Il 4 novembre non è la nostra festa!

Il 4 novembre non è la nostra festa!

Contro la militarizzazione della cultura, contro il riarmo e le politiche di guerra, per sostenere la Palestina.

Parliamone in classe, ma al contrario

La legge n. 27 del 1 marzo 2024 ha istituito per il 4 novembre la Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate, e invita i/le docenti delle scuole di ogni ordine e grado ad accompagnare i propri studenti e studentesse a celebrazioni che esaltano i valori della patria e del sacrificio, con particolare riferimento al primo conflitto mondiale.

Si tratta invece, a nostro avviso, di un salto di qualità della ideologia militarista che porta dentro le scuole di ogni ordine e grado una ventata di nazionalismo, attraverso la retorica del compimento dell’unità nazionale, e di militarismo, con ampio ricorso alla retorica del sacrificio. La storia ci ricorda invece che la Prima Guerra Mondiale fu, per il nostro Paese, oltre che un atto di aggressione, una vera e propria carneficina.

Simili celebrazioni rappresentano un pericoloso passo avanti rispetto al processo di normalizzazione della guerra,

in un contesto Europeo e mondiale che, con i progetti di riarmo e l’investimento di ingentissime risorse nella difesa e nella sicurezza, avrà presto ripercussioni dirette sulle spese sociali, sul welfare, sull’istruzione, sulla sanità.

Quest’anno poi è purtroppo tragicamente automatico parlare del genocidio in Palestina, espressione più evidente di quel riordinamento economico-politico-militare mondiale che non può prescindere dalla guerra e dal colonialismo. Un genocidio in diretta e in corso, che il mondo della scuola non vuole appoggiare ma vuole anzi in ogni modo contrastare.

Per questi motivi accogliamo l’invito dell’ Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università a considerare il 4 novembre non una giornata di festa da celebrare, ma piuttosto una giornata di lutto.

Invitiamo perciò i/le docenti a trasformare in classe questa celebrazione del militarismo in una discussione critica su di esso, sia quello storico del Novecento, sia quello odierno. Apriamo in classe la riflessione sulla violenza e sulle distruzioni della guerra, facciamo spazio alla cultura della pace e ad un’educazione improntata sulla risoluzione pacifica dei conflitti.

PS. Ci è giunta ora la notizia dell’annullamento da parte del MIM del convegno di formazione organizzato dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dal Cestes in data 4 novembre. Si tratta di una censura gravissima, che denunciamo con forza, poiché limita la libertà di espressione, di formazione e di critica. A maggior ragione invitiamo a rafforzare in questa giornata gli interventi sulla pace, sul disarmo e sulla risoluzione pacifica dei conflitti per rispondere con determinazione a questo inaudito attacco alla libertà di espressione.

Cobas – Cesp Bologna

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