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Valditara si dimetta, Meloni condanni lo squadrismo fascista

L’aggressione fascista avvenuta sabato 18 febbraio da parte di militanti di Azione Studentesca, formazione contigua a Fratelli d’Italia, contro studenti del collettivo SUM del liceo classico Michelangiolo di Firenze ha suscitato immediate reazioni di condanna sia a livello cittadino che da parte del mondo della scuola. Alcuni presidi, cogliendo la pericolosità di tale atto, hanno scritto agli studenti lettere nelle quali  rimarcando la natura fascista dell’aggressione hanno affermato i principi della Costituzione, nata dalla Resistenza. Significative le lettere agli studenti dei presidi Luca Stefani dell’ITIS Salvemini-Duca d’Aosta e della preside Annalisa Savino del liceo scientifico Leonardo Da Vinci. Quest’ultima, in particolare, ha scritto che “…il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate di migliaia di persone. E’ nato ai bordi di un marciapiedi qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti.”  Nella lettera viene richiamato Gramsci, vittima del fascismo e si riporta la sua espressione “odio gli indifferenti”. 

E’ del tutto chiaro l’intento educativo ed il valore antifascista della lettera della preside Savino: contro quest’ultima ha scagliato i suoi strali il ministro Valditara, il quale, in una trasmissione RAI, ha definito “impropria” la lettera rivolta agli studenti e, fatto ancora più grave, ha minacciato possibili provvedimenti nei confronti della D.S. Il ministro si era già distinto, il 9 novembre scorso, ricorrenza della caduta del muro di Berlino, per una lunga lettera agli studenti italiani nella quale, vestendo i panni di storico esperto, illustrava una presunta verità  su fascismo e comunismo, tipica iniziativa degna del Minculpop. Le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione e del (de)merito relative alla lettera della preside Savino si configurano come uno sfrontato attacco sia alla libertà d’insegnamento, fondamento della scuola democratica, sia alla stessa Costituzione, nata dalla Resistenza al nazifascismo. 

Tali dichiarazioni evocano metodi e concezioni autoritarie, tipiche dell’era fascista, durante la quale la scuola era asservita al regime ed alla sua ideologia. Il ministro Valditara, che non ha sentito il dovere di condannare l’aggressione agli studenti, è stato invece sollecito a minacciare la prof.ssa Savino, scegliendola dalla rosa di presidi fiorentini che hanno scritto agli studenti, sovraesponendola, additando lei sola, che è stato oggetto di un atto intimidatorio di Blocco Studentesco (Casa Pound) i cui esponenti hanno affisso uno striscione con la scritta: “Non ci fermerà una circolare, studenti liberi di lottare” ai cancelli dell’istituto Leonardo Da Vinci, la scuola della preside Savino. Su Twitter Blocco studentesco ha postato una foto con lo striscione mentre viene bruciata la lettera della preside, accompagnata da questo testo: “Un’intera generazione di cosiddetti ‘docenti’, in realtà propagandisti politici in servizio permanente, dovrebbe finalmente andare in pensione anticipata. Sono loro la causa principale del disastro del sistema educativo italiano. Rottami del 68″.

L’esternazione di Valditara, poche ore dopo, è in perfetta continuità e coerenza con questo post e in generale con l’essersi rifiutato (come pure la presidente del Consiglio Meloni) di esprimere anche solo una parola di condanna contro l’aggressione, derubricata a rissa: e questo è un fatto di una gravità inaudita. I COBAS scuola, mentre ribadiscono la condanna dell’aggressione fascista agli studenti del liceo Michelangiolo di sabato 18 febbraio, esprimono piena solidarietà alla prof.ssa Annalisa Savino e agli studenti vittime dell’aggressione.; e registrano con favore la decisione degli organi collegiali del liceo Michelangiolo di costituirsi parte civile in un eventuale processo penale a carico degli autori dell’atto esecrabile. I COBAS hanno partecipato alla manifestazione antifascista di martedì 21 febbraio, con cui Firenze, medaglia d’oro della Resistenza, ha reagito con fermezza davanti a tali rigurgiti squadristi e sosterranno tutte le prossime iniziative, anche a carattere nazionale se ne matureranno le condizioni, a difesa della scuola pubblica, libera e democratica, come sancita dalla Costituzione.

