile dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico, la categoria che si è vaccinata di più in modo volontario e che non è a contatto con persone particolarmente fragili, che è la motivazione usata per il personale sanitario. La sanzione della sospensione dello stipendio dopo 5 giorni e la multa da 400 a 1000 euro (raddoppiabili in caso di recidiva) violano pesantemente il diritto al lavoro e alla retribuzione, previsti dagli artt. 4 e 36 della Costituzione. Per cui chiediamo, in sede di conversione in legge del DL n.111/2021, la cancellazione del comma 6 dell’art.1. In caso contrario, valuteremo con i ns legali l’opportunità di ricorsi campione per sollevare la questione di costituzionalità delle sanzioni previste dal decreto e la compatibilità con la normativa UE.

Riteniamo assolutamente tardivi e generici gli impegni previsti nel Protocollo d’intesa in riferimento al piano sperimentale per la riduzione del numero degli alunni per classe, al prolungamento dei contratti Covid oltre il 31 dicembre, all’assunzione a tempo determinato di personale Ata. Vi è, infatti, in alcuni casi solo un generico e non quantificato riferimento a risorse aggiuntive, mentre quelle già stanziate e richiamate nella Nota tecnica del 13 agosto sono esigue, in particolare sono risibili i 22 milioni per ridurre le classi pollaio.

  • Durante i due ultimi anni scolastici pandemici i Cobas si sono mobilitati più volte, insieme a Priorità alla scuola, per chiedere (inascoltati) quegli interventi strutturali indispensabili per garantire l’unica vera scuola, che è quella in presenza: riduzione del numero di alunni per classe (massimo 20; 15 in presenza di alunni disabili), assunzione di tutti i docenti con tre anni di servizio e gli ATA con due, investimenti nell’ edilizia scolastica e nei trasporti. Su questo il governo Draghi ha gravi responsabilità politiche come il governo Conte, ma con l’aggravante di non aver usato a tali scopi le ingenti somme del Recovery fund.

Su questi obiettivi aderiamo alle mobilitazioni locali del 20 settembre indette dal movimento Priorità alla Scuola.

Ma, in generale, le ingenti risorse del Recovery Plan devono essere usate per un’inversione di rotta a 180 gradi da un punto di vista sociale, economico e ambientale, mentre il PNRR italiano è caratterizzato da pesanti elementi di continuità con il modello di sviluppo che ha segnato la lunga fase neoliberista. Per tali scopi la Confederazione Cobas, insieme a tutto il sindacalismo di base, ha indetto lo sciopero generale dell’11 ottobre e, insieme ad un ampio arco di organizzazioni e movimenti sociali, la manifestazione nazionale del 30 ottobre, in occasione del G20

Roma, 18 agosto 2021

 Esecutivo nazionale dei Cobas – Comitati di base della scuola

No all’obbligo vaccinale per il personale della scuola, Sì alla vaccinazione volontaria

5 agosto 2021

​La regolamentazione dell’apertura delle scuole deve garantire un delicato equilibrio tra diversi diritti costituzionali: all’istruzione, che non può che essere in presenza e per tutti (art. 33 Cost.); alla salute, “come fondamentale diritto dell’individuo“, ma anche come “interesse della collettività” (art.32); al lavoro e alla retribuzione che garantisca libertà e dignità (art. 4 e 36); alla libertà personale (art.13).

I Cobas Scuola ritengono che la vaccinazione, nella situazione determinata da decenni di tagli alla sanità, sia uno strumento fondamentale per combattere la pandemia. Come sostiene anche Medicina Democratica, “le vaccinazioni disponibili sono, allo stato delle conoscenze, uno strumento essenziale, non l’unico, per il contrasto della diffusione della pandemia da Covid 19 e, nel contempo, per ridurre la pressione sulle strutture sanitarie e permettere un graduale ritorno alle attività lavorative, ludiche e culturali.(..) Pur considerando che le autorizzazioni all’utilizzo dei vaccini non hanno potuto seguire le procedure previste e adeguati test, la necessità di avere questo strumento disponibile in tempi brevi è stata confermata dall’efficacia in particolare nella riduzione della occupazione delle strutture sanitarie anche in presenza di incrementi nella diffusione.

Ma, al tempo stesso, i Cobas ritengono assolutamente inaccettabile l’obbligo vaccinale per il personale scolastico con una sanzione la cui rapidità non è stata usata neanche per il personale sanitario: chi non è ammesso a scuola per mancanza del green pass viene considerato assente ingiustificato e dopo 5 gg scatta la sospensione del rapporto di lavoro senza retribuzione con una pesante violazione del diritto costituzionale al lavoro e alla retribuzione stessa. E’ vero che il vaccino può essere sostituito dal tampone che, però, ha validità solo per 48 ore e dovrebbe essere ripetuto di continuo e non è gratuito, ma costa 15 euro. Sarebbe, in ogni caso, opportuno garantire la gratuità dei tamponi.

Non sussistono le motivazioni che sono state usate per l’obbligo per il personale sanitario, che è a contatto con persone in condizioni di particolare fragilità, mentre non sono tali gli studenti. Ma l’introduzione dell’obbligo è particolarmente assurda perché lo stesso Ministro Bianchi rileva che l’86% del personale è già vaccinato e stima che siamo di fatto al 90% perché molti docenti e Ata si sono vaccinati registrandosi per fascia di età o altro. Tale livello di vaccinazione, il rispetto delle norme sul distanziamento fisico e l’uso dei dispositivi garantiscono il regolare svolgimento delle lezioni in presenza e in sicurezza (sicuramente maggiore di quella, per esempio, dei luoghi di culto per i quali non è previsto il green pass).

È, inoltre, un ossimoro la richiesta di consenso informato per chi si vaccina per poter lavorare: se si tratta di obbligo non si può chiedere il consenso e deve essere lo Stato ad assumersene la responsabilità. Il decreto non rispetta neanche la Risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa n. 2361/2021 secondo cui: “i cittadini devono essere informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sotto pressione per vaccinarsi, se non lo desidera”.

La didattica in presenza andava e va garantita riducendo il numero di alunni per classe, assumendo tutti i docenti con tre anni di servizio e gli ATA con due, investendo nell’ edilizia scolastica e nei trasporti. Su questo il governo Draghi ha gravi responsabilità politiche come il governo Conte, ma con l’aggravante di non aver usato a tali scopi le ingenti somme del Recovery Fund.

I Cobas sosterranno i lavoratori della scuola colpiti con la sospensione del rapporto di lavoro e dello stipendio.Esecutivo nazionale dei Cobas – Comitati di base della scuola