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Nel terzo anno di pandemia la scuola continua a pagare. Quello che il Governo non ha fatto e le richieste dei Cobas

12/01/2022

Il “governo dei migliori”, di fronte all’esponenziale aumento dei contagi delle ultime settimane, alla crescente e insostenibile pressione sul sistema sanitario, all’allarme sul peggioramento della situazione che – assicurano gli esperti – ci attende nei prossimi giorni, alza le spalle e tira dritto: la scuola può ripartire “in presenza e in sicurezza”, secondo la formula, propagandistica e beffarda, con cui ha accompagnato il suo “non fare” per la sicurezza della scuola nel primo anno di vita. Mai come oggi appare nella sua evidenza il paradosso di un governo che rivendica ossessivamente un risultato (scuole in presenza e in sicurezza) che nella realtà ha fatto di tutto per scongiurare. Niente di ciò che andava fatto per rendere le scuole più sicure è stato realizzato e tutto è rimasto nella situazione, già disastrosa, precedente alla pandemia: lasciate le classi pollaio, nessuno spazio aggiuntivo, trasporti insufficienti e sovraffollati, aule senza sistemi di areazione. Nessuna delle proposte presentate in questi due anni di pandemia sono state recepite, persino l’obbligo di distanziamento di un metro è stato di fatto abolito, preso atto che in gran parte delle scuole non è praticabile. Non è stata minimamente presa in considerazione l’opportunità di invertire la rotta della politica pluridecennale di tagli forsennati che ci ha consegnato il disastro che oggi è sotto gli occhi di tutti, tanto nella scuola quanto nella sanità. Così, mentre si è continuato a ripetere “mai più DAD”, le comunità scolastiche sono state lasciate da sole a fronteggiare l’emergenza, tra le mille difficoltà di sempre, a cui si sono aggiunte quelle scaturite dall’emergenza sanitaria e quelle determinate dalle incaute uscite dei “migliori”, che hanno aumentato la confusione e moltiplicato i problemi. Nonostante ciò, le scuole si sono arrangiate e hanno garantito la didattica in presenza anche nelle crescenti difficoltà applicando le regole, poco chiare, dettate dai vari decreti-legge.

Abbiamo denunciato in estate la grande manovra diversiva del green pass che è poi continuata con l’introduzione dell’obbligo vaccinale nella scuola, perché rispondeva a finalità diverse dalla gestione sanitaria della pandemia, in un contesto, quello della scuola, in cui avevamo già aderito in massa alla campagna di vaccinazione. Perfino la necessaria campagna di vaccinazione è stata infatti gestita con l’intento politico di assolvere il governo da ogni responsabilità e dopo due anni, con i vaccini disponibili, la scuola si trova ancora una volta in ginocchio. I presidenti delle regioni dal canto loro ovviamente ne approfittano e decidono, come negli ultimi due anni, di chiudere le scuole invocando ipocritamente il diritto alla salute solo per coprire le loro responsabilità in merito al disastro sanitario e di tutti i servizi pubblici essenziali della regione, mentre fanno carte false per rimanere in zona bianca per far “girare l’economia”.

La posizione dei Cobas è stata e rimane quella di mantenere le scuole aperte a meno che le condizioni di diffusione del contagio – e non sta certo a noi stabilirlo – determinino la necessità di chiudere tutto, a partire dai servizi non essenziali. Per questo, pur consapevoli dell’attuale diffusione del contagio e della rabbia diffusa nel mondo della scuola, riteniamo inaccettabili le richieste di chiudere le scuole, e solo le scuole, avanzate da numerosi dirigenti: una coazione a ripetere che rivela lo svilimento dell’importanza  del benessere e della salute psicofisica dei giovani, del diritto allo studio, che parte proprio da chi dovrebbe  sostenere che la scuola non può essere considerata un servizio superfluo, che la DAD non è scuola e che ha già prodotto abbastanza danni, che la scuola insomma deve essere l’ultima a chiudere.

