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PERCHE’ L’ALGORITMO NON FUNZIONA

14/09/2023

Per il terzo anno abbiamo osservato e sperimentato le assegnazioni delle supplenze tramite algoritmo. Non lo credevamo possibile, eppure l’esperienza di questo settembre è risultata essere ancora peggiore di quella degli anni precedenti, in quanto oltre ai consueti problemi già registrati in passato, che abbiamo più volte denunciato e che ripercorreremo anche nel corso dell’articolo, si sono andati a sommare enormi disagi dovuti alla sovrapposizione di queste procedure con quelle per le immissioni in ruolo. Sovrapposizione che è dipesa esclusivamente dalle scadenze fissate dal Ministero, con conseguenze importanti sulla vita di precarie e precari.

L’introduzione dell’algoritmo per le supplenze era coincisa con l’altro provvedimento che ha profondamente cambiato la gestione del precariato scolastico, ovvero la costituzione delle graduatorie provinciali per le supplenze, le GPS (OM 60 10 luglio 2020).

Come funzionava prima? Le supplenze venivano attribuite dalle GAE e, in caso di esaurimento o incapienza delle stesse, in subordine si procedeva allo scorrimento delle Graduatorie d’Istituto. Tutti coloro che non erano iscritti in Gae (molti, soprattutto nel Centro e nel Nord Italia) potevano ricevere chiamate per proposte di supplenza al massimo dalle 20 scuole in cui erano inseriti nelle relative GI. L’espressione “ricevere chiamate” va intesa in senso letterale: le prime settimane dell’anno scolastico, infatti, erano segnate dall’ansia di essere contattati dalle scuole tramite mail, ma più frequentemente con telefonate. Il cellulare squillava e la chiamata non doveva essere persa e soprattutto si sperava che fosse quella della scuola desiderata, anche perché una risposta affermativa o meno era richiesta in tempi immediati. Spesso ci si trovava ad accettare la prima proposta ricevuta, nella paura di non riceverne altre, magari di una scuola a 40 km di tortuosa distanza, mentre l’istituto agognato poteva non aver ancora iniziato a cercare i propri supplenti. Perché la situazione era questa: caotica, incontrollabile e ben poco trasparente.

Per questi motivi negli ultimi anni si erano cominciate a sperimentare pratiche diverse, talvolta richieste dai precari stessi (come nel caso del Coordinamento dei precari della scuola di Bologna nel 2016) che prevedessero l’assegnazione delle supplenze tutte in unico momento, con i docenti in presenza, divisi per classi di concorso e scaglioni di punteggio. Grazie a queste assegnazioni unificate, se non sempre si guadagnò in caoticità, tuttavia i precari ottennero molto in autodeterminazione e trasparenza. Tale dispositivo aveva tuttavia bisogno di essere normato, e restava il limite di scelta delle 20 scuole.

L’istituzione delle GPS rispose ad entrambe le esigenze: definì, almeno per le supplenze annuali, un momento di assegnazione comune a tutti gli istituti, dove, con quadro delle disponibilità alla mano e “dati costantemente aggiornati per dare conto delle operazioni effettuate” i docenti avrebbero potuto scegliere il proprio incarico sulle sedi di tutto il territorio provinciale.

All’avvio dell’a.s. 2020/2021, tuttavia, questa prospettiva, salvo in pochissimi casi, non poté concretizzarsi. Nella situazione pandemica di quel momento per effettuare le assegnazioni ogni ufficio scolastico adottò modalità differenti. Molti sperimentarono piattaforme informatiche, talvolta realizzate ad hoc, rinunciando alle convocazioni in presenza (sebbene talvolta gli stessi uffici organizzassero in presenza quelle del personale ATA). Fu un punto di non ritorno.

L’anno successivo fece il suo ingresso “l’algoritmo” tramite un’unica piattaforma certificata dal MIUR e proposta per tutto il territorio italiano. E da quel momento, l’assegnazione delle supplenze è tornata ad essere caotica, incontrollabile, e ben poco trasparente.

L’algoritmo per le supplenze, ha, nei fatti, un grande difetto: premia i docenti con punteggi più bassi. Questo accade perché il sistema scorre le graduatorie fino a che, incontrando le preferenze espresse dai docenti, non riesce ad assegnare tutte le supplenze. Se un docente non ha dichiarato la sua disponibilità per lavorare in una scuola per la quale il suo punteggio gli darebbe diritto a prendere una supplenza, viene “saltato”. Una situazione analoga a quando durante le convocazioni unificate l’insegnante sceglieva di non rispondere ad una proposta di assunzione. Tuttavia, al turno di nomine successive, l’algoritmo riparte dall’ultima persona assegnataria nell’operazione precedente. La norma, che nell’ultimo anno è stata oggetto di un grande dibattito, tuttavia non è nuova ed esisteva già anche nelle vecchie modalità di assegnazioni dal vivo. E allora com’è possibile che una regola tutto sommato secondaria nelle modalità in presenza sia diventata drammaticamente significativa nell’utilizzo di una piattaforma?

Questo è avvenuto perché il sistema algoritmico, con l’espressione delle preferenze a scatola chiusa, spesso senza avere nemmeno chiaro il quadro delle disponibilità e senza la possibilità di aggiornare le proprie scelte nel corso delle operazioni al variare di esso, ha incrementato significativamente il numero delle rinunce che si vanno a verificare. E dunque le riassegnazioni più in basso nelle graduatorie.

La tendenza delle assegnazioni tramite algoritmo a produrre rinunce e dunque “salti” nelle graduatorie è emersa con evidenza in questi anni, tuttavia, coloro che chiedevano un ritorno delle assegnazioni in presenza sono stati bollati come anacronistici al limite dell’oscurantismo. E al terzo anno di applicazione, non solo il Ministero non ha proposto nessun intervento, ma è riuscito addirittura ad orchestrare una situazione che ne ha fortemente incrementato le conseguenze negative.

Con un incredibile tempismo, infatti, quest’anno le procedure per l’espressione delle disponibilità per le supplenze sono state anticipate a metà luglio e sono state fatte coincidere con quelle di immissione in ruolo da concorso ordinario prima e da straordinario bis subito a seguire. I neoimmessi, mentre sceglievano le provincie e poi, a cavallo di un weekend, gli istituti, si sono trovati a compilare, per sicurezza personale, anche la disponibilità per le GPS. Quando, qualche giorno dopo hanno ottenuto una sede per l’immissione in ruolo non tutti hanno ritirato la propria disponibilità per le supplenze. Non solo è mancato un avviso ufficiale – le informazioni sono girate grazie ad un passaparola e alle segnalazioni di alcuni uffici scolastici – ma talvolta sono intervenuti problemi tecnici sulla piattaforma, e dopo una certa data l’opzione di ritiro è stata addirittura tolta.

La situazione si è chiarificata addirittura un mese dopo, quando a fine agosto gli uffici scolastici hanno pubblicato gli esiti delle assegnazioni da GPS ed è diventato evidente il fatto che molti posti erano stati assegnati a docenti che avrebbero rifiutato in quanto destinatari di incarichi a tempo indeterminato. Sotto di loro docenti “saltati” per mancanza di disponibilità. E queste supplenze falsamente occupate a chi sono andate? A insegnanti con punteggi più bassi, incontrati dall’algoritmo al secondo o terzo turno di nomine, mentre persone che lavoravano da anni non hanno ricevuto nessun incarico.

