Lettera aperta sul Disegno di Legge che censura le critiche ad Israele
Condividiamo questa Lettera aperta sul DDL in discussione in Senato, che usa la lotta all’antisemitismo come pretesto per rendere illegali le critiche a Israele e alle sue politiche di apartheid e di genocidio.
Il testo è il prodotto della collaborazione tra le reti di Docenti, educatori e educatrici per la Palestina, Docenti per Gaza, la Rete per la scuola pubblica dell’Emilia Romagna e il Coordinamento dei docenti Unibo. Diffondiamo!
Lettera aperta sul Disegno di Legge che censura le critiche ad Israele
Dopo le manifestazioni oceaniche in solidarietà con la Palestina che hanno visto la partecipazione di insegnanti, studenti ed educatori siamo allarmati dalla possibilità che nel nostro paese venga approvata una legge che di fatto renderebbe illegale l’espressione di quelle critiche nelle scuole, nelle università e nelle strade.
Sono, infatti, in discussione al Senato ben tre disegni di legge che,
con l’obiettivo dichiarato di contrastare l’antisemitismo, rischiano invece di mettere il bavaglio ad ogni possibile critica allo stato di Israele. Ci riferiamo al DDL 1627 – Gasparri (FI), al DDL 1004 – Romeo (Lega) e al DDL 1575 – Scalfarotto (Italia Viva). Questi testi sono così simili che la commissione del Senato il 30 settembre scorso ha deciso di unificarli e per questo anche noi li consideriamo come un’unica minaccia alla libertà d’espressione nel nostro paese.
In questi Disegni di legge si vuole rendere legalmente vincolante la definizione di antisemitismo proposta dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA).[1] Questa decisione, però, come è stato rilevato anche da tanti esperti[2], non da ultima la storica Anna Foa in audizione al Senato il 23/09 scorso, porterà ad effetti paradossali ampliando l’accusa di antisemitismo ad ogni possibile critica ad Israele.
Innanzitutto, vogliamo sottolineare che già esiste un solido testo alternativo a quello dell’IHRA, ovvero la Dichiarazione di Gerusalemme sull’Antisemitismo (JDA) [3], che definisce l’antisemitismo come discriminazione, pregiudizio, ostilità o violenza contro ebrei in quanto tali, ma mira a distinguere l’odio antiebraico dalla critica legittima allo Stato d’Israele e propone delle linee guida per contrastare l’antisemitismo senza censurare il dibattito politico.
Al contrario, negli esempi che accompagnano la definizione dell’IHRA si fa più volte riferimento alle possibili critiche ad Israele.
Si può leggere, infatti, che sono da considerare antisemitismo:
- “Negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo.”
- “Applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico.”
- “Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei Nazisti.”
Vogliamo, però, ricordare che le condanne ad Israele arrivano da istituzioni come la Corte di Giustizia Internazionale e la Corte Penale Internazionale[4] e sono accuse circostanziate basate sul diritto internazionale. Sollevare la critica nei confronti di Israele e richiamare tutte le autorità, compreso il nostro governo, ad agire per fermare questi crimini non può essere considerato espressione di antisemitismo.
Cosa che, invece, sta già accadendo nei paesi in cui l’applicazione di questa definizione ha portato a una stretta repressiva ingiustificata.
In Inghilterra, ad esempio, recentemente sono state arrestate 890 persone per il solo fatto di aver partecipato ad una manifestazione per la Palestina[5]. In Germania associazioni per i diritti umani quali Amnesty International o Human Rights Watch sono state accusate di antisemitismo per avere mostrato nei loro rapporti le somiglianze tra quanto sta commettendo Israele nel territorio occupato e le politiche segregazioniste attuate in Sud Africa durante il regime di apartheid[6]. Sempre in Germania è stata messa al bando, perché ritenuta antisemita, un’associazione non-violenta come BDS.
Ma questa associazione, BDS, proprio ispirandosi alla storia luminosa della lotta al regime sudafricano, propone campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele sino a quando non rispetterà, nei fatti, i principi del Diritto Internazionale liberando dal terribile regime di occupazione militare il territorio palestinese, riconoscendo il diritto al ritorno dei rifugiati, smantellando il muro dell’apartheid e trattando con pari diritti i cittadini palestinesi che oggi vivono in Israele.
Inoltre, in Europa e negli USA la definizione dell’IHRA viene utilizzata oggi per accusare di antisemitismo le associazioni ebraiche come Jewish Voices for Peace che si sono mobilitate contro il genocidio. Le università vengono ricattate con il taglio dei fondi[7] e si arriva al punto di vincolare i finanziamenti all’adesione preventiva a tale definizione dell’IHRA, cosa che comporta l’obbligo di vigilanza sui contenuti dei corsi di insegnamento e determina un meccanismo di forte autocensura e limitazione delle libertà di espressione[8].