Draghi ha rivendicato in conferenza stampa un cambio di passo rispetto al governo Conte 2: la scuola non è la prima a chiudere, ma l’ultima. L’accoglimento del ricorso da parte del Tar Campania contro l’ordinanza di chiusura di De Luca è sicuramente una notizia positiva, anche se dovrebbe far riflettere sugli effetti devastanti di un ulteriore autonomia regionale differenziata. Ma il governo Draghi ha la responsabilità politica di non aver fatto quello che era necessario per rendere effettivo lo slogan della scuola aperta e in sicurezza, con l’aggravante che aveva i fondi del PNRR per farlo! Per cui, il rischio è che un numero crescente di classi sia ancora una volta in larga misura consegnato alla Dad per decisione dei dirigenti, di fronte all’impossibilità di avere un tracciamento tempestivo dei contagi in classe alla notizia del primo (o secondo o terzo) alunno positivo, come ha annunciato lo stesso Giannelli. Certo il virus esiste e picchia duro, potrebbe anche essere utile e necessario fermarsi tutti/e, ma ancora una volta lo faranno solo le scuole: bambini/e e ragazzi/e pagheranno il conto. Per il resto tutto aperto, tutti a lavorare in auto sorveglianza, anche se siamo contatti stretti, il sistema economico non deve fermarsi! Chiediamo il conto a tutti, Governo, Regioni, Province e Comuni, di quanto, in questi due anni, non è stato fatto e non si intende fare. Entrati nel terzo anno chiediamo e rivendichiamo ancora provvedimenti immediati e programmi seri per il futuro.

Dai Dirigenti Vogliamo

l’utilizzo immediato delle risorse assegnate per l’emergenza e degli avanzi di bilancio per acquistare i dispositivi ffp2 e gli areatori.

Dalle Regioni e dagli Enti Locali Vogliamo

una medicina territoriale di prossimità che garantisca le tre T (testare, tracciare, trattare), e in particolare il pieno funzionamento e potenziamento delle USCA; screening periodici di protezione adeguati e gratuiti per garantire il rientro a scuola in presenza, continuità, serenità e sicurezza; Tamponi gratuiti per tutti: alunni, docenti, ATA, famiglie; riorganizzazione del TRASPORTO PUBBLICO, con maggiori risorse; reperimento di spazi ulteriori per le scuole e adeguamento immediato di tutte le strutture esistenti.

Dal governo Centrale e dal Ministero Istruzione vogliamo

indicazioni chiare a salvaguardia del diritto all’istruzione che non aggravino le differenze tra Nord e Sud, centro e periferie e tra scuole; assunzione massiva di personale e risorse necessarie per ridurre il rapporto alunni-classe; presìdi sanitari e abolizione dell’ obbligo vaccinale nelle scuole, riammissione del personale docente e ATA sospeso con tamponi periodici e riconoscimento del diritto al lavoro e alla retribuzione; indicazioni chiare e tempestive in merito alla valutazione e alle modalità di svolgimento degli esami di stato.

Esecutivo Nazionale Cobas Scuola

Per il clima fuori dal fossile: 10 dicembre alle 17

Venerdì 10 Dicembre alle ore 17.00 presso il Centro sociale CostaArena, in via Azzo Gardino, 48 organizziamo un incontro per supportare anche nella nostra città la campagna “Per il clima/Fuori dal fossile.”Una campagna nata tre anni fa dalla convergenza di associazioni e movimenti presenti in tutta Italia e che nel rispetto delle reciproche specificità si concentra verso due obiettivi comuni:

  1. la messa in questione del sistema e del modo di produzione causa dell’attuale crisi ecologica economica pandemica epocale, e per questo FUORI DAL FOSSILE;
  2. ma anche PER IL CLIMA, nel prefigurare una giusta e diversa transizione ecologica che verta sul protagonismo dei movimenti per la giustizia sociale e climatica e di quelli insorgenti che rivendicano nuovi diritti e garanzie sul terreno del lavoro.

A differenza di qualche anno fa, oggi il tema della transizione ecologica è oramai di “pubblico dominio”, spazia nella comunicazione mainstream, viene assunto dagli stessi responsabili del disastro ecologico del pianeta come dispositivo di legittimazione delle loro scelte e dei loro piani. Dietro al paravento della “transizione ecologica” si veicolano progetti e programmi che, in realtà, mantengono ben salda al centro delle strategie la salvaguardia dei profitti, gli adeguamenti necessari al sistema per sopravvivere, con il suo portato di distruzione e sfruttamento, nell’epoca della crisi climatica ed ambientale. Ma in questi anni anche la consapevolezza sociale dell’urgenza di cambiamenti radicali si è diffusa, ha preso corpo ed ha espresso una ricca molteplicità di forme di opposizione e contrasto alle politiche di devastazione ambientale e sociale.Dal loro sito https://fuoridalfossile.wordpress.com/

Parleremo con Renato De Nicola, tra i fondatori di Fuori dal fossile, dei contenuti della campagna, delle iniziative in atto e delle possibili ricadute sul nostro territorio di mega progetti quali la Rete Adriatica (Brindisi-Minerbio), o il CCS di Ravenna.

