ASSEMBLEA CITTADINA – NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI

ASSEMBLEA CITTADINA – NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI

ASSEMBLEA CITTADINA A PARTIRE DALLE NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI MOBILITIAMOCI PER UNA SCUOLA DI TUTT*

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Lo scorso marzo, il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) ha fatto circolare la bozza delle nuove Indicazioni Nazionali della scuola del primo ciclo di istruzione (infanzia, primaria e secondaria di primo grado). Se approvato, questo documento cambierà l’impostazione della scuola pubblica per i prossimi decenni.

Cosa sono le Indicazioni Nazionali e perché sono così importanti?

Sono il documento fondante della scuola pubblica italiana. Hanno sostituito i vecchi programmi ministeriali e stabiliscono cosa e come si insegna a scuola.

Sulla base delle Indicazioni Nazionali le case editrici scrivono i libri di testo; le docenti in formazione studiano per superare i concorsi pubblici; le scuole organizzano i loro progetti educativi

PERCHÉ QUESTO DOCUMENTO È INACCETTABILE?

Va contro oltre 50 anni di ricerca educativa e pedagogica.

È un testo ideologico che ignora del tutto i più recenti studi scientifici sull’apprendimento, sposta il baricentro didattico più sui contenuti che sui processi e interrompe il percorso di democratizzazione della scuola pubblica portato avanti negli ultimi decenni nonostante i tagli.

Propone un’idea di scuola autoritaria e antiquata.

Alunni e alunne tornano a essere soggetti passivi, a cui si chiede obbedienza cieca e non partecipazione attiva. La scuola diventa un luogo dove si trasmettono nozioni, non dove si costruiscono insieme i saperi.

È un testo etnocentrico, classista, sessista e non inclusivo:

Etnocentrico: perché insiste sull’identità nazionale e sulle appartenenze culturali, distinguendo sempre tra un “noi” e un “loro” e piegando la storia a narrazione di un mito nazionalista e suprematista che esalta l’Occidente;

Classista: perché rifiuta completamente l’idea di una scuola in cui si apprendono i saperi insieme e si costruiscono per tutti e tutte opportunità di riuscita, indipendentemente dal contesto socio-culturale ed economico di partenza. Si insiste sul talento come innato “potenziale cognitivo” da stimolare per garantire l’affermazione individuale in una società competitiva e frammentata. Viene introdotto lo studio del Latino dai dodici anni ripristinando così una selezione precoce delle carriere formative;

Sessista: perché associa la violenza di genere a una “triste patologia”, rifiutandone le ragioni patriarcali, culturali e strutturali e nega la necessità di un’educazione all’affettività e alla sessualità;

Non inclusivo: non si nominano mai le differenze individuali come elemento da cui partire per proporre una didattica che consenta a tutte e tutti di raggiungere gli stessi traguardi. La scuola del primo ciclo dovrebbe garantire ad ognuno e ognuna l’accesso al sapere quale strumento indispensabile alla partecipazione politica e sociale.

Il documento contraddittorio, poco coeso e scritto con uno stile volutamente ambiguo, ha già sollevato l’indignazione e la mobilitazione spontanea e diffusa di insegnanti di ogni ordine e grado, di docenti e ricercatori universitari, associazioni e movimenti che si occupano di educazione.

La posta in gioco è altissima. Mobilitarsi significa difendere una scuola pubblica democratica, inclusiva, che valorizzi la partecipazione attiva degli studenti e la co-costruzione del sapere, contrastando visioni antiquate, elitarie ed escludenti. Significa difendere il diritto a una scuola che sia uno spazio pubblico per costruire fiducia e legami, non solo un presidio di saperi immutabili.

Per questo vi invitiamo a partecipare all’assemblea pubblica del 23 maggio alle 17:30 al centro Katia Bertasi a Bologna (via Aristotile Fioravanti 18/3) per discuterne insieme

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