Per questo, temiamo che, se dovesse passare questo disegno di legge, la repressione del dissenso che vediamo in altri paesi potrebbe realizzarsi anche nel nostro.
Infatti, sulla base della definizione di antisemitismo dell’IHRA e richiamandosi al codice Rocco di epoca fascista, sarà possibile negare per ragioni di “moralità” l’autorizzazione a manifestazioni pubbliche “anche in caso di valutazione di grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita” (art.3 del DDL 1004 – Romeo). Addirittura, nel DDL 1627 – Gasparri si prevede la condanna da due a sei anni di reclusione per la propaganda dell’ostilità “in tutto o in parte” nei confronti dello Stato di Israele ed è prevista l’aggravante dell’utilizzo di simboli riconducibili a questa definizione di antisemitismo (Art. 4 – DDL Gasparri). Cosa ne sarà dei nostri cartelloni contro Netanyahu o delle bandiere della Palestina, saranno criminalizzati come avviene in altri paesi europei?
La libertà di espressione e di insegnamento nelle nostre scuole e università verrebbe gravemente minacciata,
dato che nel DDL 1627 – Gasparri è previsto, sulla base della definizione dell’IHRA, l’obbligo di “tempestiva segnalazione” alle autorità di polizia e le sanzioni previste possono arrivare fino al licenziamento (art.3 – DDL Gasparri). Si prevedono, inoltre, corsi di formazione per docenti, alunni e alunne organizzati dal Ministero dell’Istruzione che dovranno equiparare l’antisemitismo e l’antisionismo. Corsi analoghi sono previsti per le forze dell’ordine in modo da rendere più efficace l’individuazione e la repressione di casi che rimandano a questo tipo di definizione. (art.2 DDL – Gasparri)
Tutto questo è molto pericoloso perché in questo modo si confonde un crimine d’odio, come l’antisemitismo, ancora vivo nel nostro paese e da contrastare, con la critica a un progetto di colonialismo di insediamento che si è espresso mediante la sistematica infrazione del diritto internazionale.
Di conseguenza, sarà anche più difficile individuare e agire sui reali casi di antisemitismo. Ribadiamo che non c’è nulla di “ebraico” nel colonialismo, nell’apartheid, nello “scolasticidio” e nel genocidio[9], commessi da Israele verso il popolo palestinese. Per questo contrastare le politiche violente e razziste di Israele oggi non può essere considerato una forma di antisemitismo. Critiche al sionismo, tra l’altro, provengono anche dal mondo ebraico e sono centrali nel pensiero di intellettuali ebrei che consideriamo tra i fondatori della nostra riflessione sulla Shoah, come Hannah Arendt e Primo Levi. Se questa legge entrasse in vigore, anche questi autori finirebbero per essere tacciati di antisemitismo.
Siamo convinti che lasciare che anche le voci più critiche nei confronti di Israele possano esprimersi sia essenziale per dare ai nostri studenti la possibilità di capire e imparare ad individuare con chiarezza cosa sia davvero l’antisemitismo, o l’antisionismo, e che quest’ultimo non sia confuso in nessun caso con il primo. Riteniamo, quindi, di estrema importanza per le sorti democratiche del nostro paese quanto si sta discutendo oggi in Parlamento. L’approvazione di questi disegni di legge comporterebbe un rischio di violazione degli articoli della Costituzione che riguardano i diritti inviolabili dell’uomo, sia come individuo, sia nelle formazioni sociali in cui si sviluppa la sua personalità (art.2); la libertà di espressione (art.21) e la libertà di insegnamento (art.33).
Facciamo appello a tutta la società civile,
affinché si mobilitino tutte le forze democratiche del nostro Paese al fine di manifestare, dentro e fuori dal proprio luogo di lavoro, tutta la propria contrarietà a questo disegno di legge liberticida. Non vogliamo lavorare in una scuola censurata e controllata, non vogliamo che la ricerca accademica si svolga sotto minaccia, non vogliamo vivere in un Paese dove le libertà di parola, opinione, espressione sono represse.