Venerdì 10 Dicembre alle ore 17.00

presso il Centro sociale CostaArena, via Azzo Gardino, 48

Se sei interessat* scrivi a cobasbol@gmail.com

UNA LEGGE DI BILANCIO OFFENSIVA PER IL MONDO DELLA SCUOLA – Verso il 4 dicembre NO DRAGHI DAY

Giornata nazionale di protesta contro le misure economiche del governo Draghi, contro licenziamenti, privatizzazioni, delocalizzazioni e carovita.?Cortei regionali nelle principali città: la libertà di manifestare è un diritto democratico non negoziabile

VIDEO https://www.facebook.com/cobasscuola/videos/1058763328252501

La legge di bilancio per il 2022 dedica alcuni articoli alla scuola.

?CONTRATTI COVID: si prevede la possibilità di prolungare fino al termine delle lezioni i contratti COVID, ma solo per i docenti; non sono al momento previste risorse per il rinnovo del personale aggiuntivo ATA, che tanto, invece, è necessario non solamente per le operazioni di sanificazione legate all’epidemia, ma anche per rimediare a quella carenza cronica di personale che mette a rischio anche la sorveglianza e la sicurezza. Inoltre attualmente parte del personale COVID ATA, a causa dell’emergenza, garantisce l’apertura dei plessi con orario prolungato che dunque da gennaio non potrebbero più garantire la normale frequenza. La soluzione che sta circolando, cioè lasciare alle scuole la scelta se prolungare i contratti dei docenti o degli ATA, non fa altro che scaricare sulle singole scuole i tagli decisi centralmente. Tutto l’organico COVID non solo dovrebbe essere prorogato al 30 giugno, ma andrebbe stabilizzato e assunto a tempo indeterminato.

?EDUCAZIONE MOTORIA SCUOLA PRIMARIA: si inseriscono dal prossimo anno scolastico due ore di educazione motoria nelle classi quinte della primaria (dall’anno successivo anche nelle classi quarte). Le due ore saranno aggiuntive per le classi a tempo normale e in compresenza per le classi a tempo pieno. I docenti saranno selezionati con un concorso a cui si accederà con le lauree magistrali LM-67, LM-68 LM-47 e, se i concorsi non saranno espletati, si potrà attingere alle graduatorie delle classi di concorso A048 e A049. Tutto questo però senza nuovi oneri per lo Stato. Come reperire le risorse allora? Il governo valuterà i pensionamenti di tutti gli ordini di scuola e con i fondi risparmiati coprirà i costi per questo nuovo personale. Questo significa che l’inserimento dell’ Educazione motoria alla primaria comporterà di fatto un organico minore per tutti gli altri insegnamenti e ordini di scuola.

?DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO: sono previsti finanziamenti utili ad abbassare i parametri per l’autonomia delle scuole (500 studenti che scendono a 300 per comuni montani e piccole isole); tali aumenti significativi riguardano però solo l’anno 2022 (+ 40,84 milioni), mentre dal 2023 l’investimento viene fortemente decurtato (+ 27,23 milioni). Nessun intervento strutturale contro le scuole monstrum formate da mille/duemila alunni e impossibili da gestire.

?CLASSI POLLAIO: si apre alla revisione dei parametri stabiliti dalla Riforma Gelmini, che aveva imposto un incremento del numero di alunni per classe e che tante classi pollaio ha determinato. La legge di bilancio rinvia a un successivo decreto in cui saranno stabiliti le nuove soglie massime di alunni per classe, ma esse varranno solamente per le scuole caratterizzate da una situazione socio-economica difficile ed alta dispersione scolastica. Infatti, il tutto si realizzerà senza nuovi oneri per lo Stato, appoggiandosi cioè sul calo demografico e sui pensionamenti. Il problema delle classi pollaio non riguarda solo alcune scuole, ma l’intero paese ed è impensabile risolverlo a costo zero. Dopo due anni e mezzo di pandemia e mobilitazioni, in cui abbiamo chiesto massimo 20 alunni per classe ( 15 con studenti diversamente abili), la montagna ha partorito il topolino!