In quanto al ministro Valditara, che sulla carta ha giurato fedeltà alla Costituzione antifascista ma che in realtà la calpesta nei fatti, è evidente che la sua carica è incompatibile con una posizione che fiancheggia posizioni che strizzano l’occhio al fascismo nelle modalità di fare politica e nel linguaggio. Il fascismo si combatte sempre: e non solo quando diventa un’emergenza. Conseguentemente, come tanti lavoratori/trici della scuola e studenti stanno facendo, ne chiediamo le dimissioni, mentre la presidente Meloni non può sfuggire al suo dovere di condanna della vile aggressione fascista.

24 febbraio 2023, Cobas Scuola

Invitiamo tutti e tutte a  sottoscrivere la petizione lanciata da Priorità alla scuola al seguente link: http://bit.ly/3YYRO5q

11 marzo a Piombino, Liberiamoci dal fossile e dalle opere inutili

Sabato 11 marzo ci sarà a Piombino la manifestazione nazionale contro il rigassificatore e gli altri progetti fossili che il governo e ENI vorrebbero imporre ai territori, rimandando sine die la necessaria transizione energetica. 

Abbiamo avuto in questi mesi la conferma di come guerra e fossili siano due facce di uno stesso modello di sviluppo insostenibile. Per questo, insieme alle tante realtà ambientaliste che sui territori si oppongono a questi progetti stiamo organizzando la partenza anche da Bologna. 

Vi invitiamo a partecipare compilando il modulo al link qui sotto e a distribuire il volantino che trovate di seguito. In sede Cobas (via San Carlo 42) abbiamo i volantini già stampati da distribuire.

Per prenotare l’autobus clicca qui.

Aggiornamenti sull’evento facebook

Alcune foto dell’evento.

Prossimi convegni per il personale scolastico

Ecco il calendario dei prossimi convegni CESP per il personale scolastico a Pescara, Trieste e Ravenna.

Generi plurali, sguardi sulla scuola che vogliamo

L’uso pubblico e politico della storia

L’educazione ambientale oltre lo sviluppo sostenibile: educare ai conflitti ambientali

Valditara conferma: l’AD rafforza differenziazioni e privatizzazioni! I COBAS partecipano il 29 gennaio all’Assemblea nazionale contro l’Autonomia differenziata

Il tentativo del Ministro Calderoli di accelerare la regionalizzazione, condividendo un documento con i presidenti di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e presentando un disegno di legge sull’attuazione dell’Autonomia Differenziata, ha subito uno stop dalla Meloni, secondo cui l’ AD deve viaggiare insieme al presidenzialismo e ai poteri speciali per Roma. Ma l’AD è stata anticipata con l’inserimento di un articolo sui LEP nella Legge di Bilancio 2023. La definizione dei LEP verrebbe affidata ad una struttura interministeriale con 6 mesi per individuarli e 6 per approvarli con DPCM. Se non ci riuscissero, sarà nominato un Commissario senza interventi del Parlamento. L’art. 7 della bozza Calderoli prevede che “dall’applicazione della presente legge e di ciascuna intesa non derivano maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Il direttore dello Svimez, Luca Bianchi ha segnalato il pericolo “della mancanza di riequilibrio dei divari territoriali” e ha avvertito che “sono vent’anni che si attende la definizione dei LEP per il superamento del criterio della spesa storica, che sino ad oggi ha cristallizzato i divari di servizi nel nostro Paese”. Le critiche più accese riguardano la necessità del rispetto del principio di uguaglianza, di perequazione e di solidarietà nazionale, mentre il presidente Mattarella ha posto l’accento sui diritti sociali e civili ed esigenze perequative. Con l’AD all’erario sarebbero sottratte ingenti somme: il Veneto tratterrebbe il 90 % del gettito fiscale togliendo allo Stato circa 41 mld l’anno, la Lombardia oltre 100 mld, l’Emilia Romagna 43, con una perdita complessiva di 190 su 750 miliardi annui di gettito fiscale.

