10 dicembre Sciopero generale della Scuola con manifestazioni locali

Come i governi precedenti, anche l’esecutivo Draghi, nonostante l’enorme disponibilità di fondi europei, prosegue, con il PNRR e la legge di bilancio, nell’attacco al diritto all’istruzione e ai lavoratori/trici della scuola, visto che i provvedimenti sono caratterizzati da:

  • proposte salariali per il rinnovo del contratto (scaduto nel 2018) ridicole e offensive, come nel caso del premio per la “dedizione al lavoro”, che ricorda le campagne del ventennio;
  • nessuna stabilizzazione del personale precario, docenti e ATA;
  • nessun investimento nell’edilizia scolastica, con conseguenti problemi per la sicurezza, cresciuti ulteriormente con la pandemia;
  • nessuna riduzione strutturale del numero degli alunni/e per classe;
  • nessuno stop ai progetti di Autonomia differenziata con i quali si vuole regionalizzare l’istruzione, che anzi vengono di nuovo allegati alla Legge di bilancio.

In questo contesto, a fronte di una stragrande maggioranza di lavoratori/trici (intorno al 95%) che ha scelto di vaccinarsi, il governo, per nascondere incapacità e inefficienza, nonostante nelle scuole si stia lavorando regolarmente, impone la vaccinazione obbligatoria, che non tutela la sicurezza sul luogo del lavoro e di cui non si comprendono le motivazioni scientifiche. Determinando, così, una situazione paradossale per cui nelle aule sarà comunque presente una maggioranza di persone, gli alunni/e, non vaccinati, né controllati (per questi ultimi, sia chiaro, non si chiede la vaccinazione obbligatoria, che violerebbe il diritto all’istruzione). Al tempo stesso, riteniamo la campagna di vaccinazione e la sospensione dei brevetti strumenti indispensabili, anche se non unici, per combattere la pandemia

Chiediamo:

  • Stipendi europei, con il recupero del 20% circa del potere d’ acquisto perso negli ultimi decenni, senza alcuna differenziazione in base al presunto “merito” o “dedizione al lavoro”
  • Un piano straordinario di assunzioni, a partire dai “precari”, docenti (3 anni di lavoro) e ATA (2 anni)
  • Conferma e stabilizzazione dell’organico Covid docente e ATA
  • Massimo 20 alunni per classe, da ridurre a 15 con studenti diversamente abili
  • Formazione e aggiornamento in orario di servizio
  • Centralità della scuola nel PNRR, innanzitutto attraverso un piano straordinario per l’edilizia scolastica e la sicurezza
  • Ritiro di qualsiasi progetto sull’Autonomia differenziata
  • Ritiro dell’obbligo vaccinale

Esecutivo nazionale COBAS Scuola

NO all’obbligo vaccinale nella scuola, SI’ alla campagna di vaccinazione

“Dal 15 dicembre 2021, l’obbligo vaccinale si applica anche alle seguenti categorie di personale: a) al personale scolastico del sistema nazionale di istruzione, delle scuole non paritarie, dei servizi educativi per l’infanzia, dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti, dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale, dei sistemi regionali che realizzano i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore”, così il CdM del 24 novembre. La stragrande maggioranza di lavoratori della scuola (intorno al 95%) è già vaccinata, ma il governo, per nascondere incapacità e inefficienza, nonostante nelle scuole si stia lavorando regolarmente, impone la vaccinazione obbligatoria. Una vessazione di cui non si comprendono le ragioni scientifico-sanitarie, poiché le aule continueranno a essere frequentate da una maggioranza (gli alunni) non vaccinata e, quindi, per evitare la diffusione della pandemia continuerà a essere determinante il rispetto delle regole (mascherine, uso del gel…), come ha fatto, dall’inizio dell’anno, tutto il personale, vaccinato e non. Questi ultimi, in particolare, per lavorare si sono sottoposti, a loro spese, ogni 48 ore a una verifica dello stato di salute mediante un tampone.E’ quindi evidente che questo provvedimento serve solo a nascondere lo stato disastroso della scuola pubblica ulteriormente accentuato dalle politiche del governo Draghi. Infatti, all’apertura di questo nuovo anno scolastico ci siamo ritrovati nelle stesse pessime condizioni precedenti:- Personale (Docente e ATA) in numero insufficiente- Presenza diffusa delle classi pollaio- Nessun intervento significativo sull’edilizia scolastica- Mancato rispetto della distanza di un metro fra gli alunni, grazie alla possibilità di deroga quando le classi sono numerose e/o le aule piccole- Trasporti in condizioni disastroseL’obbligo vaccinale non servirà certo a modificare tutto questo, mentre, di fatto, viene rimesso in discussione il delicato equilibrio che deve essere garantito tra i diversi diritti costituzionali: all’ istruzione, che non può che essere in presenza e per tutti (art. 34 Cost.); alla salute, “come fondamentale diritto dell’individuo”, ma anche come “interesse della collettività” (art.32); al lavoro e ad una retribuzione che garantisca libertà e dignità (artt. 4 e 36); alla libertà personale (art.13). All’interno di un clima generale che punta sempre più sulla repressione per risolvere i problemi sociali, come è già avvenuto con le pesantissime limitazioni del diritto di manifestare. Poiché i Cobas Scuola hanno sin dall’inizio sostenuto che la vaccinazione, nella situazione determinata da decenni di tagli alla sanità, sia uno strumento fondamentale, anche se non l’unico, per combattere la pandemia, ma al contempo hanno ribadito il carattere volontario di tale scelta, chiedono che il CdM revochi immediatamente l’obbligo vaccinale, garantendo una prosecuzione serena della vita scolastica per lavoratori e studenti. Esecutivo Nazionale COBAS Scuola