Da un certo punto di vista l’algoritmo funziona benissimo: per strappare un titolo propagandistico sui giornali di fine agosto basta che la procedura sia partita e che per ogni supplenza ci sia un nome. Si vuol far credere di essere stati veloci, ma non è vero, perché non appena i riflettori sull’avvio dell’anno scolastico verranno girati altrove, le rinunce e i salti porteranno a procedere con decine di turni di convocazioni fino a dicembre, come accaduto negli ultimi anni. Si prendono il merito di essere stati efficienti, ma in realtà il lavoro di compilazione è tutto sulle spalle dei precari, a cui va anche la colpa di “aver sbagliato a compilare le domande”. Si vuole dare la parvenza di giustizia e trasparenza, ma la verità è che per l’algoritmo un nome vale un altro, indipendentemente da graduatorie o storie personali e lavorative, senza spazi di autodeterminazione e rispetto del proprio lavoro. Ecco perché non funziona.

Silvia Casali  COBAS Scuola Bologna

TITOLI DI ACCESSO DOCENTI

Per poter partecipare ai concorsi o iscriversi alle graduatorie scolastiche sono richiesti determinati titoli di accesso. (Qui la pagina del MIM relativa ai titoli di accesso https://www.miur.gov.it/titoli-di-accesso).

SCUOLA DELL’INFANZIA E PRIMARIA

  • Laurea in Scienze della formazione primaria (titolo abilitante all’insegnamento – art. 6, Legge 169/2008);
  • Diploma Magistrale o Diploma di Liceo Socio-Psico-Pedagogico o Diploma sperimentale a indirizzo linguistico conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002 (titolo abilitante all’insegnamento – DM 10 marzo 1997).
  • A partire dall’anno 2020 è possibile, per chi è iscritto a Scienze della Formazione Primaria inserirsi nella seconda fascia delle graduatorie provinciali delle supplenze (GPS) anche prima del conseguimento del titolo (O.M. 60/2020, riconfermata in ultimo da OM 112/2022). Nello specifico si tratta di studenti che nell’anno di composizione delle GPS (nell’anno accademico 2021/2022 per le GPS attualmente valide) risultano iscritti al terzo, quarto o al quinti anno del corso di laurea in Scienze della Formazione primaria, avendo assolto – rispettivamente – almeno 150, 200 e 250 CFU entro il termine di presentazione dell’istanza.

SCUOLA SECONDARIA DI I e II GRADO

I requisiti di base richiesti in tutte le procedure che riguardano la scuola secondaria sono contenuti in due tabelle pubblicate nel documenti ministeriali DPR 19/2016 e DM 259/2017. In sintesi si tratta di: 

  • Titolo di laurea (Laurea di Vecchio Ordinamento, Laurea Specialistica o Magistrale di Nuovo Ordinamento, Diploma accademico di II livello, Diploma di Conservatorio o di Accademia di Belle Arti Vecchio Ordinamento -DPR 19/2016 e DM 259/2017); non è sufficiente la Laurea triennale.
  • Congiuntamente al possesso del titolo di laurea (o analoghi) è necessario aver conseguito determinati CFU/CFA riportati nelle tabelle suddette (DPR 19/2016 e DM 259/2017)
  • Diploma di scuola superiore (DPR 19/2016 e DM 259/2017): solo per gli insegnanti tecnico-pratici.

Per alcune procedure riguardanti la scuola secondaria sono necessari ulteriori 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche. Per questi si rimanda ad una trattazione specifica.

INSEGNANTI DI SOSTEGNO

I medesimi titoli sopraelencati sono necessari anche per partecipare alle procedure specifiche riguardanti gli insegnanti di sostegno, per i quali si rimanda ad una trattazione specifica.

Come controllare il possesso dei titoli?

  • Per insegnare nella scuola dell’infanzia e primaria si dovrà pertanto verificare il possesso della laurea in Scienze della Formazione Primaria o (in alternativa) il possesso del diploma magistrale conseguito prima del 2001-2002. Esclusivamente al fine dell’assegnazione delle supplenze sono considerati anche coloro che sono iscritti al terzo, quarto o quinto anno di corso di laurea di Scienze della Formazione primaria e hanno conseguito rispettivamente 150, 200 o 250 CFU entro la data di iscrizione delle GPS attualmente in vigore (OM 60/2020, OM 112/2022).
  • Per la scuola secondaria invece la verifica del titolo risulta meno lineare perché prevede il possesso combinato di un titolo di laurea e determinati crediti riportati in due tabelle ministeriali diverse (che dovranno essere verificate entrambe). Riportiamo dunque un esempio per seguire la procedura passo passo.

Esempio: posso insegnare italiano? In quali istituti?

Per verificare il possesso dei titoli:

  1. Aprire la tabella A contenuta nel DPR 19/2016

La tabella riporta i codici e i nomi delle classi di concorso, le lauree che costituiscono titolo di accesso a quelle classi di concorso, note di chiarimento sui crediti necessari e gli indirizzi di studio scolastici a cui le classi di concorso danno accesso (ovvero quali discipline in che tipo di istituti scolastici possono essere insegnate),

  1. Cercare all’interno, nelle colonne “Requisiti di accesso classi di abilitazioni” il proprio titolo di studio. Se si hanno dei dubbi ricontrollare il proprio attestato di laurea o di diploma. 

Es. ho una laurea in lettere moderne, sul mio attestato di laurea la dicitura è LM 14 – Filologia moderna

  1. Nelle prime due colonne è indicato il codice e il numero della classe di concorso a cui il possesso del titolo permette l’accesso (es. A-12 “Discipline letterarie negli istituti di istruzione secondaria di II grado). 
  2. Nell’ultima colonna sono indicate le materie e le scuole in cui è possibile insegnare con questa classe di concorso (es. A-12: Liceo Artistico, Liceo Linguistico, Liceo Musicale e coreutico etc…)
  3. Controllare eventuali annotazioni numerate ed esplicitate nella colonna “Note”. In questo spazio vengono indicati i crediti necessari o eventuali titoli congiunti

Nel caso specifico devo guardare la nota n. 7 che descrive i crediti necessari e i settori scientifici disciplinari (SSD) relativi (es. L-FIL-LET). I CFU possono essere stati acquisiti durante il percorso universitario (laurea triennale, specialistica, magistrale, scuole di specializzazione, master universitari) o anche come singoli esami.

 I CFU sostenuti utili ai fini dell’accesso all’insegnamento sono quelli che riportano l’SSD espresso, indipendentemente dalla denominazione dell’insegnamento che talvolta cambia in base all’Ateneo.

Nelle note della Tab. A relative alle lauree di Nuovo ordinamento viene indicato il numero totale di CFU da conseguire, tutti gli SSD utili all’accesso e infine il requisito minimo di CFU per ciascun SSD o gruppo di SSD. Come esplicitato anche sulla pagina del MIM, nel caso in cui sia previsto un requisito minimo di CFU per un gruppo di SSD (separati da virgola, “e”, “o”) è possibile qualunque ripartizione fra tutti i SSD elencati nel gruppo purché la somma complessiva dei crediti non sia inferiore al totale. Tali crediti possono quindi essere conseguiti, senza limitazioni o vincoli numerici, in uno solo dei settori o parte nell’uno e parte nell’altro.

(esempio tratto da Mim https://www.miur.gov.it/titoli-di-accesso )

  1. Se la colonna “Note” presenta annotazioni introdotte da lettere, queste valgono per tutti i titoli di studio riportati.

Es. per insegnare Lingue c’è la nota (a) che vale per tutte le lauree indipendentemente dalle note numeriche.

