Invitiamo tutt* a partecipare ai due appuntamenti previsti dalla RETE EMERGENZA CLIMATICA E AMBIENTALE EMILIA ROMAGNA  

SABATO 17 DICEMBRE 2022 

DALLE ORE 9.00 al CENTRO COSTA Via  AZZO GARDINO 44

CONVEGNO PUBBLICO DELLA RETE EMERGENZA CLIMATICA E AMBIENTALE EMILIA ROMAGNA  

realtà territoriali e istanze ambientali a confronto con le politiche regionali

A DUE ANNI DAL PATTO PER IL LAVORO E PER IL CLIMA: UN FALLIMENTO ANNUNCIATO URGE UNA SVOLTA, SUBITO

ORE 13 PIAZZA NETTUNO BOLOGNA   PRESIDIO PER LA LOTTA ALLA CRISI CLIMATICA , AL COLLASSO AMBIENTALE, E PER IL LAVORO DI QUALITA’

https://www.facebook.com/events/514666610608285/?ref=newsfeed

IL COMUNE DI BOLOGNA AUMENTA I FINANZIAMENTI ALLE SCUOLE PARITARIE PRIVATE!

IL COMUNE DI BOLOGNA AUMENTA I FINANZIAMENTI ALLE SCUOLE PARITARIE PRIVATE!

In piena continuità con la vergognosa scelta di 9 anni fa, quando il consiglio comunale decise di ignorare l’esito del referendum che aveva indicato chiaramente la volontà dei cittadini e delle cittadine bolognesi di porre fine al finanziamento delle scuole private, Il Comune di Bologna ha deliberato un aumento del 13 % dei finanziamenti per le scuole private paritarie.

Si tratta di una conferma di una linea politica storica e di un metodo autoreferenziale, che ignora la cittadinanza, nella gestione delle scuole dell’infanzia a Bologna. La necessità di garantire il pieno accessoa tutti i bambini e le bambine che ne rimarrebbero escluse ed esclusi è il leitmotiv che da oltre dieci anni accompagna ogni nuovo rifinanziamento delle scuole private attraverso i denari pubblici, che in definitiva sono le cittadine e i cittadini a versare. Mai un accenno a una direzione politica diversa, quella indicata dall’esito del referendum del 2013, fondata sulla Costituzione, mirata ad ampliare il patrimonio pubblico, in particolare statale per quanto riguarda la scuole dell’infanzia; mai una chiara presa di posizione intorno al fatto che le scuole private abbiano diritto di esistere ma che non possano godere del sostegno economico pubblico. Ci sono sempre motivazioni contingenti, oggi la crisi economica e l’inflazione, che giustificano l’intervento del Comune a sostegno delle scuole private a partire dall’equivoco di fondo che avvicina fino ad identificate gli interessi privati con l’interesse pubblico sulla base del fatto che le scuole materne private rappresentano parte dell’offerta strutturale del territorio bolognese.

2013

La decisione del Consiglio comunale, come sempre in questi casi espressa a larghissima maggioranza, è inaccettabile e ingiustificabile. Basta con i finanziamenti alle scuole private. Chi vuole la scuola privata se la paghi! I soldi pubblici servano per finanziare la scuola pubblica, laica e pluralista.

Cobas Bologna

Contro l’Autonomia differenziata, il 21 dicembre manifestazione a Roma, al Pantheon, ore 16

Cobas Confederazione

Il tentativo del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie di accelerare il progetto di regionalizzazione, presentando un disegno di legge, poi derubricato ad appunti, ha subito un vero e proprio stop dalla Presidenza del Consiglio ritenendo che non può precedere gli altri due obiettivi di riforma istituzionale del centrodestra, il semipresidenzialismo e i poteri speciali per Roma. Ma la vera novità è che, nel disegno di Legge di Bilancio 2023, è stato inserito un articolo sui LEP (Livelli essenziali delle prestazioni).