UNA LEGGE DI BILANCIO OFFENSIVA PER IL MONDO DELLA SCUOLA – Verso il 4 dicembre NO DRAGHI DAY

Giornata nazionale di protesta contro le misure economiche del governo Draghi, contro licenziamenti, privatizzazioni, delocalizzazioni e carovita.?Cortei regionali nelle principali città: la libertà di manifestare è un diritto democratico non negoziabile

VIDEO https://www.facebook.com/cobasscuola/videos/1058763328252501

La legge di bilancio per il 2022 dedica alcuni articoli alla scuola.

?CONTRATTI COVID: si prevede la possibilità di prolungare fino al termine delle lezioni i contratti COVID, ma solo per i docenti; non sono al momento previste risorse per il rinnovo del personale aggiuntivo ATA, che tanto, invece, è necessario non solamente per le operazioni di sanificazione legate all’epidemia, ma anche per rimediare a quella carenza cronica di personale che mette a rischio anche la sorveglianza e la sicurezza. Inoltre attualmente parte del personale COVID ATA, a causa dell’emergenza, garantisce l’apertura dei plessi con orario prolungato che dunque da gennaio non potrebbero più garantire la normale frequenza. La soluzione che sta circolando, cioè lasciare alle scuole la scelta se prolungare i contratti dei docenti o degli ATA, non fa altro che scaricare sulle singole scuole i tagli decisi centralmente. Tutto l’organico COVID non solo dovrebbe essere prorogato al 30 giugno, ma andrebbe stabilizzato e assunto a tempo indeterminato.

?EDUCAZIONE MOTORIA SCUOLA PRIMARIA: si inseriscono dal prossimo anno scolastico due ore di educazione motoria nelle classi quinte della primaria (dall’anno successivo anche nelle classi quarte). Le due ore saranno aggiuntive per le classi a tempo normale e in compresenza per le classi a tempo pieno. I docenti saranno selezionati con un concorso a cui si accederà con le lauree magistrali LM-67, LM-68 LM-47 e, se i concorsi non saranno espletati, si potrà attingere alle graduatorie delle classi di concorso A048 e A049. Tutto questo però senza nuovi oneri per lo Stato. Come reperire le risorse allora? Il governo valuterà i pensionamenti di tutti gli ordini di scuola e con i fondi risparmiati coprirà i costi per questo nuovo personale. Questo significa che l’inserimento dell’ Educazione motoria alla primaria comporterà di fatto un organico minore per tutti gli altri insegnamenti e ordini di scuola.

?DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO: sono previsti finanziamenti utili ad abbassare i parametri per l’autonomia delle scuole (500 studenti che scendono a 300 per comuni montani e piccole isole); tali aumenti significativi riguardano però solo l’anno 2022 (+ 40,84 milioni), mentre dal 2023 l’investimento viene fortemente decurtato (+ 27,23 milioni). Nessun intervento strutturale contro le scuole monstrum formate da mille/duemila alunni e impossibili da gestire.