Si registrano dubbi in FI, mentre FdI subordina l’AD al presidenzialismo, con conseguente centralizzazione e personalizzazione del potere, senza neanche i contrappesi che vi sono, per esempio, in Francia. Avremmo così una concentrazione dei poteri a livello statale e regionale, ove la sciagurata riforma del Titolo Quinto del PD ha già creato un sistema presidenziale con scarsi contrappesi; i poteri dei governatori aumenterebbero ulteriormente con il passaggio di tutte o della maggior parte delle materie, ora di competenza ripartita tra Stato e Regioni, solo alle Regioni. Le ultime notizie, da verificare, parlano dell’abbandono del criterio della spesa storica che penalizza pesantemente il Sud e della subordinazione dell’avvio della riforma alla definizione dei LEP, che ha incontrato fin qui ostacoli tecnici e politici insormontabili. Ma avremmo comunque la frantumazione regionale dei principali servizi pubblici e dei relativi diritti sociali costituzionali. I livelli “essenziali” da garantire a tutti hanno in sé il germe della differenziazione: essenziale è solo il minimo comune denominatore e, quindi, la garanzia di una piena omogeneità dei diritti uscirebbe dagli obiettivi politici, rinunciando a garantire l’uguaglianza costituzionale. Inoltre, il deflusso di risorse dallo Stato alle Regioni spingerebbe a collocare in basso i livelli essenziali. E vanno ricordate le pesanti responsabilità del PD, che con il DDL Boccia ha aperto la strada all’AD nella versione LEP, tanto più che ora il principale candidato alla segreteria è il presidente dell’Emilia Romagna, una delle tre regioni apripista.

In particolare, ricordiamo che la relazione della Commissione di giuristi alle Commissioni bicamerali ha rilevato che “è preferibile espungere in questa prima fase la materia dell’istruzione, il cui trasferimento porrebbe problemi politici, sindacali, finanziari, tributari quasi insormontabili, con un quasi sicuro aumento dei costi di sistema sia per le Regioni destinatarie del trasferimento, sia per lo Stato”. L’istruzione è la voce più rilevante dal punto di vista finanziario: circa 5 miliardi in Lombardia e poco meno di 3 in Veneto, con migliaia di docenti e Ata in transito nei ruoli regionali con differenziazioni salariali e normative. L’AD frantumerebbe il sistema unitario di istruzione, minando alla radice diritto e libertà di insegnamento (artt. 3, 33 e 34 Cost.), subordinando la scuola all’indirizzo politico-culturale regionale e alle esigenze delle imprese locali. Anche i percorsi PCTO, l’istruzione degli adulti e tecnica superiore e gli indicatori per valutare gli studenti sarebbero decisi a livello territoriale, con progetti sempre più legati alle esigenze produttive locali. Vi sarebbero concorsi e ruoli regionali per il personale e più difficili diventerebbero i trasferimenti interregionali.

La contrattazione nazionale sarebbe residuale, con salari che potrebbero crescere a Nord e diminuire a Sud: previsioni che trovano conferma nelle dichiarazioni di Valditara, che ripropone le gabbie salariali e l’aumento del finanziamento privato. Gli stipendi di docenti e Ata devono, invece, recuperare tutti il 27% di potere d’acquisto perso in media negli ultimi decenni e adeguarsi ai livelli europei. Poi, nell’operare confronti bisogna tener conto anche del differenziale nella fornitura di servizi pubblici, che l’AD amplierebbe, perché strutturalmente quanto più si accrescono le competenze degli Enti locali, tanto più la carenza di risorse spinge verso la privatizzazione. Naturalmente i privati, che fin qui hanno usato poco gli sconti fiscali per le donazioni alle scuole, previsti dalla Legge 107/2015, chiederanno delle contropartite, condizionando pesantemente le finalità della scuola e facendone venire meno il ruolo pubblico.

Per tutte queste ragioni, i COBAS, insieme al Comitato Nazionale per il ritiro di ogni AD, hanno partecipato alla manifestazione del 21 dicembre e saranno all’Assemblea nazionale contro l’AD (Roma, Liceo Tasso, Via Sicilia, ore 10) di domenica 29 gennaio.

Carmen D’Anzi e Rino Capasso Esecutivo nazionale COBAS Scuola

Invitiamo tutt* a partecipare ai due appuntamenti previsti dalla RETE EMERGENZA CLIMATICA E AMBIENTALE EMILIA ROMAGNA  

SABATO 17 DICEMBRE 2022 

DALLE ORE 9.00 al CENTRO COSTA Via  AZZO GARDINO 44

CONVEGNO PUBBLICO DELLA RETE EMERGENZA CLIMATICA E AMBIENTALE EMILIA ROMAGNA  

realtà territoriali e istanze ambientali a confronto con le politiche regionali

A DUE ANNI DAL PATTO PER IL LAVORO E PER IL CLIMA: UN FALLIMENTO ANNUNCIATO URGE UNA SVOLTA, SUBITO

ORE 13 PIAZZA NETTUNO BOLOGNA   PRESIDIO PER LA LOTTA ALLA CRISI CLIMATICA , AL COLLASSO AMBIENTALE, E PER IL LAVORO DI QUALITA’

https://www.facebook.com/events/514666610608285/?ref=newsfeed

2 DICEMBRE 2022 –SCIOPERO GENERALE e SOCIALE

con manifestazioni regionali o provinciali

BOLOGNA ore 10 Piazza XX settembre

I COBAS SCUOLA, nell’ambito dello sciopero generale e sociale indetto da tutto il sindacalismo di base, convocano lo sciopero dell’intera giornata del 2 dicembre 2022 del personale docente e Ata delle scuole di ogni ordine e grado per dire:

–          SÌ al completamento del CCNL 2019-21 con aumenti uguali per tutti per recuperare il 30% del potere d’acquisto perso negli ultimi decenni e tutelare i salari reali dal caro energia e dall’inflazione al 12%. Gli aumenti previsti dal recente rinnovo parziale della parte economica vanno,per il personale con 20 anni di servizio, dai 56 euro lordi (41 netti circa) per i collaboratori scolastici ai 77 euro lordi (circa 66 netti) dei docenti delle superiori, per cui sono assolutamente insufficienti.SI alla reintroduzione della “scala mobile”.

–          NO al nuovo reclutamento con un triplice percorso ad ostacoli. NO alla formazione di regime con un premio una tantum per i bravi e un incremento stipendiale stabile per i super-bravi. NO alla gerarchizzazione, alla competizione individuale tra i docenti e al presunto merito. NO alla didattica delle competenze addestrative. ad una scuola che punti allo sviluppo degli strumenti cognitivi, dell’autonomia e dello spirito critico.

–          SÌ all’uso di tutte le risorse disponibili per eliminare le classi pollaio, ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe (15 con alunni con disabilità), assumere i docenti con 3 anni di servizio e gli Ata con 2, rilanciare il tempo pieno, combattere la dispersione e per un piano straordinario per l’edilizia scolastica e la sicurezza.

–          SÌ al potenziamento degli organici docenti ed Ata, all’immissione in ruolo su tutti i posti vacanti e al ripristino integrale delle sostituzioni con supplenze temporanee. NO ai blocchi triennali dopo la mobilità o assunzione da concorso.

–          NO all’algoritmo per l’assegnazione delle supplenze che ha strutturalmente creato ingiustizie, con docenti che non lavorano nonostante abbiano punteggi più alti di altri in servizio. SÌ alle convocazioni in presenza, che garantiscono la trasparenza e la flessibilità necessaria per situazioni in continuo cambiamento.

–          NO all’Autonomia differenziata, che creerebbe 20 sistemi scolastici diversi, con l’aumento delle disuguaglianze e la frantumazione del diritto sociale all’istruzione.

–          NO ai PCTO obbligatori per le scuole superiori e agli stage obbligatori per la formazione professionale; BASTA ALLE MORTI SUL LAVORO DEGLI STUDENTI, che sono la regola e non l’eccezione, dato che in Italia ci sono in media 3 omicidi sul lavoro al giorno.

–          NO alla regolamentazione del diritto di sciopero, che il nuovo accordo restringe ulteriormente, ampliando i poteri dei dirigenti fino alla possibilità di sostituire i lavoratori in sciopero. SÌ alla difesa del diritto disciopero e al rilancio degli organi collegiali come strumenti di democrazia sostanziale per contrastare la scuola azienda.

LO SCIOPERO DELL’IPSAS ALDROVANDI-RUBBIANI DI BOLOGNA.

Docenti e ATA in lotta per una scuola partecipata e condivisa, contro presidi-padroni e scuola-azienda

I sindacati Cobas scuola, Flc Cgil, Cisl scuola, Gilda e la RSU di Istituto, su mandato di una affollata assemblea di docenti e ATA, hanno proclamato lo sciopero dell’intera giornata per venerdì 18 novembre con presidio dalle ore 8 in Via Marconi 40.

Una parte significativa della comunità scolastica ha orgogliosamente deciso di promuovere lo sciopero in un singolo istituto, cosa che non si vedeva da decenni, a seguito del drastico peggioramento delle relazioni e del clima di grande disagio che si respira nella scuola, con evidenti ricadute sul benessere collettivo e sulla qualità del lavoro. Tutto ciò accade a causa della gestione dirigista e autoritaria della dirigenza, supportata dallo staff.

Sappiamo che la situazione dell’Istituto Aldrovandi-Rubbiani presenta tratti presenti anche in altre scuole, poiché corrisponde ad un determinato modello di gestione, verticistico e con forti caratteristiche di autoritarismo. Questa strategia si fonda sui nefasti cambiamenti degli ultimi decenni, volti a trasformare la scuola in senso aziendalista, e su provvedimenti che hanno la precisa intenzione di affermare lo strapotere dei/delle dirigenti a scapito della dignità di chi lavora a scuola, della collegialità e del confronto con le rappresentanze sindacali.