Coordinamento Docenti UniBo per la Palestina
Docenti, educatrici ed educatori per il rispetto dei diritti umani in Palestina
Docenti per Gaza
Rete per la scuola pubblica Emilia-Romagna
Note
[1] https://holocaustremembrance.com/resources/la-definizione-di-antisemitismo-dellalleanza-internazionale-per-la-memoria-dellolocausto
[2] La lista delle associazioni della società civile e delle istituzioni globali che si sono vocalmente opposte all’ IHRA negli ultimi anni è molto ampia, si veda https://noihradefinition.co.uk/ Mano a mano che si intensificavano gli sforzi di lobbying israeliani per la capillare diffusione e operativizzazione della definizione IHRA presso diversi enti internazionali, governi nazionali e municipalità, diverse importanti società di studi a livello mondiale ed europeo hanno esplicitato il loro posizionamento di ferma condanna, ad esempio MESA, Società di Studi sul Medio Oriente del Nord America (https://mesana.org/advocacy/letters-from-the-board/2021/03/31/mesa-board-statement-regarding-the-ihra-working-definition-of-antisemitism-and-contemporary-examples), BRISMES, Società Britannica di Studi sul Medio Oriente (si veda il report su IHRA e rischi per la libertà accademica /www.brismes.ac.uk/files/documents/Freedom%20of%20Speech%20and%20Academic%20Freedom%20in%20UK%20Higher%20Education-BRISMES-ELSC.pdf) e AJS, Associazione di Studi Ebraici (https://mesana.org/pdf/A-Working-Report-from-the-AJS-Task-Force-on-Antisemitism-and-Academic-Freedom.pdf ) Nel 2022 128 studiosi di ebraismo e Olocausto si sono rivolti direttamente alle Nazioni Unite per ammonire contro la strumentalizzazione del concetto di antisemitismo implicito nell’ IHRA (https://media.euobserver.com/9e86df02ddf67c6046d190b65e4380df.pdf). Tra gli altri anche numerosi accademici e intellettuali italiani https://morasha.it/artisti-e-intellettuali-anche-ebrei-firmano-una-lettera-contro-la-definizione-di-antisemitismo-dellihra/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=kolot-artisti-e-intellettuali-anche-ebrei-firmano-una-lettera-contro-la-definizione-di-antisemitismo-dell-ihra_334
Infine, lo stesso redattore della dichiarazione dell’IHRA, Kenneth Brown, ha espresso forti critiche all’uso di IHRA nei contesti accademici e scolastici, dato che la definizione non era stata stilata per quei contesti, e la sua adozione dà licenza a gravi violazioni della libertà accademica. A tal proposito vedi https://docs.house.gov/meetings/ju/ju00/20171107/106610/hhrg-115-ju00-wstate-sternk-20171107.pdf
[3] https://jerusalemdeclaration.org
[4] Qui i documenti prodotti dalla Corte di Giustizia Internazionale a partire dalla richiesta alla corte di un parere consultivo sulle conseguenze legali delle politiche e pratiche di Israele nel Territorio Palestinese Occupato, compresa Gerusalemme Est del 17 gennaio 2024 https://www.icj-cij.org/case/186; si veda qui per i mandati di arresto spiccati dalla Corte penale internazionale https://www.icc-cpi.int/news/statement-icc-prosecutor-karim-aa-khan-kc-issuance-arrest-warrants-situation-state-palestine; per i documenti prodotti dal Rapporteur Speciale sulla situazione dei diritti umani nel Territorio Palestinese Occupato dal 1967, dalla Commissione Internazionale e Indipendente di Inchiesta sul Territorio Occupato Palestinese, inclusa Gerusalemme Est, e Israele e per i comunicati della sezione Procedure Speciali del Consiglio ONU per i Diritti Umani si veda https://www.un.org/unispal/un-human-rights-council-and-the-question-of-palestine/; solo dal 2015 al 2024 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato 154 risoluzioni contro Israele, https://unwatch.org/2024-unga-resolutions-on-israel-vs-rest-of-the-world/.
[5] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/09/07/polizia-890-arresti-a-protesta-palestine-action-a-londra_a29f9a92-d4db-4a9a-b467-870e0d52f777.html
[6] https://www.dw.com/en/germany-rejects-amnestys-apartheid-label-for-israel/a-60637149?utm_source=chatgpt.com ;
[7] https://www.theguardian.com/us-news/2025/mar/07/trump-administration-cancels-columbia-university-funding
[8] https://www.theguardian.com/education/2023/sep/13/antisemitism-definition-used-by-uk-universities-leading-to-unreasonable-accusations?utm_source=chatgpt.com
[9] Il parere della Corte Internazionale di Giustizia stabilisce che l’occupazione militare del Territorio palestinese della Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est è illegale e ricorda a tutti gli stati membri l’obbligo giuridico di non riconoscere, aiutare o assistere il mantenimento di tale presenza militare illegale; la risoluzione, approvata il 18 settembre 2024 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che chiede a Israele di porre fine alla sua presenza illegale nel Territorio Palestinese Occupato entro 12 mesi, in conformità con il parere emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) a luglio 2024; Commissione Speciale delle Nazioni Unite presieduta da Navi Pillaj ha stabilito in data 16 Settembre 2025 che le autorità e le forze militari israeliane sono colpevoli del crimine di genocidio nella Striscia di Gaza.

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