?CLASSI POLLAIO: si apre alla revisione dei parametri stabiliti dalla Riforma Gelmini, che aveva imposto un incremento del numero di alunni per classe e che tante classi pollaio ha determinato. La legge di bilancio rinvia a un successivo decreto in cui saranno stabiliti le nuove soglie massime di alunni per classe, ma esse varranno solamente per le scuole caratterizzate da una situazione socio-economica difficile ed alta dispersione scolastica. Infatti, il tutto si realizzerà senza nuovi oneri per lo Stato, appoggiandosi cioè sul calo demografico e sui pensionamenti. Il problema delle classi pollaio non riguarda solo alcune scuole, ma l’intero paese ed è impensabile risolverlo a costo zero. Dopo due anni e mezzo di pandemia e mobilitazioni, in cui abbiamo chiesto massimo 20 alunni per classe ( 15 con studenti diversamente abili), la montagna ha partorito il topolino!

?AUMENTI PER I PRESIDI: dal 2022 si prevede uno stanziamento ulteriore a favore dell’aumento degli stipendi dei Dirigenti Scolastici pari a 20 milioni annue (che all’incirca corrispondono a 200 euro al mese). Ricordiamo, come si può vedere dalla tabella allegata, che gli unici stipendi che in questi anni sono aumentati sono proprio quelli dei DS (+ 26,7%) e dei DSGA (+9,9%), mentre gli stipendi del personale docente e ATA hanno perso in potere d’acquisto dall’11% al 21%. Inoltre, in base al rapporto OCSE education at glance 2021, l’ Italia, insieme all’UK , è il paese con maggiore forbice stipendiale tra dirigenti e docenti. Ma il governo ha bisogno dei Dirigenti per spingere la scuola nella direzione richiesta, per cui preferisce finanziare buste paga già sostanziose anziché intervenire sul resto del personale già fortemente penalizzato.

?AUMENTI PER I DOCENTI: Il progetto di differenziazione stipendiale dei docenti al fine di dividerli ulteriormente e metterli in competizione tra di loro secondo una logica competitiva e meritocratica viene da lontano: fu già il ministro Berlinguer a proporla (fu costretto a dimettersi dalla mobilitazione che si determinò), ma poi il progetto è tornato fuori in molti passaggi fino alla c.d. Buona scuola di Renzi del 2015, che ha modificato le funzioni del Comitato di Valutazione inserendo, accanto alla tradizionale valutazione dell’anno di prova, anche la valutazione del merito dei docenti con uno stanziamento iniziale di 200 milioni l’anno. Ma, anche per effetto della mobilitazione e della contrarietà diffusa in una buona parte della categoria, nel 2018 questi fondi sono stati destinati alle risorse oggetto della contrattazione d’istituto senza alcun vincolo di destinazione. Come RSU Cobas ci siamo impegnati a distribuirli il più possibile in modo ugualitario, in primis destinandoli anche agli ATA, poi sganciandoli da qualsiasi valutazione della qualità del lavoro, usando, laddove era necessario, parametri riferiti solo alla quantità del lavoro aggiuntivo. Ma in molte scuole vi è stata una forte concentrazione del FIS nelle mani dello staff del DS, che di fatto svolgono funzioni di competenza dirigenziale, per cui compiti dei DS vengono retribuiti con soldi stornati dal CCNL di docenti e Ata, mentre dovrebbero derivare dai fondi stanziati per il contratto dei dirigenti. La legge di bilancio del 2022 sembra puntare, invece, di nuovo ad una valorizzazione premiale, ancorata a criteri decisi al di fuori della contrattazione d’istituto. Comunque, in base alla normativa vigente tutti i fondi destinati al personale sono oggetto di contrattazione, senza alcun vincolo di destinazione. Ma non è escluso che il nuovo CCNL intervenga in modo peggiorativo con nuovi vincoli alla contrattazione d’istituto, come prefigura la Relazione tecnica della legge di bilancio. In tal caso, di nuovo avremmo un’invasione di campo della legge nelle materie riservate alla contrattazione collettiva.
Ma entriamo nei dettagli. Innanzitutto, un’occhiata ai finanziamenti che sempre sono la cartina di tornasole delle vere intenzioni di un governo: i finanziamenti per il merito ammontavano a 10 milioni per il 2018, a 20 milioni per il 2019 e a 30 milioni per il 2020 e il 2021. Ora dal 2022 in poi il governo stanzia 240 milioni annui. Questo il segnale più forte: i finanziamenti vengono quasi decuplicati perché si vuole intervenire con decisione e portare a casa un obiettivo di trasformazione della scuola perseguito da tutti i governi da vent’anni. In base a quali parametri alcuni docenti dovrebbero guadagnare più degli altri? Si amplia quanto già determinato dall’articolo 1, comma 593, della legge 27 dicembre 2017, n. 205; unendo le due disposizioni, i parametri risultano i seguenti:
– valorizzazione dell’impegno in attività di formazione, ricerca e sperimentazione didattica e della dedizione nell’insegnamento e nella promozione della comunità scolastica
– valorizzazione del contributo alla diffusione nelle istituzioni scolastiche di modelli per una didattica per lo sviluppo delle competenze
– valorizzazione del costante e qualificato aggiornamento professionale