La vita della scuola, le scelte didattico-organizzative, la gestione delle risorse umane e finanziarie, tendono a diventare appannaggio esclusivo di dirigenti che si auto-investono del potere salvifico di rappresentare l’intera comunità scolastica, nonché il bene generale della scuola pubblica tout court.

Organizzazioni sindacali di categoria come l’ANP (Associazione Nazionale Presidi) sostengono da anni la necessità di accrescere sempre più i poteri dei/delle dirigenti (oltre che le loro retribuzioni) nella gestione del personale e delle risorse economiche assegnate, senza i lacci e lacciuoli della burocrazia e delle norme contrattuali.

In alcune scuole ha così preso piede la pratica verticistica costruita attraverso la fidelizzazione di un corpo fiduciario ristretto di collaboratori e collaboratrici, sempre in sintonia con “il capo” e con la sua linea gestionale, un corpo nettamente separato dalla stragrande maggioranza di docenti e ATA, inquadrata in compiti meramente esecutivi. Queste scelte organizzative promuovono il rapporto diretto con il personale “sottoposto” di cui la/il dirigente si arroga il diritto di interpretare il “bene” e, al contempo, garantiscono la pervasività delle decisioni dirigenziali a scapito di ogni eventuale discussione o critica.

Si tratta, dunque, di un modello di gestione che può anche avere, a seconda dello stile dirigenziale, il suo corollario di premi e punizioni, di intimidazione e di paura, che coinvolge soprattutto il personale precario e neoassunto, ma che si allarga a tutte e tutti coloro che semplicemente “non vogliono avere problemi” o hanno già sperimentato il peggioramento della qualità della vita conseguente a conflitti con una figura superiore.

Questo modo di esercitare la funzione dirigenziale sta diventando sempre più diffuso e non può essere considerato una eccezionale anomalia. Non è un mistero, infatti, che esista da tempo una parte di dirigenti scolastici, e anche del mondo politico e intellettuale, che ha fatto del presunto merito, ben prima che fosse incorporato nella denominazione del Ministero dell’Istruzione, il perno ideologico di questo modello di scuola e che ha sostenuto la differenziazione di carriera tra docenti e l’istituzione del bonus premiale, che alcune e alcuni dirigenti continuano ostinatamente a mantenere in vita anche dopo la sua cancellazione di fatto con la legge di Bilancio del 2020. Il bonus ha un solo vero significato, al di là della foglia di fico dei criteri di attribuzione: dare al/alla dirigente la possibilità di riconoscere un beneficio economico a chi lavora per lei/lui. A ciò si aggiunge il potere acquisito di dispensare esoneri dall’insegnamento per attività organizzative a chi fa parte del suo staff, senza dover contrattare nulla con chicchessia. Un modello privatistico, che concepisce le risorse umane e finanziarie della scuola come patrimonio del/della dirigente oppure come appannaggio della funzione dirigenziale.

Nella lotta di docenti e ATA della scuola Aldrovandi Rubbiani vediamo uno scatto di orgoglio, la volontà di resistere al processo disgregativo che ha investito una grande comunità scolastica, evitando che le singole persone si ritrovino sole, impotenti e sottomesse.

Ciò che sta accadendo è ora a disposizione del dibattito pubblico, al di fuori delle mura scolastiche, svelando la realtà che spesso si nasconde dietro le scuole di vetrina, pronte a fare marketing sui progetti più accattivanti e ad occupare le pagine dei giornali, nascondendo la miseria di relazioni umane che dilaga al proprio interno.

Le colleghe e i colleghi, docenti e ATA in lotta contro l’autoritarismo della dirigente, hanno mostrato a tutte e tutti noi che è possibile preservare e rafforzare la coesione dei lavoratori e delle lavoratrici, praticare la condivisione e non la competizione, ed anche che è possibile affermare un modello di scuola diverso, partecipativo e orizzontale, che faccia del rispetto e del benessere relazionale il fondamento della qualità del lavoro.