La definizione dei LEP verrebbe affidata a una cabina di regia interministeriale che avrà tempo 6 mesi per individuarli e 6 mesi per approvarli con decreto della Presidenza del Consiglio, con il Ministro per le Autonomie nel ruolo di guida e con la presenza, tra gli altri, del Ministro dell’Economia e del Presidente della Conferenza Stato -Regioni, tutti in quota Lega. Se entro un anno i LEP non venissero definiti sarà nominato un Commissario senza mai che il Parlamento intervenga per discutere nel merito. La prima segnalazione, dell’inserimento dell’attuazione dei LEP nella Legge di Bilancio in assenza di risorse, è giunta dallo Svimez. Luca Bianchi, direttore dello Svimez, consegnando alla Commissione Bilancio della Camera una memoria, ha segnalato il pericolo “della mancanza di riequilibrio dei divari territoriali”. Sulla bozza Calderoli le critiche più accese vengono anche da Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte costituzionale, dal Dipartimento Affari Legislativi della Presidenza del Consiglio e dall’Ufficio parlamentare di Bilancio che ha evidenziato, tra l’altro, la necessità del rispetto del principio di uguaglianza, di perequazione e di solidarietà nazionale.
Basterà il monito del presidente Mattarella che, all’assemblea nazionale dell’Anci a Bergamo, ha posto l’accento su temi ineludibili come diritti sociali e civili ed esigenze perequative? Se passasse questo disegno di legge, all’erario sarebbero sottratte ingenti somme di denaro. Qualche esempio: il Veneto ha chiesto di trattenere il 90 % del gettito fiscale sottraendo così alle casse dello Stato circa 41 miliardi l’anno, mentre per la Lombardia la perdita per l’erario sarebbe di oltre 100 miliardi di euro. L’Emilia Romagna tratterrebbe 43 miliardi di euro. Relativamente a queste tre regioni, si registrerebbe una perdita totale per l’erario di 190 su 750 miliardi annui di gettito fiscale. Il rischio del processo separatista si avrebbe proprio con la regionalizzazione della scuola nonostante l’ammonimento della Commissione di giuristi, presieduta dal compianto prof. Caravita che, nella relazione consegnata ai deputati e senatori delle Bicamerali del Federalismo fiscale e delle Regioni, avverte “che sia preferibile espungere in questa prima fase la materia dell’istruzione, il cui trasferimento porrebbe problemi politici, sindacali, finanziari, quasi insormontabili”.

L’istruzione, infatti, è anche la voce più rilevante dal punto di vista finanziario: circa 5 miliardi di euro in Lombardia e poco meno di 3 miliardi in Veneto con la conseguenza che migliaia di docenti transiterebbero nei ruoli regionali con effetti sulla contrattazione e possibili differenziazioni salariali. Dunque, l’autonomia regionale differenziata porterebbe alla frantumazione del sistema unitario di istruzione, minando nel contempo alla radice l’uguaglianza dei diritti, il diritto all’istruzione e la libertà di insegnamento (Cost. artt. 3, 33 e 34), e subordinerebbe l’organizzazione scolastica alle scelte politiche, prima ancora che economiche, condizionando localmente gli organi collegiali. Tutte le materie che riguardano la scuola, oggi di competenza esclusiva dello Stato o ripartita tra Stato e Regioni, passerebbero alla competenza esclusiva delle Regioni, con il conseguente trasferimento delle risorse umane e finanziarie: la legge dello Stato non potrebbe più intervenire.