Ecco che ritornano tutte le parole chiave che identificano la “cattiva scuola”: la scuola delle competenze addestrative, del saper fare da acquisire rapidamente e rapidamente dismettere, in linea con la precarizzazione del mercato del lavoro. E’ un modello di scuola che ha già prodotto molto analfabetismo cognitivo di ritorno. Contro questa devastazione abbiamo bisogno di innovazione, ma di un’innovazione che metta al centro lo sviluppo degli strumenti cognitivi e dello spirito critico, in linea con il ruolo che la Costituzione assegna alla scuola, che non è quello di formare il capitale umano, ma cittadini consapevoli, dotati di spirito critico e autonomia di giudizio.

E’ vero, abbiamo bisogno anche di più formazione, che però non può essere quella che ci è stata propinata in modo ossessivo negli ultimi anni: corsi sulle competenze, sui BES, sulla didattica digitale ecc. Corsi sempre uguali a se stessi e spesso tenuti da chi nella scuola spesso non ha lavorato neppure un giorno.

Non manca il riferimento al marketing (la promozione della propria scuola) al quale purtroppo non pochi colleghi da anni dedicano le proprie energie, ben sapendo che stanno vendendo solo fumo da gettare negli occhi ai genitori-clienti i cui figli troveranno poi ben altre realtà nella concretezza del fare scuola quotidiano. Anche il cd orientamento è diventato marketing, talvolta nella forma della pubblicità peggiore.
Al limite del ridicolo e dell’offensivo è il parametro della dedizione all’insegnamento, che tanto odora di maestre angeli dell’aula, di un’idea passatista della professione docente.

Se è questo quello che intendeva il ministro Bianchi quando ha parlato di sostanziosi aumenti degli stipendi del personale della scuola, ricordiamo a lui e ai sindacati confederali che siederanno al tavolo per il rinnovo del contratto quale è realmente la situazione salariale nella scuola italiana:

?Ecco, questa è la realtà! Non c’è nessun bisogno di dirottare gli aumenti significativi su un ridicolo e assolutamente non oggettivo merito dei docenti; c’è bisogno al contrario di aumentare le buste paga PER TUTTI I LAVORATORI DELLA SCUOLA che questa volta non accetteranno i fondi esigui previsti, cioè un’altra elemosina, così come è stato negli ultimi rinnovi del contratto.

Insegnanti, non tappabuchi

Vademecum contro l’utilizzo illegittimo del sostegno per le supplenzehttp://www.cobas-scuola-pisa.it/insegnanti-non…/➡️➡️➡️ Rivolgiti alla nostra sede di Bologna per ritirare la tua copia cartaceaSempre più spesso la nostra organizzazione sindacale riceve segnalazioni di utilizzo illegittimo di docenti di sostegno di ogni ordine e grado. Considerato alla stregua di tappabuchi nelle mani del dirigente scolastico, il personale su sostegno viene infatti puntualmente impiegato per sostituzioni in caso di assenza momentanea o prolungata di altri docenti curriculari. Si tratta purtroppo di un fenomeno preoccupante e in costante crescita: in tanti (troppi) casi l’insegnante di sostegno, figura preziosissima per il corretto funzionamento di tutta l’istituzione scolastica, è sacrificabile, spostabile a piacimento nella scacchiera dell’orario scolastico, qualsiasi sia la sua programmazione giornaliera, qualsiasi siano le esigenze e le necessità degli studenti e delle studentesse che gli/le sono affidati.Tale pratica è odiosa sotto diversi punti di vista: se è vero che lede la professionalità di docenti che vengono sacrificati con la scusa di un’“emergenza” che in realtà dura tutto l’anno, il vero vulnus ancora più grave riguarda gli allievi e le allieve con disabilità, a cui in nome del risparmio economico viene impunemente negato il diritto allo studio e spesso alla sicurezza, a dispetto di tutte le normative in vigore.