Cobas Scuola Bologna

Campagna bastastress

Verso lo sciopero generale e sociale del 2 dicembre 2022

I COBAS SCUOLA, nell’ambito dello sciopero generale e sociale in didetto da tutto il sindacalismo di base, convocano lo sciopero dell’intera giornata del 2 dicembre 2022 del personale docente e Ata delle scuole di ogni ordine e grado per dire:

  • SÌ al rinnovo del CCNL scaduto da 3 anni con aumenti uguali per tutti per recuperare il 30% del potere d’acquisto perso negli ultimi decenni e tutelare i salari reali dal caro energia e dall’inflazione al 12%. SI alla reintroduzione della “scala mobile”.
  • NO al nuovo reclutamento con un triplice percorso ad ostacoli. NO alla formazione di regime con un premio una tantum per i bravi e un incremento stipendiale stabile per i super-bravi. NO alla gerarchizzazione, alla competizione individuale tra i docenti e al presunto merito. NO alla didattica delle competenze addestrative. SÌ ad una scuola che punti allo sviluppo degli strumenti cognitivi, dell’autonomia e dello spirito critico.
  • SÌ all’uso di tutte le risorse disponibili per eliminare le classi pollaio, ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe (15 con alunni con disabilità), assumere i docenti con 3 anni di servizio e gli Ata con 2, rilanciare il tempo pieno, combattere la dispersione e per un piano straordinario per l’edilizia scolastica e la sicurezza.
  • SÌ al potenziamento degli organici docenti ed Ata, all’immissione in ruolo su tutti i posti vacanti e al ripristino integrale delle sostituzioni con supplenze temporanee. NO ai blocchi triennali dopo la mobilità o assunzione da concorso.
  • NO all’algoritmo per l’assegnazione delle supplenze che ha strutturalmente creato ingiustizie, con docenti che non lavorano nonostante abbiano punteggi più alti di altri in servizio. SÌ alle convocazioni in presenza, che garantiscono la trasparenza e la flessibilità necessaria per situazioni in continuo cambiamento.
  • NO all’Autonomia differenziata, che creerebbe 20 sistemi scolastici diversi, con l’aumento delle disuguaglianze e la frantumazione del diritto sociale all’istruzione.
  • NO ai PCTO obbligatori per le scuole superiori e agli stage obbligatori per la formazione professionale; BASTA ALLE MORTI SUL LAVORO DEGLI STUDENTI, che sono la regola e non l’eccezione, dato che in Italia ci sono in media 3 omicidi sul lavoro al giorno.
  • NO alla regolamentazione del diritto di sciopero, che il nuovo accordo restringe ulteriormente, ampliando i poteri dei dirigenti fino alla possibilità di sostituire i lavoratori in sciopero. SÌ alla difesa del diritto di sciopero e al rilancio degli organi collegiali come strumenti di democrazia sostanziale per contrastare la scuola azienda.

Nella giornata si svolgeranno in tutta Italia manifestazioni regionali e provinciali.

2022Firenze 10-13 novembre 2022

Dal 10 al 13 novembre si svolgerà a Firenze il ventennale del primo Forum Sociale Europeo. Venti anni fa, infatti, Firenze ospitava il primo Forum Sociale Europeo: un anno dopo la grande violenza di Stato a Genova, il movimento altermondialista diede vita al suo più grande incontro europeo, pacifico e di massa, accolto in una città aperta e accogliente. Dal FSE di Firenze venne lanciata la più grande mobilitazione mai realizzata al mondo, il 15 febbraio 2003, contro la guerra in Iraq: 110 milioni di persone in piazza in tutto il pianeta. Il New York Times definì quel movimento “la seconda superpotenza mondiale”. Oggi, in un momento tragico per la storia europea, in un’Europa profondamente segnata dalla pandemia, da una guerra di cui non si vede la fine e da una generale situazione di crisi economica e ambientale, reti sociali, organizzazioni e movimenti di tutta Europa si incontrano di nuovo a Firenze. Centinaia di attivisti, in rappresentanza di più di 150 organizzazioni italiane, europee e internazionali, discuteranno insieme per darsi maggiore forza ed efficacia di fronte alle grandi sfide dell’oggi: la guerra nel nostro continente, il collasso climatico e ambientale, l’inaudita crescita della diseguaglianza, il consenso popolare alla destra estrema, lo svuotamento della democrazia.

Ci si incontrerà, così, nuovamente, per creare uno spazio collettivo e partecipato di comunicazione a livello europeo, confrontandosi durante quattro giornate. Il 10 e 11 novembre si terranno 40 eventi tematici, autorganizzati dalle diverse reti e associazioni europee su molti temi diversi: fra questi crisi energetica e carovita, sovranità alimentare, lavoro, transizione ecologica, pace, diritti delle donne e di genere, femminismo, acqua e beni comuni, salute e sanità, diritto alla casa; il 12 e il 13 novembre si svolgeranno plenarie tematiche e ci sarà una riunione finale europea per raccordare le comuni iniziative e decidere le modalità di interconnessione delle mobilitazioni.