  1. Continuare a cercare nel file (anche tramite la funzione “cerca”): spesso un titolo di studio dà accesso a più classi di concorso. Verificare i requisiti necessari per ogni classe di concorso.
  2. Ripetere la medesima ricerca nella tabella A allegata eal DM 259/2017. In caso di discrepanze tra le due tabelle si faccia riferimento prioritario a quella del 2017. 

Esempio di una modifica:

Lauree considerate valide per la cdc A11 – DPR 19/2016

Lauree considerate valide per la cdc A11 – DM 259/2017. Si può notare l’aggiunta della LM 45 Musicologia e beni culturali.

8. Queste tabelle non hanno valore retroattivo su requisiti previsti dalla precedente normativa (DD.MM. n. 39 del 30 gennaio 1998, n. 22 del 9 febbraio 2005,  per A077 DM n. 201 del 6 agosto 1999) se conseguiti entro la data del 23 febbraio 2016 per il DPR19/2016 e del 9 maggio 2017 per il DM 259/2017 [in base all’art.5 del DM 259/2017].

9. Può invece capitare che sia necessario integrare il proprio piano di studi in base ai crediti richiesti. Puntualizzazione che può essere utile: un’annualità del Vecchio Ordinamento corrisponde a 12 CFU con stessa o simile denominazione e nei corrispondenti SSD-Settori Scientifico Disciplinari previsti per le lauree di Nuovo ordinamento (SSD verificabili qua https://cercauniversita.cineca.it/php5/settori/index.php).

10. Una volta accertato il possesso dei titoli di accesso resta tuttavia da verificare il possesso di ulteriori requisiti che possono essere richieste da procedure specifiche (es. tirocini formativi, procedure concorsuali, procedure abilitanti…) come ad esempio quelle relative al sostegno o quelle che possono comprendere il possesso dei 24 CFU.

ASSEMBLEA SUL PRECARIATO NELLA SCUOLA 05/05 h 17 

L’anno scolastico sta per finire, ma restano ancora irrisolte le questioni relative al precariato al di là delle false promesse dei governi. Quest’estate ci troveremo ancora con le stesse problematiche degli ultimi anni. Nell’assemblea ci confronteremo e faremo proposte su:

  • convocazioni da GPS con l’assurdo algoritmo;
  • assunzioni insufficienti e riforme del sistema di formazione e reclutamento.

5 maggio 2023 | 17:00 -19:00

presso la Sala Consiliare del Quartiere Porto-Saragozza – via dello Scalo 21

a seguire buffet

organizzato da: gruppo precariato – Cobas Scuola Bologna

Parteciperai all’assemblea? Clicca qui  

Evento facebook – Clicca qui

RECLUTAMENTO SCOLASTICO: UN BILANCIO PRECARIO

Nonostante le 8 procedure concorsuali fatte negli ultimi tre anni, alcune delle quali non ancora concluse, a fronte di un contingente di 94.130 posti autorizzati dal MEF per le assunzioni a tempo indeterminato del personale docente, quest’anno si è riusciti a coprirne solo 42.979. Le 51.151 cattedre rimanenti non sono in realtà rimaste vuote, ma sono state assegnate, come ogni anno, a docenti precariə facendo arrivare a 217.693, secondo i dati forniti dal MIM alla data del 5 novembre 2022, il totale dei posti dati a supplenza. Ciò significa è precario che il 25% dei docenti.

Per rispettare gli impegni presi nel PNRR si dovranno adesso assumere 70 mila insegnanti entro il 2024. Ma di che cosa stiamo parlando? Se anche andassero in porto tutte le assunzioni richieste dall’Europa entro settembre, rimarrebbero scoperti i 2 / 3 delle cattedre. È evidente che i conti non tornano. 

In attesa che la legge 79/2022 (riforma Bianchi) diventi effettiva, per provare a “limitare il ricorso al precariato”, senza avanzare nessuna pretesa di risoluzione, il governo si trova adesso costretto a dover predisporre l’ennesima fase transitoria. Ancora una volta ci troviamo ad assistere alla messa in campo di misure emergenziali quando si tratta di curare una malattia cronica, per non dire strutturale.

La bozza del decreto PA approvata nel Consiglio dei Ministri lo scorso 6 aprile – di cui si aspetta la pubblicazione in GU ma che non è ancora possibile leggere su canali ufficiali – delinea le modalità con cui il governo dovrebbe riuscire a conseguire l’obiettivo di 70 mila assunzioni entro il 2024. 

Dopo l’insuccesso dei concorsi passati, per i posti comuni si prevede lo straordinario ter, che potrebbe riuscire ad essere addirittura peggiore di quelli che lo hanno preceduto. Il concorso, che sembra potrebbe riguardare anche infanzia e primaria, secondo quanto è possibile leggere sul sito del MIM infatti vede la piena equiparazione tra lo svolgimento di almeno 3 anni di servizio e il possesso dei 24 CFU, che rientrano in gioco dopo essere stati congelati alla data del 31 ottobre del 2022. Praticamente lo Stato sta affermando che aver lavorato tre anni nella scuola sia come aver acquistato un pacchetto di crediti dalle varie università. 

Per quanto riguarda il sostegno si tratterebbe poi di proseguire nelle assunzioni di specializzatə, in coda a quelle da GAE e da concorsi, dalle GPS, comprensive degli elenchi aggiuntivi che si stanno definendo in questi giorni. Se dovessero rimanere ancora posti si procederà ad una mini call veloce. Secondo le prime stime le assunzioni da Gps sostegno si aggirerebbero intorno alle 19 mila unità. C’è inoltre da sottolineare che i contratti verrebbero inizialmente stipulati a tempo determinato, almeno fino al superamento delle prove finali. Il provvedimento, ad ogni modo, costituisce un passo indietro oltre che una mancata occasione: le assunzioni ex articolo 59, infatti, verrebbero così limitate solo al sostegno, mentre fino all’anno scorso erano state previste anche per gli abilitati su posto comune. Sarebbe stato opportuno, al contrario, estenderle anche alla seconda fascia.

La varietà di procedure pensate (concorso straordinario, scorrimento GPS, ricorso alla call veloce…) conferma ancora una volta l’inefficacia di operare le assunzioni soltanto tramite concorso. Ma soprattutto non tiene conto della realtà. 

Tutte le proposte attualmente in campo non sono che toppe per tamponare la situazione problematica del reclutamento, ma in modo temporaneo e senza alcuna lungimiranza. Nonostante le assunzioni continueremo ad avere insegnanti che ogni anno riempiranno i buchi lasciati scoperti dall’inefficienza dei governi e che, con il loro lavoro, permetteranno l’apertura delle scuole a settembre.

Se il precariato è una questione strutturale servono risposte strutturali. La soluzione si chiama doppio canale di reclutamento. Le assunzioni devono avvenire:

  • 50 % tramite procedure concorsuali a cadenza regolare;
  • 50%  tramite l’istituzione di una graduatoria riservata a chi ha 3 anni di servizio nella scuola pubblica statale da mettere in coda alle GAE.

Bisogna cioè riconoscere il diritto alla stabilizzazione in relazione al servizio maturato da tutto il personale precario. Se siamo ritenuti idonei a fare le supplenze per anni, allora lo siamo anche per il ruolo. 

