Generi Plurali: un convegno del CESP pieno di entusiasmo e riscontri positivi

Ieri 22 febbraio 2024, presso l’istituto Belluzzi-Fioravanti di Bologna, si è tenuto il convegno nazionale CESP di formazione per il personale scolastico Generi plurali: educare alla sessualità e all’affettività a scuola, che ha visto la partecipazione di 250 persone, 190 delle quali si sono trattenute anche per i laboratori pomeridiani.

CONVEGNO CESP GENERI PLURALI

Oltre alla ovvia soddisfazione per i numeri raggiunti, che costituiscono la risposta più chiara ed efficace agli attacchi che Pro Vita & C. hanno voluto per l’ennesima volta riservarci nelle settimane immediatamente precedenti il convegno, vogliamo condividere la gioia per una giornata perfettamente riuscita da tutti i punti di vista, per i sorrisi di docenti, educatori/rici, studenti, attivistǝ, per i tanti riscontri positivi che a voce o per iscritto ci sono pervenuti. 

Non è stato semplice gestire poco meno del doppio delle presenze che mediamente registriamo alle nostre iniziative, ma grazie all’impegno collettivo ce l’abbiamo fatta. Ci fa particolarmente piacere aver raggiunto l’obiettivo di garantire la partecipazione ai laboratori pomeridiani a tuttǝ coloro che ne avevano fatto richiesta. Per farlo abbiamo dovuto organizzare e aggiungere in corsa (nelle ultime due settimane) due laboratori in più rispetto ai quattro che avevamo inizialmente previsto: fondamentale, a questo proposito, anche la disponibilità delle compagnǝ di NUDM a sdoppiare il proprio (occupandosi in pratica di due laboratori invece di uno). 

Qui trovate il programma del convegno.

Qui un esempio degli attacchi di Pro Vita e qui la risposta del Cesp 

Alcune foto.

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Di seguito un articolo uscito oggi sul Manifesto

Generi plurali: un convegno dei Cobas scuola per educare alla sessualità e all’affettività 

– Giuditta Pellegrini, 23.02.2024 

Educazione 

È uno dei primi tentativi concreti di proporre al personale scolastico uno spazio di elaborazione comune nel contrasto al fenomeno della violenza maschile sulle donne e di genere quello del convegno nazionale Generi plurali: educare alla sessualità e all’affettività a scuola che si è tenuto ieri a Bologna presso l’istituto Belluzzi- Fioravanti.

Come ha riferito il gruppo organizzatore del CESP, il Centro studi accreditato per la formazione presso il Ministero dell’istruzione e nato all’interno di Cobas scuola, l’incontro nasce dalla necessità di affrontare l’educazione all’affettività e alla sessualità in maniera plurale, senza appiattire la complessità che caratterizza naturalmente l’ambiente scolastico, a partire dalle istanze delle realtà che da tempo si occupano di questi temi.

Quelle che l’attuale ministro dell’Istruzione Valditara non ha chiamato in causa al momento di redigere il progetto Educazione alle relazioni, di cui mettono in risalto i punti critici.

Per esempio l’affidamento della formazione agli insegnanti a personale non qualificato sulla specificità del problema, come i Centri Anti Violenza, che lavorano sul campo quotidianamente, consapevoli di come esso vada inserito in un contesto culturale ampio di cui bisogna scardinare gli stereotipi. Su questi ha lavorato anche la rete Educare alle differenze, redigendo un manuale pratico dal titolo “che fare” scaricabile dal sito.

“La violenza assume diverse forme, a volte la chiamiamo bullismo, cyberbullismo, stalking, revenge porn, diffusione di video e foto senza consenso. Le iniziative che la scuola assume per contrastarla non tengono mai conto della prospettiva di genere. Il bullismo esercitato su un ragazzo che indossa una felpa rosa, su una ragazza che ti ha lasciato, su una persona transessuale ha connotazioni diverse delle quali bisogna tener conto per essere efficaci nell’intervenire, seppure tutte abbiano la stessa radice nel sistema patriarcale. Perché la violenza non è fine a se stessa, ma impone una norma sociale che punisce chiunque se ne ponga al di fuori”.

Lo ha spiegato Teresa Rossano, insegnante del Cesp di Bologna e fra le organizzatrici del convegno, mettendo in luce l’inefficacia di parlare di relazioni con gli adolescenti senza considerare la sessualità o la scoperta di se attraverso il corpo, che nelle linee guida del progetto governativo sono omesse già a partire dal nome.

È da questo punto che si è espresso anche il Movimento Identità Trans attraverso la voce di Mazen Masoud, che ha ricordato la necessità del diritto di riconoscere l’identità delle persone trans e non binarie all’interno dell’istituzione scolastica, in parte assolta dall‘introduzione delle carriere Alias, pur con dei limiti, e del sostegno del corpo insegnante laddove spesso manca quello famigliare. “L’inclusione non è qualcosa che si aspetta, ma qualcosa che viene raggiunta con la lotta”, ha ricordato Masoud.

A contestare gli aspetti del piano Valditara è anche il movimento transfemminista Non Una Di Meno, presente al tavolo del convegno, che nel suo intervento ha denunciato la pericolosità di linee guida che puntano a impaurire sulle conseguenze di atti impropri e non a portare consapevolezza di un senso di giustizia più profondo e sul consenso.

“Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin molte persone si sono appellate alla scuola come luogo per una sana educazione sessuo-affettiva, ma da allora poco è cambiato” hanno evidenziato le attiviste, elencando i punti che saranno parte delle rivendicazioni dello sciopero indetto per l’8 marzo: un’educazione che riconosca i desideri senza stigma o tabù, non soggetta alla privatizzazione che crea divario tra le classi, che dia spazio anche alle persone trans e alle libere soggettività con carriere alias di difficile attivazione e che superi la precarizzazione del personale.

“I nostri silenzi non ci hanno mai salvato” hanno concluso le attiviste citando la poetessa afroamericana Audre Lorde, alludendo all’attacco che il tavolo ha ricevuto da parte delle associazioni provita negli scorsi giorni: “non staremo zitte proprio ora”.

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