In tale contesto i COBAS saranno presenti con le seguenti iniziative:
CESP – Centro Studi Scuola Pubblica- Giovedì 10 novembre

Educazione al genere e alle differenze. Istruzione e cultura in carcere. Contro la medicalizzazione degli studenti e i TSO. In difesa dei diritti civili sotto attacco”.

h 9,30 – 16,30 – c/o SMS Rifredi Firenze Via Vittorio Emanuele II, n.303

Un seminario in sostegno e in difesa dei diritti civili. Le libertà e i diritti civili sono, infatti, connessi, interdipendenti e indivisibili e solo attraverso la loro promozione e protezione si può contribuire alla costruzione di una società più coesa. Così, la lotta al razzismo e alla xenofobia, il contrasto a ogni forma di discriminazione basata sul sesso, sull’orientamento sessuale, sull’identità o l’espressione di genere, il superamento di ogni pregiudizio, la costruzione di un sistema sociale che rispetti i diritti di tutti e tutte coloro che sono privati della libertà personale (detenuti, persone in TSO, anziani nelle RSA, migranti nei Centri di accoglienza), divengono centrali nella nostra società.

COBAS Lavoro privato – Venerdì 11 novembre

“Il lavoro in una prospettiva di decrescita – Embrionali esperienze e proposte per il cambiamento”

h 10.00 – 13.00 – c/o Teatro L’Affratellamento – Via Giampaolo Orsini, 73, 50126 – Firenze

Il seminario di approfondimento vuole avviare un confronto a tutto campo insieme ad associazioni che da anni approfondiscono il tema della decrescita partendo anche da esperienze e testimonianze dirette in diversi settori produttivi.

Confederazione COBAS – Venerdì  11 novembre
Ambiente, Beni Comuni, Energia, Lavoro, società : un altro sistema è necessario”

h 17,00 – 20,00 c/o Teatro L’Affratellamento – Via Giampaolo Orsini, 73, 50126 – Firenze

Il seminario/tavola rotonda propone un confronto con i rappresentanti di comitati e movimenti di difesa del territorio – in particolare toscani – da anni in mobilitazione. Fra questi:  Presidio No INC e No AEREOPORTO di Campi Bisenzio, Il Movimento Toscano dell’Acqua, La Rete No rigassificatori, La Rete NOGESI (no geotermia elettrica), La Campagna nazionale “Per il Clima Fuori dal Fossile” e la neonata RETE LAVORO SICURO che si occupa si sicurezza nei luoghi di lavoro. Un contributo rilevante verrà anche dalla partecipazione dello STES, il principale sindacato scuola spagnolo, e della Confederacion Intersindical (di cui STES fa parte), con le quali organzzazioni i COBAS hanno da tempo un rapporto molto positivo di confronto, discussione e iniziative unitarie.

Il 12 e 13 novembre al Palaffari di P. Adua, di fronte alla Stazione S. Maria Novella si terrà una grande Assemblea europea in tre sessioni sui seguenti temi: 1) Dove va lEuropa e qual è il suo ruolo in un mondo che cambia? 2) Dal rancore e dalla solitudine alla speranza collettiva: come battere il consenso alla destra nella società? 3) Avere ragione non basta: come essere efficaci al tempo della democrazia svuotata?

Interverranno attivisti di reti, movimenti e organizzazioni di molti paesi fra cui Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Serbia, Spagna, Ungheria, Brasile, Iraq, Libia, Kenia.Per noi interverranno Rino Capasso dell’EN confederale nella prima sessione, Vincenzo Miliucci dell’EN confederale nella terza, mentre il nostro portavoce nazionale confederale Piero Bernocchi introdurrà e presiederà la seconda sessione.

Il pomeriggio del 12 novembre, alle 15:30 l’assemblea europea diventerà mondiale, grazie a un collegamento online, ospitando altre centinaia di persone da tutti i continenti per un incontro con gli attivisti riuniti a Sharm el Sheikh in occasione della COP27.

Confederazione COBAS

Aldrovandi Rubbiani … sciopero!!!