19 aprile 2023

Gruppo precariato – Cobas Scuola Bologna

Il nostro punto di vista sulle nomine da GPS

La diffusione del precariato a scuola ha raggiunto anche quest’anno livelli insostenibili, 217.693 supplenze secondo i dati forniti dallo stesso MIM, alla data del 5 novembre 2022. Stiamo parlando di alcune centinaia di migliaia di persone che svolgono il loro lavoro in condizioni non stabili e con contratti con meno diritti rispetto a colleghɜ di ruolo  (si pensi ai permessi non retribuiti per i concorsi e alle assenze in caso di malattia).

Accanto a questi problemi estenuanti, la recente informatizzazione delle assegnazioni delle supplenze dalle graduatorie provinciali (GPS) ha ulteriormente leso i diritti di precarɜ, creando un meccanismo punitivo per le scelte personali e aumentando la burocrazia in pieno agosto quando tutti gli uffici scolastici e le segreterie sono chiuse.

Le convocazioni informatizzate da GPS, semplicemente, non hanno funzionato.

Anziché semplificare la procedura l’informatizzazione ha prodotto nomine:

INGIUSTE: perché non si è potuto scegliere, il giorno delle nomine, in base alla migliore possibilità disponibile, ma si è trovata costretta a delegare la scelta al sistema informatizzato; questo ha prodotto lungaggini e “salti” di convocazione (per fare un esempio, nella classe A027 di Bologna, a fronte di sole 45 supplenze disponibili – spezzoni compresi – si è arrivati fino alla posizione 226 di seconda fascia). Il meccanismo delle rinunce  finisce paradossalmente per favorire le persone più in basso nelle GPS, mentre un meccanismo giusto dovrebbe mettere ogni persona nelle condizioni di ottenere il miglior contratto di lavoro possibile in base alla propria posizione.

INEFFICIENTI: malgrado la procedura informatizzata le nomine da GPS sono andate avanti fino a fine dicembre (arrivando alla 31^ convocazione nella provincia di Bologna) provando la palese inefficacia di questo meccanismo ogni volta che si sono verificate rinunce o nuove disponibilità;

RIGIDE: la scelta delle scuole a metà agosto è completamente al buio: ognuno è costretto a scegliere tutte le scuole possibili per evitare di essere “scavalcato” durante la procedura informatica. Risulta impossibile “dialogare” con il sistema per riuscire a venire incontro alle esigenze di lavoratrici e lavoratori, riducendo di fatto i diritti di chi ha già un contratto precario. Eclatante il caso del diritto al completamento, negato anche a coloro che lo avevano esplicitamente richiesto.

OPACHE: la procedura informatica si basa su un algoritmo il cui codice non è trasparente.  E’ grave che una procedura così importante per chi lavora e per chi studia, come la nomina delle e dei docenti della scuola pubblica, non possa essere condivisa pubblicamente. 

→NON SEMPRE CORRETTE: i punteggi delle GPS, espressi da una valutazione automatica della piattaforma, sono risultati essere ancora una volta pieni di errori e manca una fase dedicata alle correzioni (prevista, in passato, dalla norma: sia per le graduatorie ad esaurimento, sia per quelle di Istituto).​​​​​​​ È stato, ancora una volta, il caos. Migliaia di segnalazioni agli uffici scolastici, telefoni e caselle di posta intasate, qualche correzione apportata in autotutela dagli Uffici Scolastici Provinciali​​​​​​​, ma ciò che non si è potuto sistemare è rimasto nelle GPS ed è andato ad incidere nelle assegnazioni degli incarichi. La digitalizzazione ha aumentato gli errori e, parallelamente, le barriere nella possibilità di intervenire per correggerli. Perché questo controllo non avviene in maniera tempestiva? Non è possibile affidarlo alle segreterie con i tagli che hanno subito.​​​​​​​

Conclusione: l’assegnazione informatizzata delle supplenze è malata e non può essere sanata. Riteniamo che il sistema vada assolutamente cambiato. Subito.

L’uso dell’algoritmo ha prodotto situazioni ingiuste di cui denunciamo le contraddizioni  Ci preme, ad esempio, sottolineare che l’apice di questo meccanismo contraddittorio si trova nell’assegnazione degli spezzoni: per assecondare la procedura informatizzata è stata creata una normativa ad hoc che giustifica l’algoritmo usato, nonostante una palese violazione del sacrosanto diritto al completamento immediato dell’aspirante docente.

La procedura informatizzata per l’assegnazione delle supplenze ha, sostanzialmente, reso obbligatorio un meccanismo di delega digitale a distanza per ogni aspirante docente. Riteniamo questo inaccettabile: non vogliamo essere obbligatɜ a delegare, vogliamo ricevere delle proposte di lavoro, valutare, decidere e rispondere.

Per tutti questi motivi, CHIEDIAMO 3 SEMPLICI COSE:

  1. CONVOCAZIONI E ASSEGNAZIONI DELLE NOMINE IN PRESENZA: una procedura a scaglioni, in presenza anziché online, permette di ridurre il problema delle rinunce e fa ottenere a ogni persona il miglior contratto di lavoro possibile, senza ledere i diritti già fragili del personale precario. Resterebbe comunque la possibilità facoltativa della delega (che potrebbe anche essere digitale) per chi si trova distante o temporaneamente impossibilitatɜ a partecipare, com’è sempre stato. Infine, in tale modo sarebbe finalmente possibile ripristinare la possibilità di combinare gli spezzoni immediatamente.
  2. IL RIPRISTINO DELLE GRADUATORIE PROVVISORIE come efficace mezzo di contrasto alla massiccia presenza di errori al momento della pubblicazione delle graduatorie definitive e, in modo più preoccupante, al momento delle nomine. Il fatto che sia diventata un’autocertificazione aumenta la possibilità di errore scaricandone interamente su docenti la responsibilità.
  3. AUMENTARE L’ORGANICO DEL PERSONALE AMMINISTRATIVO: implementare gli organici è assolutamente necessario perché il lavoro non può ricadere su di noi docenti precarɜ. Deve essere un compito dell’ufficio scolastico controllare se una persona può risultare assegnataria oppure no.

In sostanza noi chiediamo che l’assegnazione dei contratti di docenza a tempo determinato, poiché appunto contratti di lavoro, sia fatta con assoluta serietà senza mettere a repentaglio diritti, equità e correttezza per ogni singola persona che partecipa alla procedura. Chiediamo una procedura che non sia una gara al ribasso, dove vince chi offre di meno e sia prontə ad accettare qualsiasi condizione lavorativa anche a svantaggio delle proprie condizioni personali di vita, famigliari, logistiche, di salute fisica e mentale. Chiediamo che il lavoro come docente supplente sia assegnato grazie a una procedura che richiede tutto il tempo necessario per permettere a tuttɜ di lavorare nel miglior modo possibile e che non sia condizionata dalla fretta o da esigenze di risparmio.

Non è certo colpa nostra se noi precarɜ costituiamo un quarto del corpo docente e i tempi sono lunghi: noi chiediamo trasparenza e serenità per il lavoro delicato che svolgiamo con dedizione e responsabilità ogni giorno in classe.
Gruppo precarɜ – Cobas Scuola Bologna

Bologna, 4 aprile 2023

2 DICEMBRE 2022 –SCIOPERO GENERALE e SOCIALE

con manifestazioni regionali o provinciali

BOLOGNA ore 10 Piazza XX settembre

I COBAS SCUOLA, nell’ambito dello sciopero generale e sociale indetto da tutto il sindacalismo di base, convocano lo sciopero dell’intera giornata del 2 dicembre 2022 del personale docente e Ata delle scuole di ogni ordine e grado per dire:

–          SÌ al completamento del CCNL 2019-21 con aumenti uguali per tutti per recuperare il 30% del potere d’acquisto perso negli ultimi decenni e tutelare i salari reali dal caro energia e dall’inflazione al 12%. Gli aumenti previsti dal recente rinnovo parziale della parte economica vanno,per il personale con 20 anni di servizio, dai 56 euro lordi (41 netti circa) per i collaboratori scolastici ai 77 euro lordi (circa 66 netti) dei docenti delle superiori, per cui sono assolutamente insufficienti.SI alla reintroduzione della “scala mobile”.