VERSO IL 4 DICEMBRE, NO DRAGHI DAY – I SALARI DEGLI ITALIANI SONO GLI UNICI A DIMINUIRE!

L’Italia è l’unico paese europeo in cui i salari sono diminuiti dal 1990 ad oggi……aggiungiamo che talvolta lo stipendio al personale della scuola neanche arriva –> https://www.tecnicadellascuola.it/precari-supplenze-brevi…

VERSO IL 4 DICEMBRE, NO DRAGHI DAYGiornata nazionale di protesta contro le misure economiche del governo Draghi, contro licenziamenti, privatizzazioni, delocalizzazioni e carovita.

Addestrati come e a che cosa? Ne parliamo con Rete Bessa

Riportiamo dall’evento degli organizzatori

Com’è che la scuola è diventata un coacervo burocratico di “rendicontazioni”, “evidenze”, “certificazioni”, “progetti”, una palude di scartoffie per i lavoratori e una macchina ansiogena di misurazione continua delle competenze per gli studenti? Ad anni dall’ingresso della valutazione standardizzata dell’istituto INVALSI, con l’ulteriore innovazione della valutazione per competenze, quali sono gli effetti di questi cambiamenti?
E ancora, perché il mantra dei politici continua da anni ad affermare la necessità di legare il mondo della formazione a quello del lavoro, utilizzando questi dispositivi?Il rapporto tra scuola e mondo del lavoro è da sempre un tema interessante per chi si occupa di educazione. Nel corso della storia ha determinato trasformazioni che hanno plasmato i linguaggi, le funzioni, le forme della legittimazione ideologica della scuola, ne hanno cambiato il volto e il ruolo sociale.
Da ormai circa un trentennio si assiste ad una forte trasformazione in senso neoliberale della scuola: ciò che conta, nel discorso egemone, è che essa formi forza-lavoro efficiente, performativa, spendibile per la crescita economica nel contesto di un’economia capitalistica cognitiva e ad altissima concorrenza. Non si tratta di un discorso politicamente neutro: molte delle parole d’ordine che utilizziamo correntemente a scuola, in ambito didattico-pedagogico, sono scritte nero su bianco su diversi documenti delle associazioni degli industriali e poi mediate politicamente dalla “strategia di Lisbona” dell’Unione Europea e quindi dalle norme che regolamentano la scuola.Il risultato è non solo quel gergo aziendalistico e oggettivante di cui sopra, ma anche un’istituzione scolastica che ha assunto le forme di un’idra a più teste.
L’antica funzione (nazionalistica) di “formazione dei cittadini della repubblica” convive – spesso in maniera contraddittoria – con confuse forme di didattica “innovativa”, che nascondono obiettivi di addestramento al lavoro dietro a un vocabolario pedagogico infarcito di lessico democratico.

Di come si è arrivati fino a qui ne parliamo con

Silvia Di Fresco e Matteo Vescovi (autori dell’articolo “L’arrestabile ascesa della scuola delle competenze”, da cui partono diverse nostre riflessioni. Qui il link: https://www.ospiteingrato.unisi.it/larrestabile-ascesa…/ )
Luca Castrignanò (Cobas Scuola)

Rif. sito Rete Bessa

Seminari del Cesp

Dopo il successo dello scorso anno, sono ricominciati i Seminari del CESP, organismo autorizzato dal Ministero dell’Istruzione per l’aggiornamento e la formazione del personale scolastico.