COMUNICATO STAMPA Bologna, 27 ottobre 2022

Cobas Scuola Bologna, FLC CGIL Bologna, GILDA Unams Bologna, CISL Scuola Amb, unitamente alla RSU di istituto, chiamano le lavoratrici e i lavoratori dell’IPSAS “Aldrovandi Rubbiani” allo sciopero di un’intera giornata: questa la richiesta emersa a larghissima maggioranza dall’assemblea sindacale di ieri, tenutasi nei locali del Liceo “A.B. Sabin” di Bologna che ha visto la partecipazione di 93 persone tra docenti ed ATA.

La Dirigente scolastica, nel periodo tra giugno 2022 e ottobre 2022, ha tenuto un profilo di totale decisione autonoma ed unilaterale, dimostrando negli incontri collegiali (collegio dei docenti, incontri di informazione e confronto con la RSU e le OO.SS., tentativo di raffreddamento in Prefettura dopo la proclamazione dello stato di agitazione) di non voler realmente confrontarsi con le lavoratrici e i lavoratori che sia direttamente, che attraverso la legittima rappresentanza, hanno avanzato richieste legittime in merito a diversi temi attinenti l’organizzazione del lavoro e il benessere/malessere lavorativo conseguente.

Il malessere provato da lavoratrici e lavoratori dell’IPSAS “Aldrovandi Rubbiani”, dovuto alla scarsa (o quasi nulla) considerazione dell’opinione degli organi collegiali, del personale docente e del personale ATA messa in atto dalla Dirigente scolastica, ha minato le condizioni per una proficua collaborazione nella gestione della vita scolastica e nella coesione di quella che dovrebbe fondare il modo di lavorare e vivere in una scuola sul rispetto e l’ascolto reciproco, il confronto e la condivisione.

Per questo le OO.SS. firmatarie di questo documento, proclameranno lo sciopero del personale docente ed ATA con i seguenti obiettivi:

➢ nuova assegnazione dei docenti alle classi in modo da ripristinare le continuità didattiche arbitrariamente cancellate ed eliminare, laddove possibile, i continui spostamenti da un plesso all’altro durante la giornata di lavoro. La decisione di operare questo ”ricircolo” di insegnanti tra le varie sedi è stata assunta a partire da giugno 2022, contro il parere contrario espresso dal Collegio dei Docenti (organo tecnico predisposto a decidere in merito alla didattica), la richiesta dell’assemblea sindacale del 19 settembre 2022 riportata anche dalle RSU di istituto e dalle OO.SS. durante il confronto del 6 ottobre 2022;

➢ rispristino dell’assegnazione delle ore di insegnamento dell’ITP di Tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali alle classi quarte dell’indirizzo grafico, così come previsto dagli ordinamenti nazionali, ripristinando così la piena legittimità del corso di studi affrontato dagli studenti di dette classi;

    ➢ rispetto delle relazioni sindacali di istituto con la consegna dell’informazione alle RSU e alle OO.SS. delle informazioni relative all’organico dell’autonomia (docenti) assegnato all’istituto e del suo utilizzo, dell’organico di diritto e di fatto del personale ATA assegnato all’istituto e dei compensi erogati al personale pattuiti nella contrattazione d’istituto nell’anno scolastico 2021/2022 in modo speculare ai criteri indicati nella contrattazione stessa;

➢ripristino di un congruo preavviso nella comunicazione degli impegni scolastici (riunioni, incontri, …), di comunicazioni chiare, precise e tempestive;

➢ rispristino del riconoscimento, come servizio effettivo, delle ore svolte per la partecipazione ai corsi obbligatori in tema di sicurezza;

➢ indicazione delle modalità per il recupero delle ore che il personale ATA deve effettuare a causa delle deliberazioni del consiglio di istituto che prevedono la chiusura della scuola in alcune giornate pre festive;

➢ rimodulazione dell’assetto organizzativo degli orari del personale ATA, attualmente costretto a continui “slittamento di orario” comunicati con poco preavviso, trattando come emergenza eventi che in realtà non lo sono.

Cobas Scuola Bologna, FLC CGIL Bologna, GILDA Unams Bologna, CISL Scuola Amb, predisporranno, a supporto degli obiettivi sopra indicati, l’indizione dello sciopero di un’intera giornata di tutto il personale docente ed ATA dell’Istituto IPSAS “Aldrovandi Rubbiani” di Bologna, volto a sensibilizzare l’intera comunità educante delle problematiche che chi lavora nell’istituto si trova ad affrontare quotidianamente, per cercare insieme di trovare soluzioni appropriate al ritorno del benessere lavorativo e del conseguente “clima” adeguato all’apprendimento delle studentesse e degli studenti.