ASSEMBLEA CITTADINA – NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI
ASSEMBLEA CITTADINA A PARTIRE DALLE NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI MOBILITIAMOCI PER UNA SCUOLA DI TUTT*
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Invitiamo all’assemblea cittadina organizzata in rete per una discussione collettiva sulle nuove Indicazioni Nazionali per la scuola. L’assemblea sarà venerdì 23 maggio alle ore 17.30 presso la casa di quartiere Katia Bertasi, Piazza Lucio Dalla, Bologna.

Lo scorso marzo, il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) ha fatto circolare la bozza delle nuove Indicazioni Nazionali della scuola del primo ciclo di istruzione (infanzia, primaria e secondaria di primo grado). Se approvato, questo documento cambierà l’impostazione della scuola pubblica per i prossimi decenni.
Cosa sono le Indicazioni Nazionali e perché sono così importanti?
Sono il documento fondante della scuola pubblica italiana. Hanno sostituito i vecchi programmi ministeriali e stabiliscono cosa e come si insegna a scuola.
Sulla base delle Indicazioni Nazionali le case editrici scrivono i libri di testo; le docenti in formazione studiano per superare i concorsi pubblici; le scuole organizzano i loro progetti educativi
PERCHÉ QUESTO DOCUMENTO È INACCETTABILE?
Va contro oltre 50 anni di ricerca educativa e pedagogica.
È un testo ideologico che ignora del tutto i più recenti studi scientifici sull’apprendimento, sposta il baricentro didattico più sui contenuti che sui processi e interrompe il percorso di democratizzazione della scuola pubblica portato avanti negli ultimi decenni nonostante i tagli.
Propone un’idea di scuola autoritaria e antiquata.
Alunni e alunne tornano a essere soggetti passivi, a cui si chiede obbedienza cieca e non partecipazione attiva. La scuola diventa un luogo dove si trasmettono nozioni, non dove si costruiscono insieme i saperi.
È un testo etnocentrico, classista, sessista e non inclusivo:
Etnocentrico: perché insiste sull’identità nazionale e sulle appartenenze culturali, distinguendo sempre tra un “noi” e un “loro” e piegando la storia a narrazione di un mito nazionalista e suprematista che esalta l’Occidente;
Classista: perché rifiuta completamente l’idea di una scuola in cui si apprendono i saperi insieme e si costruiscono per tutti e tutte opportunità di riuscita, indipendentemente dal contesto socio-culturale ed economico di partenza. Si insiste sul talento come innato “potenziale cognitivo” da stimolare per garantire l’affermazione individuale in una società competitiva e frammentata. Viene introdotto lo studio del Latino dai dodici anni ripristinando così una selezione precoce delle carriere formative;
Sessista: perché associa la violenza di genere a una “triste patologia”, rifiutandone le ragioni patriarcali, culturali e strutturali e nega la necessità di un’educazione all’affettività e alla sessualità;
Non inclusivo: non si nominano mai le differenze individuali come elemento da cui partire per proporre una didattica che consenta a tutte e tutti di raggiungere gli stessi traguardi. La scuola del primo ciclo dovrebbe garantire ad ognuno e ognuna l’accesso al sapere quale strumento indispensabile alla partecipazione politica e sociale.
Il documento contraddittorio, poco coeso e scritto con uno stile volutamente ambiguo, ha già sollevato l’indignazione e la mobilitazione spontanea e diffusa di insegnanti di ogni ordine e grado, di docenti e ricercatori universitari, associazioni e movimenti che si occupano di educazione.
La posta in gioco è altissima. Mobilitarsi significa difendere una scuola pubblica democratica, inclusiva, che valorizzi la partecipazione attiva degli studenti e la co-costruzione del sapere, contrastando visioni antiquate, elitarie ed escludenti. Significa difendere il diritto a una scuola che sia uno spazio pubblico per costruire fiducia e legami, non solo un presidio di saperi immutabili.
Per questo vi invitiamo a partecipare all’assemblea pubblica del 23 maggio alle 17:30 al centro Katia Bertasi a Bologna (via Aristotile Fioravanti 18/3) per discuterne insieme
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