La partecipazione ai Seminari del CESP è gratuita e aperta a tutti, ATA e docenti, precari e non.?Il calendario e i temi degli incontri sono visibili nella locandina allegata.Per iscriversi occorre compilare il seguente modulo: https://forms.gle/Et48qzs4NcHaUsjQ7

ATTENZIONE I seminari sono on line, ma per una partecipazione più efficace, È CONSIGLIATA LA PARTECIPAZIONE DI PERSONA presso la sede Cobas disponibile più vicina

A scuola senza stipendio per docenti e ATA, la sede Cobas Scuola di Bologna offre consulenza legale

“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (articolo 36 della Costituzione).Il diritto ad una adeguata retribuzione è dunque garantito dalla Costituzione indipendentemente dalla tipologia di contratto, e non è un optional dipendente dagli umori ministeriali.Il Ministero dell’Istruzione è in ritardo di mesi col pagamento degli stipendi dei dipendenti a tempo determinato, docenti e ATA, così come di molti neoimmessi in ruolo da concorso straordinario o dalla prima fascia delle GPS che permettono, in molti casi dall’inizio dell’anno scolastico, il regolare svolgimento dell’attività didattica.Da maggio il Ministero continua a rimandare, in maniera illegittima, l’ordine per effettuare i pagamenti a lavoratori e lavoratrici della scuola e molti di loro continuano a non ricevere gli stipendi per i mesi di lavoro effettuati, trovandosi in una situazione di difficoltà economica illegale e lesiva dei loro diritti di lavoratori.I COBAS della Scuola mettono a disposizione degli iscritti che si trovano in attesa di stipendio una consulenza legale per presentare diffida e messa in mora.Il personale interessato dovrà trasmettere la diffida, consegnandola al protocollo oppure inviandola con posta elettronica certificata PEC, o spedendola con raccomandata A/R alla Ragioneria territoriale della propria provincia e presso la scuola attuale sede di servizio.Allo scadere degli otto giorni di tempo, entro cui l’amministrazione dovrà liquidare le somme non percepite, in caso di esito negativo, sarà possibile adire alle vie legali per il recupero forzoso delle somme non corrisposte.Per informazioni e appuntamenti i precari iscritti che si trovano in questa condizione si mettano rapidamente in contatto con la la nostra sede di BolognaCOBAS – Comitati di base della scuola, Bologna

