Lettera aperta sull’annullamento delle uscite didattiche per incontrare due ragazzi refusenik israeliani all’Istituto Aldrovandi Rubbiani di Bologna
Quando nella tarda mattinata di ieri abbiamo letto, insieme agli studenti, la circolare del Dirigente scolastico che annullava l’uscita didattica di sei classi dell’indirizzo grafico per un incontro con due giovanissimi obiettori di coscienza dell’esercito israeliano, siamo rimasti in un primo momento increduli.
L’uscita didattica era stata approvata dai Consigli di classe.
Il modulo era stato sottoscritto dai docenti accompagnatori, presentato e autorizzato con comunicazione a firma del dirigente per docenti, studenti e famiglie. Un iter ordinario che svolgiamo da anni e anni per formalizzare questo tipo di iniziative didattiche fuori sede.
Poi improvvisamente un’inversione di rotta, senza alcun preavviso e con un’unica motivazione: il riferimento alla Nota MIM prot. 5836 del 7 novembre 2025 “Manifestazioni ed eventi pubblici all’interno delle istituzioni scolastiche”.
Questa nota esisteva da più di un mese, quindi da prima della pubblicazione della uscita didattica sul registro, inoltre già nel titolo indica una pertinenza diversa, dal momento che non si trattava di un evento organizzato dalla scuola , né al suo interno, ma piuttosto di un incontro che, come mille altre iniziative sul territorio, si collocava tra le proposte al vaglio dei docenti, come avviene per la visita a un museo, la visione di uno spettacolo o di un film.
Non ci era mai accaduto,
in tanti anni ormai di docenza nella scuola, di trovarci a subire l’annullamento di una uscita didattica imposta con un atto di imperio per motivi di merito strettamente “didattici”e cioè contestando la valutazione operata dai docenti, in questo caso di ben sei consigli di classe differenti.
Senza girarci tanto intorno ci è sembrato plausibile interpretare quanto accaduto come un vero e proprio atto di censura il cui motivo, non esplicitamente indicato, poteva essere legato all’argomento trattato e alle persone che partecipavano all’evento.
Veniamo quindi all’oggetto specifico dell’incontro.
I protagonisti avrebbero dovuto essere un ragazzo e una ragazza israeliani facenti parte di Mesarvot (traduzione “noi ci rifiutiamo”), una rete di sostegno ai giovani che rifiutano il servizio militare obbligatorio in Israele. Di passaggio da Bologna per una sola giornata avevano dato la disponibilità ad incontrare studenti delle scuole superiori nella mattinata del 16 dicembre e l’associazione Assopace Palestina insieme alla Rete dei docenti per il rispetto dei diritti umani in Palestina aveva organizzato l’appuntamento. Precedentemente i due ragazzi avevano partecipato a diversi eventi in Italia, tra cui un incontro alla sala Zuccari del Senato, ed erano stati ospiti della trasmissione di radiotre Fahrenheit.
Ciò che immediatamente aveva destato il nostro interesse era soprattutto il fatto che le/gli studenti potessero ascoltare due ragazzi loro coetanei che alla stessa età sono chiamati al servizio militare obbligatorio in un contesto di occupazione e che hanno scelto l’obiezione di coscienza rifiutandosi di entrare nell’esercito, di sparare e uccidere, e accettandone le conseguenze penali e sociali. Avere la possibilità di ascoltare queste voci ci era parsa un’occasione che raramente si presenta e quindi abbiamo presentato la proposta alle/agli studenti che hanno espresso il loro parere favorevole.
Avevamo prenotato gran parte dei posti disponibili ed eravamo contenti di esserci riusciti, convinti che, almeno in potenza, si offrisse alle ragazze e ai ragazzi della scuola un’esperienza non comune. In breve, dopo aver comunicato la situazione, l’organizzazione ha preso la decisione di cancellare l’incontro.
Noi ci siamo scusati e ci siamo vergognati.
Docenti e studenti lo volevano, 135 persone in tutto. Ma la decisione dall’alto di una sola persona può cancellare il volere della comunità scolastica. Ci dispiace. Soprattutto per le/gli studenti che fanno fatica a capire le motivazioni di quanto accaduto (e come dargli torto? ) Non è la prima volta. Era successo ad inizio anno, quando fu impedito al Collegio dei docenti di votare una mozione sul rispetto dei diritti umani in Palestina. E’ successo con la manipolazione del testo proposto al Collegio dei docenti per il minuto di silenzio che è stato deformato fino a modificarne il senso. Succede quando la volontà delle docenti e dei docenti potrebbe destare “problemi” con l’amministrazione scolastica.
Ogni volta ci sono riferimenti nuovi ma il punto è chiaro.
A scuola non si può parlare di Palestina e di Israele, neanche quando sono dei giovani israeliani a farlo. Lo sguardo sul mondo, sulla contemporaneità e sulle sue tragedie deve essere espunto dalla scuola con buona pace dell’educazione alla cittadinanza globale.
A che punto arriverà questa deriva?
Siamo già arrivati al punto di vederci negate attività didattiche perché queste imbarazzano i dirigenti davanti alla “politica”?
Potremo progettare attività e incontri sulla violenza contro le donne? Sull’omofobia? Sulla Shoah? Sulla lotta partigiana e la liberazione? Chi ci sarà chiesto di chiamare per assicurare la par condicio?
16 dicembre 2025
Luca Castrignanò e Angelo Recupero – Docenti e RSU Cobas Scuola dell’Istituto Aldrovandi Rubbiani di Bologna
La lettera ripresa dalla stampa
Fahrenheit – sull’annullamento dell’incontro di varie classi della scuola Aldrovandi Rubbiani con due giovani refusenik israeliani

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