?AUMENTI PER I PRESIDI: dal 2022 si prevede uno stanziamento ulteriore a favore dell’aumento degli stipendi dei Dirigenti Scolastici pari a 20 milioni annue (che all’incirca corrispondono a 200 euro al mese). Ricordiamo, come si può vedere dalla tabella allegata, che gli unici stipendi che in questi anni sono aumentati sono proprio quelli dei DS (+ 26,7%) e dei DSGA (+9,9%), mentre gli stipendi del personale docente e ATA hanno perso in potere d’acquisto dall’11% al 21%. Inoltre, in base al rapporto OCSE education at glance 2021, l’ Italia, insieme all’UK , è il paese con maggiore forbice stipendiale tra dirigenti e docenti. Ma il governo ha bisogno dei Dirigenti per spingere la scuola nella direzione richiesta, per cui preferisce finanziare buste paga già sostanziose anziché intervenire sul resto del personale già fortemente penalizzato.

?AUMENTI PER I DOCENTI: Il progetto di differenziazione stipendiale dei docenti al fine di dividerli ulteriormente e metterli in competizione tra di loro secondo una logica competitiva e meritocratica viene da lontano: fu già il ministro Berlinguer a proporla (fu costretto a dimettersi dalla mobilitazione che si determinò), ma poi il progetto è tornato fuori in molti passaggi fino alla c.d. Buona scuola di Renzi del 2015, che ha modificato le funzioni del Comitato di Valutazione inserendo, accanto alla tradizionale valutazione dell’anno di prova, anche la valutazione del merito dei docenti con uno stanziamento iniziale di 200 milioni l’anno. Ma, anche per effetto della mobilitazione e della contrarietà diffusa in una buona parte della categoria, nel 2018 questi fondi sono stati destinati alle risorse oggetto della contrattazione d’istituto senza alcun vincolo di destinazione. Come RSU Cobas ci siamo impegnati a distribuirli il più possibile in modo ugualitario, in primis destinandoli anche agli ATA, poi sganciandoli da qualsiasi valutazione della qualità del lavoro, usando, laddove era necessario, parametri riferiti solo alla quantità del lavoro aggiuntivo. Ma in molte scuole vi è stata una forte concentrazione del FIS nelle mani dello staff del DS, che di fatto svolgono funzioni di competenza dirigenziale, per cui compiti dei DS vengono retribuiti con soldi stornati dal CCNL di docenti e Ata, mentre dovrebbero derivare dai fondi stanziati per il contratto dei dirigenti. La legge di bilancio del 2022 sembra puntare, invece, di nuovo ad una valorizzazione premiale, ancorata a criteri decisi al di fuori della contrattazione d’istituto. Comunque, in base alla normativa vigente tutti i fondi destinati al personale sono oggetto di contrattazione, senza alcun vincolo di destinazione. Ma non è escluso che il nuovo CCNL intervenga in modo peggiorativo con nuovi vincoli alla contrattazione d’istituto, come prefigura la Relazione tecnica della legge di bilancio. In tal caso, di nuovo avremmo un’invasione di campo della legge nelle materie riservate alla contrattazione collettiva.
Ma entriamo nei dettagli. Innanzitutto, un’occhiata ai finanziamenti che sempre sono la cartina di tornasole delle vere intenzioni di un governo: i finanziamenti per il merito ammontavano a 10 milioni per il 2018, a 20 milioni per il 2019 e a 30 milioni per il 2020 e il 2021. Ora dal 2022 in poi il governo stanzia 240 milioni annui. Questo il segnale più forte: i finanziamenti vengono quasi decuplicati perché si vuole intervenire con decisione e portare a casa un obiettivo di trasformazione della scuola perseguito da tutti i governi da vent’anni. In base a quali parametri alcuni docenti dovrebbero guadagnare più degli altri? Si amplia quanto già determinato dall’articolo 1, comma 593, della legge 27 dicembre 2017, n. 205; unendo le due disposizioni, i parametri risultano i seguenti:
– valorizzazione dell’impegno in attività di formazione, ricerca e sperimentazione didattica e della dedizione nell’insegnamento e nella promozione della comunità scolastica
– valorizzazione del contributo alla diffusione nelle istituzioni scolastiche di modelli per una didattica per lo sviluppo delle competenze
– valorizzazione del costante e qualificato aggiornamento professionale

Ecco che ritornano tutte le parole chiave che identificano la “cattiva scuola”: la scuola delle competenze addestrative, del saper fare da acquisire rapidamente e rapidamente dismettere, in linea con la precarizzazione del mercato del lavoro. E’ un modello di scuola che ha già prodotto molto analfabetismo cognitivo di ritorno. Contro questa devastazione abbiamo bisogno di innovazione, ma di un’innovazione che metta al centro lo sviluppo degli strumenti cognitivi e dello spirito critico, in linea con il ruolo che la Costituzione assegna alla scuola, che non è quello di formare il capitale umano, ma cittadini consapevoli, dotati di spirito critico e autonomia di giudizio.