Anche i percorsi PCTO, di istruzione degli adulti e l’istruzione tecnica superiore sarebbero decisi a livello territoriale, con progetti sempre più legati alle esigenze produttive locali, così come sarebbero decisi a livelli territoriale gli indicatori per la valutazione degli studenti. Anche le procedure concorsuali avrebbero ruolo regionale e più difficili diventerebbero i trasferimenti interregionali. Cosa resterà della contrattazione nazionale? Sarebbe destinato a mantenere una residuale funzione di cornice introducendo una versione regionale delle “gabbie salariali”, con i salari di alcune aree del nord che cresceranno, o resteranno stabili, e quelli del centro-sud che diminuiranno. Per tutte queste ragioni, i COBAS, congiuntamente con il Comitato Nazionale per il ritiro di ogni autonomia differenziata, parteciperanno alla manifestazione che si terrà a Roma, il prossimo 21 dicembre, dalle 16.00, a piazza del Pantheon, rigettando un disegno di legge, le cui decisioni negherebbero il principio di eguaglianza formale e sostanziale prevista dall’articolo 3 della Costituzione, frammentando l’assetto istituzionale del Paese e aumentando le distanze tra il Nord e il Sud, le disuguaglianze sociali, la disparità dei diritti e chiedendo l’applicazione effettiva del principio di perequazione, di solidarietà e coesione nazionale.

    
Esecutivo nazionale COBAS Scuola

Totale solidarietà dei COBAS Scuola ad Antonio Mazzeo

Antonio Mazzeo, docente e peace researcher, da sempre impegnato, personalmente e professionalmente, sui temi della pace, da anni osserva e denuncia l’invasività delle forze armate non solo per esercitazioni e installazioni militari, ma anche per l’autopromozione che svolgono all’interno delle nostre scuole pubbliche.

Oggi è sottoposto a processo, per “diffamazione a mezzo stampa”, in qualità di autore dell’articolo pubblicato il 21 ottobre 2020 su alcune testate giornalistiche, dal titolo A Messina Sindaco e Prefetto inviano l’esercito nelle scuole elementari e medie con il plauso dei Presidi. In effetti, Antonio Mazzeo aveva criticato la preside di un istituto comprensivo di Messina che, obbedendo a discutibili disposizioni anti-assembramento emanate da sindaco e prefetto in fase covid 19 – siamo all’ottobre 2020 – consentiva il posizionamento di militari della Brigata Aosta davanti all’ingresso della scuola primaria, con lo spavento dei bambini e le proteste dei genitori. Il quasi unanime sconcerto per i presìdi armati dell’Esercito in una scuola primaria convinse Prefettura e Comune di Messina a revocare d’urgenza il (presunto) ordine di invio e utilizzo dei militari a fini anti-assembramento. Così il giorno successivo, 22 ottobre, nella scuola di Paradiso si presentarono solo due vigili urbani, in moto e disarmati.

Nonostante tutto, la DS dell’istituto dichiarò alla stampa di condividere l’operato dei militari e la legittimità del provvedimento di “ordine pubblico”, ritenendo lesive della sua dignità le seguenti affermazioni di Antonio Mazzeo secondo cui la DS: “oltre a essere evidentemente anni luce distante dai modelli pedagogici e formativi che dovrebbero fare da fondamento della Scuola della Costituzione repubblicana (il ripudio della guerra e l’uso illegittimo della forza; l’insostituibilità della figura dell’insegnante e l’educare e il non reprimere, ecc.), si mostra ciecamente obbediente all’ennesimo Patto per la Sicurezza Urbana, del tutto arbitrario ed autoritario e che certamente non può e né deve bypassare i compiti e le responsabilità del personale docente in quella che è la promozione e gestione delle relazioni con i minori”.

Noi non solo esprimiamo totale solidarietà ad Antonio Mazzeo, ma lo ringraziamo per la difesa della scuola della Costituzione, soprattutto oggi dopo le gravi dichiarazioni del Presidente del Senato, promotore della cosiddetta “mini naja volontaria”, che prevede per i giovani una serie di incentivi come crediti per la carriera scolastica e per i concorsi pubblici. Ribadiamo, infine, che voci come quella di Antonio non potranno essere imbavagliate perché stanno a difesa della società civile e di quella parte di essa, gli studenti, che ha pieno diritto di svilupparsi libera dalla presenza militare.
   

 Esecutivo nazionale COBAS Scuola