APPELLO DEL SINDACALISMO DI BASE E CONFLITTUALE: 4 dicembre No Draghi Day

VIDEO https://www.facebook.com/cobasscuola/videos/320835533187877

4 dicembre No Draghi Day – Giornata nazionale di protesta contro le misure economiche del governo Draghi, contro licenziamenti, privatizzazioni, delocalizzazioni e carovita.?Cortei regionali nelle principali città: la libertà di manifestare è un diritto democratico non negoziabileLa Legge di Bilancio prodotta dal governo Draghi conferma il nuovo e pesante attacco allecondizioni di vita deisettori sociali più deboli del paese mentre stanzia ulteriori risorse per le grandiimprese e le rendite finanziarie.Si conferma la linea politica dell’aumento delle disuguaglianze, anziché invertire rotta.Gli aumenti dei prezzi delle materie prime e dell’energia provocano un rincaro delle bollette e del caro vita che colpiscono lavoratori e lavoratrici, che hanno salari bloccati da contratti non rinnovati, pensionati e ancor peggio gli strati più poveri della popolazione, come i pensionati al minimo o i percettori del reddito di cittadinanza. Sulle pensioni si mantiene il famigerato impianto della Fornero, quindi un rialzo dell’età pensionabile, anche se per ammorbidire si propone quota 102 per il prossimo anno, sempre molto al di sotto delle aspettative anche per garantire un necessario ricambio generazionale.Sul Reddito di Cittadinanza si introducono misure per restringerne la platea e per forzare i percettori ad accettare qualsiasi lavoro: part-time, a tempo determinato e a grande distanza dalla residenza. Sul fisco si preannuncia l’abolizione dell’IRAP, cioè dell’unica tassa ineludibile per le imprese, mentre le riduzioni per i lavoratori verranno indirizzate verso i redditi medio-alti (tra i 28 e i 55mila euro).In una fase in cui è ormai operativo lo sblocco totale dei licenziamenti e sono ancora visibili gli effetti pesantissimi della crisi pandemica, la manovra economica concentra le risorse sulle grandi imprese, esattamente con la stessa logica con cui si è elaborato il PNRR, e non si pone il problema drammatico della riduzione delle fortissime disuguaglianze sociali attraverso la redistribuzione del reddito. Quasi inesistenti gli investimenti pubblici nei settori chiave della vita sociale, come sanità, scuola e trasporti urbani, fondamentali anche per contrastare, oltre ai necessari vaccini, la diffusione della pandemia. Non ci sono né sono previsti interventi per rialzare i salari in un paese dove è in forte crescita il lavoro povero. Viene inoltre riesumato il pericolosissimo progetto di autonomia differenziata, destinato ad aumentare le differenze territoriali e sociali. E ancora una volta non ci sono interventi sulla drammatica questione abitativa per incrementare l’offerta di alloggi popolari, né ci sono risposte al dramma degli sfratti. A completare il piano di Draghi c’è invece il disegno di legge del governo sulla concorrenza che prepara una privatizzazione selvaggia di tutto ciò che resta ancora di pubblico nel nostro paese: dai trasporti locali all’energia, dall’acqua all’igiene ambientale, dai porti fino alla liberalizzazione dei taxi e ad un rilancio in grande stile della sanità privata. È l’apertura liberista definitiva alla ferrea legge del mercato, in spregio a qualsiasi preoccupazione per i diritti sociali, la salvaguardia dei beni comuni, il riequilibrio e la giustizia sociale. Una conferma della vuota retorica governativa in materia di salvaguardia dell’ambiente e di lotta al cambiamento climatico poiché mettere i beni comuni, a cominciare dalle risorse idriche ed energetiche, nelle mani delle grandi società private non potrà che favorire nuovi disastri ambientali ed abbassare ulteriormente le tutele in materia disalute e sicurezza di lavoratori e cittadini.Con la legge di bilancio e il disegno di legge sulla concorrenza Draghi sta realizzando i diktat dell’Unione Europea e soddisfacendo tutte le richieste di Confindustria, senza incontrare alcuna vera opposizione sul piano politico e con il silenzio complice di Cgil, Cisl, Uil. Forte del sostegno che ha da parte dell’intero arco parlamentare questo governo marcia compatto nella direzione di ridurre i diritti della classe lavoratrice, utilizzando le tecniche repressive del decreto Salvini e dando copertura alle azioni illegali da parte del padronato quando utilizza le squadracce pagate per picchiare lavoratori e lavoratrici in sciopero.Il riuscito sciopero generale dell’11 ottobre, promosso da tutto il sindacalismo conflittuale e di base, con la sua piattaforma di lotta ha individuato con precisione i temi sui quali proseguire la mobilitazione. No ai licenziamenti e alle privatizzazioni. Lotta per il salario e il reddito garantito.Cancellazione della Legge Fornero, contrasto al carovita e ai diktat dell’Unione Europea. Rinnovi contrattuali e lotta alla precarietà per la piena occupazione. Forti investimenti per scuola, sanità, trasporti e previdenza pubblica, contro le spese militari e le missioni all’estero, a favore di una necessaria spesa sociale. Per un fisco equo che aggredisca le rendite e riduca le disuguaglianze sociali. Il programma di lotta dell’11 ottobre oggi esce rafforzato dai nuovi provvedimenti presentati da Draghi, che ne confermano l’indirizzo fortemente antipopolare.È dunque urgente la costruzione di un vasto movimento popolare che contrasti con la mobilitazione e la lotta questo disegno autoritario destinato ad approfondire le disuguaglianze e ad aumentare la povertà.Il sindacalismo di base propone e si impegna a costruire una Giornata di protesta nazionale per il prossimo 4 dicembre denominata “No Draghi Day” e invita, pertanto, tutti i movimenti e le realtà sociali e politiche a costruire la mobilitazione in forma unitaria e condivisa. La Giornata sarà caratterizzata da cortei regionali che avranno l’obiettivo di difendere la libertà di manifestare contro ogni odioso divieto a sfilare nei centri storici e sotto i palazzi delle istituzioni.ADL COBAS, CLAP, CONFEDERAZIONE COBAS, COBAS SARDEGNA,CUB,FUORI MERCATO, ORSA, SIAL COBAS, SGB, UNICOBAS, USB, USI-