E’ vero, abbiamo bisogno anche di più formazione, che però non può essere quella che ci è stata propinata in modo ossessivo negli ultimi anni: corsi sulle competenze, sui BES, sulla didattica digitale ecc. Corsi sempre uguali a se stessi e spesso tenuti da chi nella scuola spesso non ha lavorato neppure un giorno.

Non manca il riferimento al marketing (la promozione della propria scuola) al quale purtroppo non pochi colleghi da anni dedicano le proprie energie, ben sapendo che stanno vendendo solo fumo da gettare negli occhi ai genitori-clienti i cui figli troveranno poi ben altre realtà nella concretezza del fare scuola quotidiano. Anche il cd orientamento è diventato marketing, talvolta nella forma della pubblicità peggiore.
Al limite del ridicolo e dell’offensivo è il parametro della dedizione all’insegnamento, che tanto odora di maestre angeli dell’aula, di un’idea passatista della professione docente.

Se è questo quello che intendeva il ministro Bianchi quando ha parlato di sostanziosi aumenti degli stipendi del personale della scuola, ricordiamo a lui e ai sindacati confederali che siederanno al tavolo per il rinnovo del contratto quale è realmente la situazione salariale nella scuola italiana:

?Ecco, questa è la realtà! Non c’è nessun bisogno di dirottare gli aumenti significativi su un ridicolo e assolutamente non oggettivo merito dei docenti; c’è bisogno al contrario di aumentare le buste paga PER TUTTI I LAVORATORI DELLA SCUOLA che questa volta non accetteranno i fondi esigui previsti, cioè un’altra elemosina, così come è stato negli ultimi rinnovi del contratto.

Insegnanti, non tappabuchi

Vademecum contro l’utilizzo illegittimo del sostegno per le supplenzehttp://www.cobas-scuola-pisa.it/insegnanti-non…/➡️➡️➡️ Rivolgiti alla nostra sede di Bologna per ritirare la tua copia cartaceaSempre più spesso la nostra organizzazione sindacale riceve segnalazioni di utilizzo illegittimo di docenti di sostegno di ogni ordine e grado. Considerato alla stregua di tappabuchi nelle mani del dirigente scolastico, il personale su sostegno viene infatti puntualmente impiegato per sostituzioni in caso di assenza momentanea o prolungata di altri docenti curriculari. Si tratta purtroppo di un fenomeno preoccupante e in costante crescita: in tanti (troppi) casi l’insegnante di sostegno, figura preziosissima per il corretto funzionamento di tutta l’istituzione scolastica, è sacrificabile, spostabile a piacimento nella scacchiera dell’orario scolastico, qualsiasi sia la sua programmazione giornaliera, qualsiasi siano le esigenze e le necessità degli studenti e delle studentesse che gli/le sono affidati.Tale pratica è odiosa sotto diversi punti di vista: se è vero che lede la professionalità di docenti che vengono sacrificati con la scusa di un’“emergenza” che in realtà dura tutto l’anno, il vero vulnus ancora più grave riguarda gli allievi e le allieve con disabilità, a cui in nome del risparmio economico viene impunemente negato il diritto allo studio e spesso alla sicurezza, a dispetto di tutte le normative in vigore.

VERSO IL 4 DICEMBRE, NO DRAGHI DAY – I SALARI DEGLI ITALIANI SONO GLI UNICI A DIMINUIRE!

L’Italia è l’unico paese europeo in cui i salari sono diminuiti dal 1990 ad oggi……aggiungiamo che talvolta lo stipendio al personale della scuola neanche arriva –> https://www.tecnicadellascuola.it/precari-supplenze-brevi…

VERSO IL 4 DICEMBRE, NO DRAGHI DAYGiornata nazionale di protesta contro le misure economiche del governo Draghi, contro licenziamenti, privatizzazioni, delocalizzazioni e carovita.