–          NO al nuovo reclutamento con un triplice percorso ad ostacoli. NO alla formazione di regime con un premio una tantum per i bravi e un incremento stipendiale stabile per i super-bravi. NO alla gerarchizzazione, alla competizione individuale tra i docenti e al presunto merito. NO alla didattica delle competenze addestrative. ad una scuola che punti allo sviluppo degli strumenti cognitivi, dell’autonomia e dello spirito critico.

–          SÌ all’uso di tutte le risorse disponibili per eliminare le classi pollaio, ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe (15 con alunni con disabilità), assumere i docenti con 3 anni di servizio e gli Ata con 2, rilanciare il tempo pieno, combattere la dispersione e per un piano straordinario per l’edilizia scolastica e la sicurezza.

–          SÌ al potenziamento degli organici docenti ed Ata, all’immissione in ruolo su tutti i posti vacanti e al ripristino integrale delle sostituzioni con supplenze temporanee. NO ai blocchi triennali dopo la mobilità o assunzione da concorso.

–          NO all’algoritmo per l’assegnazione delle supplenze che ha strutturalmente creato ingiustizie, con docenti che non lavorano nonostante abbiano punteggi più alti di altri in servizio. SÌ alle convocazioni in presenza, che garantiscono la trasparenza e la flessibilità necessaria per situazioni in continuo cambiamento.

–          NO all’Autonomia differenziata, che creerebbe 20 sistemi scolastici diversi, con l’aumento delle disuguaglianze e la frantumazione del diritto sociale all’istruzione.

–          NO ai PCTO obbligatori per le scuole superiori e agli stage obbligatori per la formazione professionale; BASTA ALLE MORTI SUL LAVORO DEGLI STUDENTI, che sono la regola e non l’eccezione, dato che in Italia ci sono in media 3 omicidi sul lavoro al giorno.

–          NO alla regolamentazione del diritto di sciopero, che il nuovo accordo restringe ulteriormente, ampliando i poteri dei dirigenti fino alla possibilità di sostituire i lavoratori in sciopero. SÌ alla difesa del diritto disciopero e al rilancio degli organi collegiali come strumenti di democrazia sostanziale per contrastare la scuola azienda.

Verso lo sciopero generale e sociale del 2 dicembre 2022

I COBAS SCUOLA, nell’ambito dello sciopero generale e sociale in didetto da tutto il sindacalismo di base, convocano lo sciopero dell’intera giornata del 2 dicembre 2022 del personale docente e Ata delle scuole di ogni ordine e grado per dire:

  • SÌ al rinnovo del CCNL scaduto da 3 anni con aumenti uguali per tutti per recuperare il 30% del potere d’acquisto perso negli ultimi decenni e tutelare i salari reali dal caro energia e dall’inflazione al 12%. SI alla reintroduzione della “scala mobile”.
  • NO al nuovo reclutamento con un triplice percorso ad ostacoli. NO alla formazione di regime con un premio una tantum per i bravi e un incremento stipendiale stabile per i super-bravi. NO alla gerarchizzazione, alla competizione individuale tra i docenti e al presunto merito. NO alla didattica delle competenze addestrative. SÌ ad una scuola che punti allo sviluppo degli strumenti cognitivi, dell’autonomia e dello spirito critico.
  • SÌ all’uso di tutte le risorse disponibili per eliminare le classi pollaio, ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe (15 con alunni con disabilità), assumere i docenti con 3 anni di servizio e gli Ata con 2, rilanciare il tempo pieno, combattere la dispersione e per un piano straordinario per l’edilizia scolastica e la sicurezza.
  • SÌ al potenziamento degli organici docenti ed Ata, all’immissione in ruolo su tutti i posti vacanti e al ripristino integrale delle sostituzioni con supplenze temporanee. NO ai blocchi triennali dopo la mobilità o assunzione da concorso.
  • NO all’algoritmo per l’assegnazione delle supplenze che ha strutturalmente creato ingiustizie, con docenti che non lavorano nonostante abbiano punteggi più alti di altri in servizio. SÌ alle convocazioni in presenza, che garantiscono la trasparenza e la flessibilità necessaria per situazioni in continuo cambiamento.
  • NO all’Autonomia differenziata, che creerebbe 20 sistemi scolastici diversi, con l’aumento delle disuguaglianze e la frantumazione del diritto sociale all’istruzione.
  • NO ai PCTO obbligatori per le scuole superiori e agli stage obbligatori per la formazione professionale; BASTA ALLE MORTI SUL LAVORO DEGLI STUDENTI, che sono la regola e non l’eccezione, dato che in Italia ci sono in media 3 omicidi sul lavoro al giorno.
  • NO alla regolamentazione del diritto di sciopero, che il nuovo accordo restringe ulteriormente, ampliando i poteri dei dirigenti fino alla possibilità di sostituire i lavoratori in sciopero. SÌ alla difesa del diritto di sciopero e al rilancio degli organi collegiali come strumenti di democrazia sostanziale per contrastare la scuola azienda.

Nella giornata si svolgeranno in tutta Italia manifestazioni regionali e provinciali.

Competizione individuale, gerarchia e didattica di regime.

Nuovo reclutamento, formazione incentivata e docente “stabilmente incentivato”.

Il Governo Draghi ha ipotecato pesantemente il futuro della scuola pubblica: la Legge 79 prevede un  percorso ad ostacoli per la formazione ai fini dell’immissione in ruolo e la formazione incentivata per i docenti di ruolo; l’art. 38 del Decreto Aiuti, emendato in sede di conversione al Senato, completa l’opera con la previsione del docente stabilmente incentivato.

La formazione per il reclutamento prevede tre step, ognuno con valutazione finale. Il primo è il percorso abilitante universitario in cui, a proprie spese, i corsisti devono conseguire 60 CFU/CFA. Possono accedervi studenti universitari, che devono però conseguire la laurea (o altro titolo idoneo) per accedere alla prova finale e, per i primi 3 cicli, docenti precari non abilitati con contratti a tempo determinato in scuole statali o paritarie. Le prove finali saranno scritte e orali, tramite una lezione simulata. L’abilitazione non dà diritto al ruolo, né all’idoneità, ma solo ad accedere insieme alla laurea magistrale o altro titolo idoneo al secondo step, il concorso con lo scritto con domande a risposta aperta e lezione simulata all’orale. Dopo gli esiti disastrosi degli ultimi concorsi, il MI ha finalmente riconosciuto che i quiz a crocette sono inefficaci per valutare la preparazione dei docenti, ma li ritiene paradossalmente ancora validi per valutare la preparazione degli studenti con le prove Invalsi. Comunque, si riserva di decidere, in caso di numerosi partecipanti, la possibilità di preselezioni, di nuovo con quiz a crocette! Il terzo step è l’anno di prova con almeno 180 giorni di servizio e test finale, sul cui esito deciderà il dirigente scolastico, previa acquisizione del parere obbligatorio, ma non vincolante del Comitato di valutazione e della relazione del tutor. Al concorso possono partecipare anche i precari non abilitati con 3 anni di servizio anche non continuativo, ma se risultano vincitori stipuleranno un contratto di supplenza annuale, in cui dovranno acquisire 30 CFU/CFA e l’abilitazione e solo allora saranno assunti a tempo indeterminato, ma dovranno naturalmente superare l’anno di prova con relativo test finale. Un bel modo di rispettare la sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha condannato l’Italia per abuso di ricorso a contratto a tempo determinato per docenti con 3 anni di servizio! Alla fine di questa gimcana finalmente abbiamo l’immissione in ruolo con stipendi tra i più bassi in Europa, ma con il vincolo della permanenza triennale, salvo assegnazione provvisoria in ambito provinciale.