Lettera dei 4 docenti COBAS sospesi per non aver presentato il Green Pass a scuola

https://www.tecnicadellascuola.it/lettera-dei-4-docenti…

Da quando è iniziata la pandemia ci siano sempre battuti perché le scuole fossero le ultime a chiudere: i nostri studenti, costretti alla DAD, troppo hanno perso sia in termini di apprendimenti che di socialità. Nell’ultimo anno siamo arrivati all’assurdo: i ragazzi potevano andare praticamente ovunque tranne che a scuola. Abbiamo gridato nelle piazze che il governo doveva fare cose concrete e cioè ridurre i parametri del numero minimo di alunni per classe assumendo più personale e intervenire sugli edifici scolastici, ma dopo tre anni di “emergenza” niente è stato fatto e nuovamente ci troviamo con classi pollaio in aule che mettono a dura prova il concetto di “assembramento”. Siamo entrati a scuola esattamente come ne siamo usciti e il rischio di tornare in DAD è di nuovo dietro l’angolo, come già sta succedendo con intere classi in quarantena in molte città italiane.Siamo rientrati però con la novità del Green Pass: i lavoratori/trici della scuola sono stati i primi a sperimentarlo, nonostante molti ragazzi e oltre il 90% della personale della scuola abbia scelto volontariamente il vaccino (strumento fondamentale per combattere la pandemia nella situazione attuale determinata da decenni di tagli alla sanità, ma certo non l’unico). In tale situazione il Green Pass è un surrettizio obbligo vaccinale, dato che l’alternativa dei tamponi resta poco praticabile fin quando è invasiva, a pagamento e con efficacia di sole 48/72 ore.L’obbligo del green pass a scuola si sarebbe potuto e dovuto evitare grazie all’uso dei test salivari gratuiti, al rispetto del distanziamento fisico – non più obbligatorio e di fatto impossibile da mantenere in classi sovraffollate – e all’uso coerente dei dispositivi (gel, mascherine, sanificatori dell’aria). E anche grazie alla presenza di presìdi sanitari nelle scuole per valutare l’andamento della pandemia e tutelare la salute di lavoratori/ lavoratrici e studenti. In questo quadro, a nostro avviso, è venuto meno quel necessario equilibrio che deve esserci fra diversi diritti costituzionali: il diritto all’ istruzione, che non può che essere in presenza e per tutti (art. 34 Cost.); il diritto alla salute, “come fondamentale diritto dell’individuo”, ma anche come “interesse della collettività” (art.32); il diritto al lavoro e ad una retribuzione che garantisca libertà e dignità (artt. 4, 35 e 36); il diritto alla libertà personale (art.13).Dunque, per difendere la scuola pubblica statale, luogo di formazione del pensiero critico, e per difendere la dignità del lavoro di tutti i lavoratori/trici (vaccinati e non vaccinati), abbiamo scelto volontariamente di sottrarci all’obbligatorietà del Green Pass, cui è seguita automaticamente la nostra sospensione dal lavoro (con un procedimento che non prevede neanche il contraddittorio); tutto ciò affinché un giudice possa valutare se le misure individuate dal governo Draghi e confermate dal Parlamento violino il diritto al lavoro e alla retribuzione previsto dagli artt. 4 e 36 della Costituzione. Per sottolineare che la difesa del diritto al lavoro è un obiettivo di tutti i lavoratori (vaccinati e non vaccinati), dopo la sospensione e l’avvio del ricorso, due di noi si vaccineranno. Non appena il procedimento giudiziario sarà avviato, rientreremo in classe; siamo consapevoli e dispiaciuti perché questo gesto determinerà per i nostri alunni un’ interruzione della continuità didattica; nel tentativo di ridurre al minimo gli svantaggi per i nostri alunni abbiamo comunicato con anticipo le nostre intenzioni ai Dirigenti Scolastici affinché, utilizzando gli appositi fondi stanziati dal Ministero, potesse attivarsi da subito per individuare i sostituiti. Interrompere il percorso appena avviato con i nostri alunni è senz’altro per noi la cosa più pesante, ma anche assumere comportamenti coerenti con le proprie convinzioni e rivolgersi alle istituzioni quando si ritiene, a torto o a ragione, di aver subito un provvedimento incostituzionale crediamo sia un modo concreto per contribuire alla crescita delle giovani generazioni che certo meriterebbero una scuola pubblica aperta, sicura e finanziata adeguatamente.

Ferdinando Alliata Flavio Coppola Antonino De Cristofaro Serena Tusini