Addestrati come e a che cosa? Ne parliamo con Rete Bessa

Riportiamo dall’evento degli organizzatori

Com’è che la scuola è diventata un coacervo burocratico di “rendicontazioni”, “evidenze”, “certificazioni”, “progetti”, una palude di scartoffie per i lavoratori e una macchina ansiogena di misurazione continua delle competenze per gli studenti? Ad anni dall’ingresso della valutazione standardizzata dell’istituto INVALSI, con l’ulteriore innovazione della valutazione per competenze, quali sono gli effetti di questi cambiamenti?
E ancora, perché il mantra dei politici continua da anni ad affermare la necessità di legare il mondo della formazione a quello del lavoro, utilizzando questi dispositivi?Il rapporto tra scuola e mondo del lavoro è da sempre un tema interessante per chi si occupa di educazione. Nel corso della storia ha determinato trasformazioni che hanno plasmato i linguaggi, le funzioni, le forme della legittimazione ideologica della scuola, ne hanno cambiato il volto e il ruolo sociale.
Da ormai circa un trentennio si assiste ad una forte trasformazione in senso neoliberale della scuola: ciò che conta, nel discorso egemone, è che essa formi forza-lavoro efficiente, performativa, spendibile per la crescita economica nel contesto di un’economia capitalistica cognitiva e ad altissima concorrenza. Non si tratta di un discorso politicamente neutro: molte delle parole d’ordine che utilizziamo correntemente a scuola, in ambito didattico-pedagogico, sono scritte nero su bianco su diversi documenti delle associazioni degli industriali e poi mediate politicamente dalla “strategia di Lisbona” dell’Unione Europea e quindi dalle norme che regolamentano la scuola.Il risultato è non solo quel gergo aziendalistico e oggettivante di cui sopra, ma anche un’istituzione scolastica che ha assunto le forme di un’idra a più teste.
L’antica funzione (nazionalistica) di “formazione dei cittadini della repubblica” convive – spesso in maniera contraddittoria – con confuse forme di didattica “innovativa”, che nascondono obiettivi di addestramento al lavoro dietro a un vocabolario pedagogico infarcito di lessico democratico.

Di come si è arrivati fino a qui ne parliamo con

Silvia Di Fresco e Matteo Vescovi (autori dell’articolo “L’arrestabile ascesa della scuola delle competenze”, da cui partono diverse nostre riflessioni. Qui il link: https://www.ospiteingrato.unisi.it/larrestabile-ascesa…/ )
Luca Castrignanò (Cobas Scuola)