Tutta questa attività di formazione per il reclutamento sarà coordinata dal 2023- 24 con la formazione in servizio incentivata di durata triennale sia per le “figure di sistema” che per i docenti operai. Sarà su base volontaria per i docenti già in servizio e obbligatoria per i neo-assunti, secondo modalità che saranno decise dalla contrattazione collettiva, relative alla partecipazione, alla durata e alle ore aggiuntive, retribuite in modo forfettario. In via provvisoria, si prevedono 15 ore per la scuola dell’infanzia e primaria e 30 ore per la scuola secondaria, al di fuori dell’orario di insegnamento. “Sono previste (..) verifiche intermedie annuali, svolte sulla base di una relazione presentata dal docente sull’insieme delle attività realizzate nel corso del periodo oggetto di valutazione, nonché una verifica finale” Le verifiche saranno effettuate dal Comitato di valutazione, integrato nella verifica finale da un dirigente tecnico o da un dirigente scolastico esterno, con la possibilità di svolgere anche un colloquio. La valutazione avverrà secondo un modello approvato con decreto ministeriale, su cui la Scuola di Alta formazione (un nuovo carrozzone di nomina governativa che, in stretta collaborazione con Indire e Invalsi, gestirà tutte le attività formative per il personale scolastico) avvierà un monitoraggio con degli indicatori di perfomance, in parte declinati dalle singole scuole. Sulla base di tale valutazione sarà assegnato a coloro che hanno superato la prova finale una retribuzione accessoria una tantum definita dalla contrattazione che va dal minimo del 10% al massimo del 20% dello stipendio. Non vi è più il riferimento al 40% massimo dei partecipanti, ma l’assegnazione sarà selettiva, non generalizzata o a rotazione e soprattutto il numero dei vincitori sarà vincolato dalle risorse disponibili. Non vi sono risorse aggiuntive, ma si useranno i risparmi previsti dal 2025- 26 al 2031-32 dalla riduzione dell’organico dell’autonomia dovuto al decremento demografico, al netto dei flussi migratori. Nella scheda tecnica il MI prevede, sulla base di una serie di proiezioni statistiche, un taglio di 11.300 posti per cui i 770 mila docenti dell’organico 2022-23 diventeranno 758.700. Con i risparmi stimati il MI calcola di poter retribuire al 15% del trattamento stipendiale nel 2026 6.537 docenti, nel 2027 13.934, nel 2028 26.230, nel 2029 36.689. Prendendo come riferimento il dato più alto, quello del 2029, e rapportandolo ai docenti previsti in servizio nel 28-29 (763.950) si tratta del 5% della categoria! Quindi, con un gioco delle tre carte il governo ha tolto il vincolo del 40 % dei “bravi” per sostituirlo surrettiziamente con un dato reale molto più basso, per effetto del vincolo delle risorse.

Anche per i costi delle attività di formazione e per quelli della Scuola di alta formazione non vi sono risorse aggiuntive: per i primi anni si useranno risorse del PNRR e dal 2027 risorse stornate dal fondo per la Carta docenti. 

Ma la competizione individuale, a cui punta la formazione incentivata, non è sufficiente: vi è bisogno di un’ulteriore scalino gerarchico. Con l’emendamento approvato al Senato coloro che supereranno per 3 percorsi formativi triennali consecutivi le prove finali concorreranno per diventare docenti stabilmente incentivatinell’ambito di un sistema di progressione di carriera che a regime sarà precisato in sede di contrattazione collettiva maturando conseguentemente il diritto ad un assegno annuale ad personam di importo pari a 5.650 euro (circa 400 euro al mese lordi) che si somma al trattamento stipendiale in godimento”. Naturalmente, i bravi dovranno gareggiare per diventare super-bravi, per cui dal 2032-33 per 4 anni potranno accedere a quella che si configura come una progressione di carriera solo 8mila docenti all’anno (in media 1 per scuola). I criteri di selezione saranno definiti dalla contrattazione collettiva e dal regolamento ministeriale, ma in sede di prima applicazione, si seleziona in base alla media del punteggio ottenuto nei tre cicli formativi superati positivamente, alla permanenza nella scuola…. Dal 2036-37 il limite massimo sarà calcolato in base alle cessazioni dal servizio degli esperti, quindi al massimo 32mila unità. Non si prevedono stanziamenti aggiuntivi, ma le risorse saranno ricavate di bel nuovo dalla riduzione dell’organico docenti e dal Mof già a disposizione delle scuole. Nonostante gli strombazzamenti elettorali del PD, la modifica della Commissione Bilancio del Senato è per lo più solo nominalistica. Anche il rinvio alla contrattazione resta molto vincolato con la previsione del quantum di incremento stipendiale, con la limitazione del numero dei beneficiari, la permanenza del vincolo triennale per i super bravi e, soprattutto, la filosofia aziendalista di tutta l’operazione.

Il governo pensa alle retribuzioni di una piccola parte della categoria mentre tutto il personale è in attesa del rinnovo del contratto scaduto da 3 anni, con una perdita del potere d’acquisto dei salari che a giugno 22 (rispetto al maggio 1990) è del 28,7% per i docenti delle superiori con 20 anni di servizio, del 30% per i collaboratori scolastici e del 31,5% per gli assistenti amministrativi e tecnici! Con l’inflazione all’8-9% tale perdita aumenterà ulteriormente. Non vi sono risorse aggiuntive, ma tagli ai fondi della Carta docenti (che, invece, andrebbe estesa anche ai precari come prevede una recente sentenza della Corte di giustizia europea), al MOF e soprattutto all’organico con il taglio di 11.300 posti per il calo demografico; risorse che, invece, andrebbero destinate alla riduzione del numero di alunni per classe, all’ampliamento degli organici, con l’assunzione di tutti i docenti con 3 anni di servizio e degli ATA con 2, e per la sicurezza delle scuole.

Viene riproposto un modello di scuola basato sulla competizione individuale, la gerarchizzazione dei docenti e lo strapotere dei presidi-manager. La competizione individuale e la gerarchia creano solo un clima di ansietà e di sospetto, che peggiora la qualità della scuola, che ha bisogno, invece, di cooperazione e di collegialità effettiva. Inoltre, il potere dato ai dirigenti e al comitato di valutazione induce al servilismo e alla limitazione dell’effettiva libertà di insegnamento, mentre la scuola pubblica prevista dalla Costituzione è basata sul pluralismo didattico-culturale e sulla democrazia collegiale.

