Sulla censura dei Collegi dei docenti in merito alla questione palestinese
Riportiamo il post di Stefano Mari , ex dirigente scolastico sulla censura dei Collegi dei docenti in merito alla questione palestinese.
” Molti dirigenti scolastici hanno sostenuto in questi giorni posizioni diverse sulla questione palestinese e il genocidio in corso a Gaza ad opera dello stato di Israele.
In due interviste molto ben fatte su Corriere di Bologna, Daniela Corneo ha intervistato dapprima il dirigente scolastico dell’Istituto Pacinotti di Bologna, Fulvio Buonomo. E’ un collega che stimo e che ho avuto modo di conoscere nel corso del tempo e di apprezzare per la professionalità e l’adesione all’idea di una scuola pubblica realmente democratica.
Nell’intervista racconta come ha deciso di riunire tutte le classi quinte della sua scuola per un incontro con Majd Abusalama, attivista politico e ricercatore, presidente di Sumud Finlandia, che sarà tra l’altro ospite di Metropolis nella serata di sabato 27 settembre in un incontro che avrà per tema “Il futuro di Gaza, della Palestina e noi”.
Si tratta di una iniziativa encomiabile, di profonda impronta educativa e di necessaria visione delle giovani generazioni come portatrici di resistenza, cambiamento e trasformazione.
Al tempo stesso però la posizione del dirigente appare più sfumata quando nell’intervista dichiara che “sul documento (del movimento dei docenti per il rispetto dei diritti umani in Palestina) non c’è stata delibera del collegio dei docenti, perché non rientra nelle prerogative del collegio docenti che invece può deliberare sul percorso educativo (…)”.
Nella seconda intervista Daniela Corneo chiede alla Ds Simona Urso dell’Istituto Caduti della Direttissima di Castiglione dei Pepoli, che stimo profondamente, come è accaduto che il suo istituto sia tra le “pochissime mosche bianche di Bologna e provincia in cui il 1° settembre il collegio docenti è riuscito a far passare il documento”.
La risposta della Ds è impeccabile: “Un dirigente scolastico è prima di tutto un educatore, proprio come i docenti e ha il dovere di pensare qual è il modo migliore per far crescere cittadini responsabili e consapevoli (…). I diritti costituzionali per primi ci chiedono a gran voce di occuparci di quel che sta accadendo in Palestina”. L’intervista è molto ricca e invito a leggerla.
Abbiamo quindi due dirigenti democratici che hanno assunto posizioni diverse, seppure non idealmente contrastanti sulla vexata quaestio delle competenze dei collegi docenti.
Cerco di motivare perché la posizione di Simona Urso sia preferibile e irreprensibile.
Intanto il decreto legislativo 297 del 1994 all’art.7 fissa le competenze del collegio dei docenti elencandole con voci verbali all’indicativo presente quali “ha potere deliberante, formula proposte, valuta, provvede”.
Non si fa menzione dell’espressione di pareri su temi di carattere politico, nel senso più profondo del termine, su questioni come pace, guerra, genocidio. Questo è del tutto naturale, sarebbe un sovraccarico di competenze del tutto inaccettabile che costringerebbe i docenti a una sensibilizzazione preliminare relativa a questi argomenti che, sebbene utile, non potrebbe essere considerata obbligatoria.
Ciò detto, va sottolineato che la norma non vieta al collegio di prendere posizione su temi di natura più generale. Come diceva Piero Romei qualche anno fa, per innovare bisogna considerare che tutto quanto non è vietato dalla norma è lecito.
Inoltre qui sono i docenti stessi a volersi esprimere attraverso la discussione e la votazione di una mozione. Entra in gioco la Costituzione. L‘articolo 2 recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Non siamo qui di fronte proprio a questo dovere di solidarietà in una specifica formazione sociale, quale la scuola?
Se non bastasse richiamerei l’art. 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione“.
Questo “tutti” non indica forse ogni singolo cittadino e cittadina, individualmente e nell’ambito delle formazioni sociali di appartenenza? D’altra parte nessuno si sogna di impedirlo.
Lo stesso USR del Lazio è stato costretto ad una precipitosa retromarcia: dopo aver affermato vanagloriosamente che “tali sedi (i collegi dei docenti) devono essere esclusivamente finalizzate alla trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell’istituzione scolastica e sottratte a qualunque altra finalità” ha dovuto ripiegare su una ben più mite precisazione “che la nota rivolta ai Dirigenti scolastici, diffusa dai media nelle ultime ore, era volta esclusivamente a salvaguardare le esigenze organizzative legate all’inizio dell’anno scolastico garantite da un funzionamento ottimale degli organi collegiali“.
Quindi nessuna arbitraria limitazione delle prerogative collegiali ma un semplice appello di tipo funzionalistico volto a non attardarsi nel periodo critico e già di per sè convulso che precede l’inizio delle lezioni.
Lo stesso dirigente dell’ufficio scolastico territoriale di Bologna in una conferenza di servizio non ha potuto fare altro che esercitare una pressione, sicuramente indebita e con tinte intimidatorie, ma priva di ogni sostrato giuridico che la possa avvalorare. Infatti non esiste a memoria d’uomo dirigente scolastico che sia stato sanzionato disciplinarmente per mozioni collegiali esulanti dallo stretto dettato fissato dalla norma.
In sostanza, nella differenza di posizionamento emersa dalle due interviste, non posso che esprimere molta vicinanza alla collega di Castiglione dei Pepoli che si è mossa in modo del tutto congruente con il dettato costituzionale, il senso civico e la legge.
Al contempo sono a invitare il collega Buonomo e tutti i dirigenti che non lo hanno ancora fatto ad autorizzare la discussione e la votazione del documento, per lavorare ad una presa di posizione vera che di fronte alla tragedia che sta colpendo il popolo palestinese ad opera del regime genocidario di Israele non rimanga muta e indifferente”
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