Rif. sito Rete Bessa

APPELLO DEL SINDACALISMO DI BASE E CONFLITTUALE: 4 dicembre No Draghi Day

VIDEO https://www.facebook.com/cobasscuola/videos/320835533187877

4 dicembre No Draghi Day – Giornata nazionale di protesta contro le misure economiche del governo Draghi, contro licenziamenti, privatizzazioni, delocalizzazioni e carovita.?Cortei regionali nelle principali città: la libertà di manifestare è un diritto democratico non negoziabileLa Legge di Bilancio prodotta dal governo Draghi conferma il nuovo e pesante attacco allecondizioni di vita deisettori sociali più deboli del paese mentre stanzia ulteriori risorse per le grandiimprese e le rendite finanziarie.Si conferma la linea politica dell’aumento delle disuguaglianze, anziché invertire rotta.Gli aumenti dei prezzi delle materie prime e dell’energia provocano un rincaro delle bollette e del caro vita che colpiscono lavoratori e lavoratrici, che hanno salari bloccati da contratti non rinnovati, pensionati e ancor peggio gli strati più poveri della popolazione, come i pensionati al minimo o i percettori del reddito di cittadinanza. Sulle pensioni si mantiene il famigerato impianto della Fornero, quindi un rialzo dell’età pensionabile, anche se per ammorbidire si propone quota 102 per il prossimo anno, sempre molto al di sotto delle aspettative anche per garantire un necessario ricambio generazionale.Sul Reddito di Cittadinanza si introducono misure per restringerne la platea e per forzare i percettori ad accettare qualsiasi lavoro: part-time, a tempo determinato e a grande distanza dalla residenza. Sul fisco si preannuncia l’abolizione dell’IRAP, cioè dell’unica tassa ineludibile per le imprese, mentre le riduzioni per i lavoratori verranno indirizzate verso i redditi medio-alti (tra i 28 e i 55mila euro).In una fase in cui è ormai operativo lo sblocco totale dei licenziamenti e sono ancora visibili gli effetti pesantissimi della crisi pandemica, la manovra economica concentra le risorse sulle grandi imprese, esattamente con la stessa logica con cui si è elaborato il PNRR, e non si pone il problema drammatico della riduzione delle fortissime disuguaglianze sociali attraverso la redistribuzione del reddito. Quasi inesistenti gli investimenti pubblici nei settori chiave della vita sociale, come sanità, scuola e trasporti urbani, fondamentali anche per contrastare, oltre ai necessari vaccini, la diffusione della pandemia. Non ci sono né sono previsti interventi per rialzare i salari in un paese dove è in forte crescita il lavoro povero. Viene inoltre riesumato il pericolosissimo progetto di autonomia differenziata, destinato ad aumentare le differenze territoriali e sociali. E ancora una volta non ci sono interventi sulla drammatica questione abitativa per incrementare l’offerta di alloggi popolari, né ci sono risposte al dramma degli sfratti. A completare il piano di Draghi c’è invece il disegno di legge del governo sulla concorrenza che prepara una privatizzazione selvaggia di tutto ciò che resta ancora di pubblico nel nostro paese: dai trasporti locali all’energia, dall’acqua all’igiene ambientale, dai porti fino alla liberalizzazione dei taxi e ad un rilancio in grande stile della sanità privata. È l’apertura liberista definitiva alla ferrea legge del mercato, in spregio a qualsiasi preoccupazione per i diritti sociali, la salvaguardia dei beni comuni, il riequilibrio e la giustizia sociale. Una conferma della vuota retorica governativa in materia di salvaguardia dell’ambiente e di lotta al cambiamento climatico poiché mettere i beni comuni, a cominciare dalle risorse idriche ed energetiche, nelle mani delle grandi società private non potrà che favorire nuovi disastri ambientali ed abbassare ulteriormente le tutele in materia disalute e sicurezza di lavoratori e cittadini.Con la legge di bilancio e il disegno di legge sulla concorrenza Draghi sta realizzando i diktat dell’Unione Europea e soddisfacendo tutte le richieste di Confindustria, senza incontrare alcuna vera opposizione sul piano politico e con il silenzio complice di Cgil, Cisl, Uil. Forte del sostegno che ha da parte dell’intero arco parlamentare questo governo marcia compatto nella direzione di ridurre i diritti della classe lavoratrice, utilizzando le tecniche repressive del decreto Salvini e dando copertura alle azioni illegali da parte del padronato quando utilizza le squadracce pagate per picchiare lavoratori e lavoratrici in sciopero.Il riuscito sciopero generale dell’11 ottobre, promosso da tutto il sindacalismo conflittuale e di base, con la sua piattaforma di lotta ha individuato con precisione i temi sui quali proseguire la mobilitazione. No ai licenziamenti e alle privatizzazioni. Lotta per il salario e il reddito garantito.Cancellazione della Legge Fornero, contrasto al carovita e ai diktat dell’Unione Europea. Rinnovi contrattuali e lotta alla precarietà per la piena occupazione. Forti investimenti per scuola, sanità, trasporti e previdenza pubblica, contro le spese militari e le missioni all’estero, a favore di una necessaria spesa sociale. Per un fisco equo che aggredisca le rendite e riduca le disuguaglianze sociali. Il programma di lotta dell’11 ottobre oggi esce rafforzato dai nuovi provvedimenti presentati da Draghi, che ne confermano l’indirizzo fortemente antipopolare.È dunque urgente la costruzione di un vasto movimento popolare che contrasti con la mobilitazione e la lotta questo disegno autoritario destinato ad approfondire le disuguaglianze e ad aumentare la povertà.Il sindacalismo di base propone e si impegna a costruire una Giornata di protesta nazionale per il prossimo 4 dicembre denominata “No Draghi Day” e invita, pertanto, tutti i movimenti e le realtà sociali e politiche a costruire la mobilitazione in forma unitaria e condivisa. La Giornata sarà caratterizzata da cortei regionali che avranno l’obiettivo di difendere la libertà di manifestare contro ogni odioso divieto a sfilare nei centri storici e sotto i palazzi delle istituzioni.ADL COBAS, CLAP, CONFEDERAZIONE COBAS, COBAS SARDEGNA,CUB,FUORI MERCATO, ORSA, SIAL COBAS, SGB, UNICOBAS, USB, USI-