Ma ancora più preoccupanti sono il contenuto e gli obiettivi della formazione per il reclutamento e di quella incentivata, che prefigurano un indottrinamento mirato a creare una sorta di didattica di regime. Nella Legge 79 si accenna solo di sfuggita all’autonomia didattica e alla libertà di insegnamento. Ma per il resto si punta alla digitalizzazione, intesa come subordinazione alla macchina informatica, mentre l’informatica dovrebbe essere uno strumento didattico per una relazione cognitiva e interpersonale dove i soggetti attivi sono il docente e gli studenti; la   scuola pubblica dovrebbe avere il ruolo prioritario di fornire gli strumenti cognitivi per usare consapevolmente le grandi opportunità, ma anche per schivare le grandi minacce della rete. Un secondo obiettivo è l’inclusione, di per sé giustissima, ma che viene declinata (con una tipica e ricorrente distorsione del linguaggio) in termini di medicalizzazione pervasiva di qualsiasi dato caratteriale. Un terzo è l’ulteriore rafforzamento della didattica delle competenze che, di bel nuovo, si scrive “competenze”, ma si legge “addestramento” a saper fare mutevoli e decontestualizzati, in linea con la precarizzazione del mercato del lavoro. Lo studente deve imparare a svolgere segmenti lavorativi sempre diversi e nuovi senza porsi il problema del contesto in cui opera, del perché o per chi si produce e delle relative conseguenze sociali o ambientali. La scuola dell’autonomia ha già prodotto tantissimo analfabetismo cognitivo di ritorno con studenti incapaci di svolgere autonomamente le operazioni logiche più elementari. L’autonomia ha messo in competizione tra di loro le scuole per accaparrarsi iscritti-clienti, perché chi ha più iscritti ha più risorse economiche e di personale da gestire e, quindi, più potere. Ciò ha innescato anche nella scuola pubblica (effetto perverso della concorrenza con le paritarie) una tendenza verso lo scambio di mercato tra iscrizioni e promozioni con conseguente pesantissime sulla valutazione, per cui abbiamo ormai non il 6 politico, ma il 6 di mercato! Anche l’orientamento è inteso ormai come marketing e pubblicità anche ingannevole; i contenuti e i metodi dell’insegnamento vengono sempre più semplificati e impoveriti. Abbiamo bisogno di “complessità” e non di ulteriori semplificazioni: a furia di semplificare abbiamo prodotto studenti incapaci di mettere insieme anche solo due o tre variabili! La scuola deve puntare allo sviluppo di strumenti cognitivi: capacita di analisi, intesa come capacità di cogliere i nessi, di saper distinguere tesi e argomentazioni, di mettere a confronto tesi diverse sullo stesso argomento; capacità di sintesi, intesa come sviluppo di una visione di insieme dei fenomeni, di saper contestualizzare, di ragionare per modelli; anche di competenze, ma intese come capacità di applicare le proprie conoscenze a situazioni concrete, di utilizzare i linguaggi disciplinari. Ma soprattutto la scuola deve puntare a sviluppare negli studenti capacità di elaborazione autonoma e spirito critico, in linea con il ruolo assegnatole dalla Costituzione di formare cittadini consapevoli, indispensabili soggetti attivi per l’uguaglianza e la democrazia sostanziale!              Rino Capasso

Incarichi da GPS, immissioni in ruolo e procedure per l’avvio dell’a.s. 2022-2023

Condividiamo quanto emerso dall’incontro avvenuto giovedì 11 agosto con il dirigente dell’Ufficio V – ambito territoriale di Bologna, dott. Panzardi e con la dott.ssa Agnini in relazione alle procedure di assegnazione degli incarichi a tempo determinato da GPS, alle procedure di immissioni in ruolo da concorsi ordinari e straordinari e in generale all’avvio dell’a.s. 2022-2023.

Con amarezza riscontriamo che le informazioni che seguono le abbiamo ottenute nonostante l’ostruzionismo dei sindacati firmatari del CCNL che si sono opposti alla nostra partecipazione all’incontro informativo organizzato dall’Usp. Ringraziamo il dott. Panzardi che è stato disponibile ad incontrarci il giorno successivo. Sono informazioni che, come sempre, mettiamo a disposizione di tuttə.

Correzione errori e assegnazione incarichi da GPS

Procedono le operazioni di assegnazione degli incarichi a tempo indeterminato e determinato. Dopo la pubblicazione degli esiti della call veloce avverrà quella delle assegnazioni provvisorie; a quel punto sarà possibile avere a disposizione il quadro delle disponibilità degli incarichi a tempo determinato da assegnare da GPS entro il termine del 16 agosto. Rispetto alla compilazione delle preferenze si consiglia tuttavia di indicare in anticipo sulla piattaforma l’ordine delle scuole in base ai propri desiderata indipendentemente dalle disponibilità effettive e lasciare gli ultimi giorni solo per eventuali ritocchi. Questo anche per scongiurare il rischio di problemi tecnici dovuti ad esempio a un sovraccarico di lavoro per la piattaforma, rispetto ai quali l’Usp non avrebbe la capacità di intervenire.

Si ricorda che gli spezzoni inferiori alle 6 ore, sebbene visibili nel prospetto pubblicato ieri mattina, saranno conferiti dai singoli istituti in una seconda fase di assegnazioni.

Come negli ultimi anni siamo tornati a segnalare i diffusi problemi connessi con l’informatizzazione del sistema di attribuzione e validazione dei punteggi. Quest’anno in modo particolare molti dei problemi emersi hanno riguardato errori della piattaforma in merito alla gestione delle riserve, dei passaggi tra prima e seconda fascia, del caricamento corretto dei servizi o della validazione dei titoli aggiuntivi. Una parte degli errori infine è stata ereditata dal passato biennio nel caso in cui non vi sia stata la conferma della scuola sul punteggio del docente.

La dott.ssa Agnini ha confermato la grande quantità di segnalazioni ricevute ed ha assicurato il fatto che l’ufficio sta continuando ad esaminare i casi problematici, procedendo a correzioni in tutte le situazioni in cui il docente abbia indicato correttamente i propri titoli e servizi e l’errore sia imputabile al sistema. Solo al termine delle procedure di correzione l’ufficio provvederà a ripubblicare le GPS corrette e rendere visibili i punteggi anche tramite Istanze Online (dove al momento non è possibile visualizzarli).

Per l’Ufficio Scolastico invece non è possibile intervenire in casi di errori compiuti in fase di compilazione da parte dei docenti (es. titoli non inseriti, flag non messi…) o in situazioni di blocco dovuto all’attesa del riconoscimento dell’equipollenza di un titolo estero. In tal caso è necessario attendere il via libera del Ministero.

Vi suggeriamo pertanto di verificare la correttezza dei vostri punteggi nelle varie graduatorie e segnalare quanto prima eventuali errori a noi e all’Ufficio scolastico.

I tempi previsti vedono, a seguito del termine delle correzioni, la pubblicazione degli esiti in modo da assicurare l’assegnazione di tutti gli incarichi per il 1 di settembre, secondo la seguente scansione:

– un primo turno di esiti nelle giornate del 24/25 agosto

– un secondo turno per il 30/31 agosto.

