Valutazione alla scuola primaria: tanti passi indietro. Si cambia in corso d’anno.

Valutazione alla scuola primaria: tanti passi indietro. Si cambia in corso d’anno.

Negli scrutini di giugno sarà la prima volta nella storia della scuola italiana che cambieranno le modalità di valutazione in corso d’anno. Nel primo quadrimestre le scuole sono state tenute a rispettare la vecchia modalità, nel secondo quadrimestre invece seguiranno le nuove. A prescindere dai contenuti è palese quanto sia irrazionale a livello amministrativo e pedagogicamente sguaiato un tale modo di riformare la scuola. Tra l’altro non solo gli insegnanti, ma gli stessi genitori si troveranno a dover decodificare due linguaggi e due filosofie della valutazione opposte, senza disporre di tempi adeguati per comprenderle. Il Mim ha sottolineato più volte che il cambiamento aveva il fine di semplificare il processo e la comunicazione alle famiglie, ma anche solo queste modalità produrranno malintesi e confusione.

Nuovi giudizi sintetici

La nuova valutazione è prevista per materie e si esprime con giudizi sintetici. I lemmi scelti dal Ministero per esprimere i nuovi giudizi sintetici rimandano in tutta evidenza alla vecchia scala numerica da 5 a 10: “insufficiente, sufficiente, discreto, buono, distinto e ottimo”.

Ciò significa che non verranno più descritti analiticamente i diversi aspetti di una disciplina mostrando i progressi e le difficoltà dell’allieva o dell’allievo, ma tutta la complessa descrizione di questi aspetti verrà forzatamente ridotta ad un unico giudizio sintetico.

Ad esempio, se prima la valutazione dell’andamento in matematica poteva specificare la buona disposizione rispetto alle situazioni problematiche e alla logica, allo stesso tempo comunicando difficoltà di calcolo, adesso tutti questi elementi che fondavano la ricchezza della valutazione descrittiva saranno ricondotti ad un unico giudizio: “distinto” o “buono”.

Valutazione più approssimativa, più competitiva

I nuovi termini prescelti, infatti, non danno più informazioni sulla tipologia di competenza acquisita ma solo sul livello raggiunto nella “materia” genericamente intesa. 

Ciò rischia di trasformare la valutazione nell’espressione di un giudizio di valore verso l’alunno. In questo modo come docenti, oltre ad avere la certezza di risultare poco precisi rispetto al focus della valutazione, potremo rischiare di minare l’immagine di sé e l’autostima degli alunni/e.

Questa scelta inoltre inviterà impropriamente i genitori a comparare nella scala ordinale i risultati dei propri figli, mettendo a confronto giudizi che in realtà non sono per nulla confrontabili. La scala sintetica varata dal ministero innesterà una semplificazione dei giudizi valutativi fondata sul fraintendimento e innescherà controproducenti comportamenti di competizione tra famiglie e tra bambini.

Esempio: “In matematica quanto ha preso tua figlia? La mia ha preso distinto!”

Lemmi confusi

Per di più, i lemmi con cui attribuire i giudizi sintetici sono stati scelti dal ministero come graduati tra loro ma la posizione relativa di alcuni di essi risulta ambigua. Come si collocano “distinto” e “discreto” rispetto a “buono”? Poiché nel linguaggio comune non è possibile dedurre la loro posizione reciproca, ci troveremo di fronte a genitori cui rammentare ogni volta l’ordine convenzionale codificato dal Ministero.

Esempio: “Mio figlio ha buono in matematica, è meglio o peggio di discreto? Mia figlia ha preso distinto, speravo prendesse buono”

Cosa fare

Per questi motivi come docenti riteniamo che, pur obbligati amministrativamente ad adottare questa modalità, possiamo cercare di adottare strategie per limitare gli aspetti deteriori di questa nuova formula (semplificazione, classificazione meritocratica, diminuzione della comunicazione).

  1. Occorre attribuire ancor più importanza al colloquio con i genitori, non solo per specificare nel dettaglio a cosa corrisponde la singola valutazione sintetica nel processo di apprendimento di quella disciplina, ma anche per arricchire di racconti ed esperienze il reciproco “scambio” di informazioni che dovrebbe avvenire nel momento della discussione del documento di valutazione. Utilizziamo la parola “scambio”, perché riteniamo che i docenti abbiano non solo il dovere di raccontare il percorso di apprendimento e il profilo emotivo e sociale del bambino o della bambina, ma debbano anche avvalersi dell’opportunità di ascoltare dai genitori il vissuto casalingo dell’esperienza scolastica e i riflessi del processo di apprendimento.
  2. Per la scelta dei giudizi nella scuola primaria abbiamo sempre tenuto in considerazione anche il livello di partenza degli/lle allievi/e e quindi gli aspetti di miglioramento in senso relativo, valorizzando in questo modo le esperienze positive e sottolineando i risultati anche parziali delle bambine e dei bambini. Nella nuova griglia ci pare si vogliano ridurre gli spazi per queste modalità e probabilmente questo è proprio uno degli obiettivi della riforma. Proprio per questo riteniamo invece che nella pratica dovremo difendere queste pratiche di valutazione formativa e di comunicazione simpatetica con le famiglie ed i bambini, che rivendichiamo far parte dello spazio di confronto sulla valutazione e che la arricchisce di esperienze ed è capace di trasmettere reciprocamente motivazione.
  3. Inoltre siamo decisamente contrari all’uso del giudizio di “non sufficiente” poiché una tale sintesi categoricamente negativa non ci pare utile per descrivere esperienze scolastiche nella scuola primaria che invece portano sempre aspetti significativi e di crescita, anche quando limitati.

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