L’esposizione autoritativa del crocefisso nelle aule scolastiche non è compatibile con la laicità dello stato

Cobas Scuola

12/09/2021

Annullata la sanzione disciplinare per aver rimosso dalla classe il simbolo religioso

La lunga battaglia civile del prof. Franco Coppoli sulla laicità degli ambienti formativi, patrocinata dall’UAAR, dai COBAS Scuola e dagli avvocati Fabio Corvaja e Simonetta Crisci è arrivata ad una importante sentenza delle sezioni unite della Corte di Cassazione che hanno annullato la sanzione disciplinare e la sentenza della Corte di Appello di Perugia 165/14 con rinvio ad altra corte, per illegittimità dell’ordine di servizio del dirigente scolastico. La Corte ha stabilito l’ l’importante principio che l’ostensione obbligatoria o autoritativa nella scuola pubblica del crocefisso è incompatibile con l’ indispensabile distinzione degli ordini dello Stato dalle confessioni religiose.

Il docente era stato sospeso nel 2009, per un mese dallo stipendio e dall’insegnamento, per aver rimosso, in autotutela, il crocefisso dall’aula dove insegnava durante la sua ora di lezione, per garantire la dovuta laicità  e inclusività degli ambienti educativi.

Dopo un lungo iter questa sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione è importante perché definisce che l’affissione del crocefisso da parte di dirigenti scolastici e della Pubblica Amministrazione è incompatibile con il principio di laicità dello Stato.

Nella sentenza è affermato che l’autorità pubblica non può promuovere con effetti vincolanti — e dunque  con  implicazione  sanzionatoria  per  chi entri in contrasto con quella prescrizione  — un  simbolo  religioso, neanche con la semplice e passiva esposizione silenziosa su una parete.

Nella sentenza si ricorda che l’affissione del crocefisso nelle scuole è stata imposta dal fascismo, che subito dopo la marcia su Roma iniziò quel processo di affiancamento della chiesa cattolica che portò ai patti lateranensi nel febbraio 1929.

Oggi non esiste più alcuna religione di Stato e la laicità dello Stato è un principio costituzionale fondamentale come ribadito dalla Cassazione con questa sentenza.

Un secondo principio importante è che la scuola non è “un servizio a domanda”: la circolare del dirigente scolastico era illegittima anche perché basata solo sulla richiesta della maggioranza degli studenti, senza tener conto delle diverse esigenze  rappresentate dalla minoranza degli studenti e dallo stesso prof. Coppoli.

L’Istituzione scolastica autonoma, tramite gli organi collegiali e, nello specifico, il consiglio di classe (non il dirigente scolastico autoritativamente) deve trovare un “ragionevole aggiustamento” fra le diverse istanze. In particolare, la Corte propone a titolo esemplificativo tre possibilità:  a) l’affissione sulla parete accanto al crocefisso di un simbolo rappresentativo della cultura laica; b) una diversa collocazione spaziale del crocefisso non alle spalle del docente; c) l’uso non permanente della parete con il momentaneo e rispettoso spostamento del crocefisso  durante l’ora di lezione del docente, che è esattamente il comportamento tenuto dal prof Coppoli , che a fine lezione rimetteva il crocifisso sulla parete.

Affermando che il crocefisso è un simbolo passivo la sentenza ha, invece, respinto la questione della discriminazione.

Va sottolineato che la soluzione prospettata dalla Corte apre alla possibilità che nella pratica si arrivi ad una forte differenziazione di pratiche tra le scuole con l’affissione di diverse rappresentazioni religiose con una pericolosa moltiplicazione dei simboli religiosi nelle aule; è preferibile una soluzione alla francese con il divieto di esposizione di simboli religiosi nelle aule. Va evitato, in ogni caso, l’uso discriminatorio dei simboli religiosi o culturali, contrario alla ratio della sentenza che ribadisce continuamente che in materia di religione nessun rilievo può essere attribuito al criterio quantitativo, al criterio di maggioranza e che la scuola pubblica non ha e non può avere un proprio credo da imporre:  l’ambiente scolastico è sottratto al principio di autorità trascendentale!

 I COBAS della scuola, docenti e ATA, continueranno a lavorare per costruire una comunità educativa inclusiva, libera e critica ed evitare un uso strumentale, escludente e discriminatorio dei simboli religiosi.

COBAS COMITATI DI BASE DELLA SCUOLA