Accantonamento posti e assegnazione incarichi a tempo indeterminato
Dal profilo delle disponibilità pubblicato sul sito dell’Usp (https://bo.istruzioneer.gov.it/2022/08/11/disponibilita-prima-delle-utilizzazioni-e-assegnazioni-provvisorie-a-s-2022-23/) sono già stati accantonati e pertanto non sono visibili i posti provinciali previsti dall’art. 59 comma 9 bis per il concorso straordinario bis che si svolgerà nei prossimi tempi. Si tratta di 79 posti per il II grado e 29 per il I grado riguardanti un numero limitato di classi di concorso https://www.istruzioneer.gov.it/2022/07/21/d-l-73-2021-accantonamenti-art-59-comma-9-bis/?fbclid=IwAR2L0uuSWwD9_Hr24JCCE-L5y-URp6wV8eXV6qOYwvp0IK3u3JMQhTDO7H4 per i quali le scuole stipuleranno contratti brevi rinnovati fino all’assunzione del candidato vincitore del concorso

I disagi che si riscontreranno per docenti, per le scuole e per le classi sono resi ancora più complessi dal fatto che al momento non vi sono date certe per lo svolgimento del concorso, pertanto non si è in grado di ipotizzare la durata di tali supplenze né tantomeno di assicurare con assoluta certezza che le procedure concorsuali si svolgeranno in tempi tali da garantire per i docenti vincitori i giorni utili allo svolgimento dell’anno di formazione e prova durante l’a.s. 2022-2023. L’Ufficio Scolastico si è tuttavia impegnato a richiedere informazioni rispetto ai tempi relativi a tali procedure così da comunicarle alle scuole.

Diversamente, per quanto riguarda le graduatorie di merito del concorso ordinario non ancora prodotte alla data del 20 luglio scorso, si procederà a mano a mano. L’Ufficio Scolastico ha assicurato che non incideranno nella stabilità degli incarichi a tempo determinato assegnati in questa fase.

Situazione organici a.s. 2022-2023

Problematica anche la situazione relativa agli organici previsti per l’anno scolastico che sta per cominciare, dove al mancato aumento di personale si va ad aggiungere questa volta anche l’assenza dell’organico covid.

Cercando di distribuire le poche risorse laddove necessarie e provando a tamponare qualche situazione, certo non si è riusciti a rispondere ai bisogni espressi dalle scuole che “sbagliando, hanno fatto richieste tenendo in considerazione le dotazioni organiche del biennio dell’emergenza” ha affermato il dott. Panzardi. E se si è detto impegnato nel rispettare l’autonomia di piccoli istituti delle aree montane, questo tuttavia non è sufficiente per tollerare lo stato di sofferenza di organico con cui le nostre scuole andranno ad aprire a settembre. 

Ci troveremo quindi a gestire le difficoltà post pandemia con le medesime ed esigue risorse pre pandemia.

Proprio per questo continueremo, al di là dei giochi politici in campo, a richiedere meno alunni per classe, l’assunzione di tutto il personale precario docente e ATA e forti investimenti nell’edilizia scolastica.

Ribadiamo la forte critica alle convocazioni online e chiediamo che vengano ripristinate quelle in presenza, le uniche in grado di garantire la trasparenza delle operazioni e i diritti di tutti.

Cobas Bologna

Precariato e reclutamento

La situazione del precariato nella scuola presenta elementi di criticità sempre maggiori e appare lontana da una possibile soluzione. Stando alle stime più prudenti, l’anno scolastico in corso si è aperto con 150.000 supplenze annuali a cui vanno aggiunte le varie tipologie di supplenze brevi, davvero impossibili da calcolare. Sempre più preoccupante, inoltre, la difficoltà che già da qualche anno si riscontra nel trovare supplenti provvisti del titolo di studio richiesto, circostanza che caratterizza soprattutto la scuola primaria in diverse province del nord e rende del tutto incomprensibile la logica fortemente selettiva cui sembrano improntati gli ultimi concorsi.

Sull’ultima stagione selettiva

Se si esclude il percorso finalizzato unicamente al conseguimento dell’abilitazione, di cui al momento si sono perse le tracce, nell’ultimo anno e mezzo, accompagnate da polemiche e contestazioni, si sono svolte o sono state avviate tutte le procedure concorsuali bandite nell’estate 2020: il concorso straordinario per i docenti della scuola secondaria con almeno tre anni di servizio, il concorso ordinario per i docenti di infanzia e primaria e il concorso ordinario per i docenti della scuola secondaria, quest’ultimo anticipato, all’inizio della scorsa estate, da un ulteriore concorso ordinario, bandito unicamente nelle materie STEM. 

Per quanto riguarda il concorso straordinario per la scuola secondaria, iniziato, interrotto e poi ripreso in piena pandemia, ben 10 mila dei 32 mila posti messi a bando sono rimasti vuoti e la percentuale degli idonei si è attestata attorno al 43% dei partecipanti. 

Il concorso STEM, invece, è stato bandito per poco più di 6 mila posti il 15 giugno 2021, e ha rappresentato la prima sperimentazione del quizzone a crocette. Nonostante il chiaro fallimento di quest’ultima procedura (bocciature superiori all’80% e posti rimasti in molti casi vacanti), che ha recentemente costretto il ministero a organizzare un secondo giro di prove per le medesime classi di concorso, nessuno a Viale Trastevere ha pensato di metterne in discussione le modalità selettive. Il quiz di 50 domande computer based, al contrario, è stato mantenuto anche per i due successivi concorsi ordinari, quello per gli insegnanti di infanzia e primaria, bandito a novembre per poco meno di 13 mila posti, e quello per le altre classi di concorso della scuola secondaria, le cui prove sono iniziate a metà marzo e sono tuttora in via di svolgimento. Gli esiti sono a dir poco disastrosi e le bocciature, in molti casi fino al 90%, stanno giustamente suscitando tanta indignazione da più di un mese a questa parte.

Dovrebbe essere bandito a giorni, infine, un altro concorso straordinario per la scuola secondaria, riservato a chi è in possesso degli stessi requisiti dell’analoga procedura dello scorso anno.

Sull’imminente riordino del reclutamento

Nel corso della lunga stagione appena descritta, il ministro Bianchi ha più volte annunciato l’intenzione di riordinare il sistema di formazione e reclutamento degli insegnanti della scuola secondaria e, come è noto, un testo di riforma in questo senso è stato inserito nel Decreto Legge 30 aprile 2022, n. 36. Pur essendo caratterizzato dall’intento di superare la fase delle soluzioni emergenziali, esso delinea un vero e proprio percorso a ostacoli per l’accesso al ruolo e finisce quindi per tradire la stessa ossessione per la selezione che ha contraddistinto gli ultimi tempi.  Particolarmente inaccettabile, inoltre, risulta quanto previsto per i precari, poiché finirà per escludere dalla stabilizzazione la maggior parte di coloro che da anni contribuiscono a mandare avanti le nostre scuole. È semplicemente ingiusto continuare a voler sottoporre i colleghi e le colleghe con almeno tre anni di servizio a un concorso, per giunta valido solo per il 30% dei posti messi a bando, così come non si può seriamente immaginare che la formazione necessaria al conseguimento dell’abilitazione dei pochi fortunati che lo supereranno, giustamente collocata in un momento successivo a quello dell’assunzione, debba essere svolta “con oneri a carico del docente” in un ulteriore anno di supplenza.

Per affrontare la questione in modo serio, equo e strutturale, nonché per coprire le decine di migliaia di posti perennemente vacanti nelle scuole italiane, è necessario a nostro avviso riorganizzare un sistema basato sul meccanismo del doppio canale, che permetta di affiancare ai concorsi una graduatoria di accesso diretto al ruolo per TUTTI i docenti con almeno tre anni di servizio e prevedere per essi un percorso formativo successivo all’assunzione a tempo indeterminato, interamente gratuito e quindi a carico dello stato, da svolgersi nel corso dell’anno di prova.

Silvia Casali e Edoardo Recchi 
COBAS Scuola