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Un inutile e pietoso balletto governativo

Concorso straordinario subito, ma per soli titoli

Usare le GPS, dopo averle opportunamente verificate, per stabilizzare subito i precari con almeno tre anni di servizio

L’Ufficio Complicazioni Affari Semplici, sempre pronto a rendere complesso ciò che è semplice (e questa volta al servizio della ministra Azzolina), insiste nel fare un concorso in presenza, che scelleratamente allunga inutilmente i tempi, priva le scuole del personale precario appena incaricato e lo costringe a viaggiare fino alla sede dell’esame, senza nemmeno prevedere una prova suppletiva per coloro che nel frattempo, essendo in servizio, fossero in quarantena. Dopo aver concordato il rinnovo delle graduatorie per le supplenze in estate, in cambio del concorso straordinario in autunno, la maggioranza di governo adesso mette in scena un inutile e pietoso balletto per le responsabilità sul concorso straordinario.

Il concorso straordinario va fatto. Subito! Ma per soli titoli e servizi. I precari con almeno tre anni di servizio sono già lì, sono nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze e devono essere assunti tutti! Non si deve fare altro che controllare i titoli presentati in agosto, correggere gli errori e procedere all’assunzione di tutti/e i/le docenti con almeno tre anni di servizio presenti nelle GPS. Subito! Senza attendere la formazione di commissioni, senza attendere la valutazione delle prove, senza attendere nulla! A coloro che pensano che occorra una selezione, rispondiamo che la selezione è fasulla! Si tratta di docenti che già insegnano da almeno tre anni. Il giorno dopo la loro eventuale esclusione dal concorso torneranno in cattedra, come hanno sempre fatto in questi anni, a continuare la loro supplenza annuale. Esattamente come i vincitori della ridicola selezione. Con la differenza che i più fortunati saranno di ruolo, mentre gli altri saranno costretti a restare ancora precari.

A coloro che dicono che il concorso per soli titoli non è costituzionale rispondiamo che l’art. 97, comma terzo della Costituzione Italiana prevede: “Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”, pertanto non è esclusa la modalità di concorsi per soli titoli e servizi, infatti sono stati sempre banditi per tutte le P.A., scuola compresa. Non siamo più disposti ad accettare bugie. È ora di porre la scuola al centro del dibattito politico. Siamo il fanalino di coda per gli investimenti nella scuola, mentre l’Italia è prima per numero di abbandoni scolastici. La scuola si è aperta dimezzata: precari senza incarico, scuole senza insegnanti, scuole senza nuovi spazi, classi ancora pollaio, scuole ancora chiuse, tempo pieno che non c’è e chissà se ci sarà, didattica mista in molte scuole, personale ATA insufficiente e oberato di lavoro, trasporti carenti e non adeguati alle attuali condizioni epidemiologiche, confuse interpretazioni locali di confuse indicazioni nazionali sulla sicurezza e sulla prevenzione sanitaria, mancato accesso ai tamponi per tutti e veloci, alunni senza sostegno e, quindi, senza scuola.

Vogliamo maggiori investimenti nella scuola e diritto all’istruzione per tutti/e

Assumere subito, su tutti i posti vacanti e disponibili, tutti i precari con tre anni di servizio tramite le GPS

COBAS – Comitati di base della Scuola

30 settembre 2020

Sulle convocazioni di questa prima settimana

In questi giorni, come è noto, sono in corso le operazioni di assegnazione degli incarichi a tempo determinato per docenti e ATA finalizzate a coprire una quantità enorme di posti vacanti e/o disponibili nelle scuole della nostra provincia. Parallelamente le lezioni sono iniziate senza migliaia di insegnanti e con buchi di orario spaventosi.

Fin dalla fine di luglio, a livello nazionale, gli effetti positivi della costituzione di graduatorie provinciali – da noi per anni rivendicate come unico strumento in grado di garantire al tempo stesso trasparenza e snellimento delle procedure – sono stati completamente annullati dallo scarso tempo messo a disposizione per la presentazione delle domande, da un sistema informatizzato pieno di lacune e dalla incomprensibile decisione di pubblicare direttamente gli elenchi definitivi, rinunciando al passaggio di quelli provvisori, indispensabile ai fini della correzione di eventuali errori.

Nelle ultime settimane, poi, nella nostra provincia così come in altre (ma non in tutte), il consueto ritardo delle convocazioni rispetto all’inizio delle lezioni, la decisione di svolgerle “a distanza” tramite delega al Dirigente dell’Ufficio Scolastico e la scarsa chiarezza delle modalità di assegnazione, hanno contribuito ad aggravare ulteriormente una situazione già di per sé assai complessa.

Per questo motivo una decina di giorni fa abbiamo chiesto di poter partecipare alle riunioni di illustrazione del regolamento e delle modalità di svolgimento delle nomine (riunioni alle quali lo scorso anno eravamo stati invitati e avevamo partecipato) e di poter assistere alle operazioni, ma entrambe le possibilità ci sono state negate per questioni legate all’emergenza sanitaria in corso che hanno spinto l’Ufficio a riservare la partecipazione a tali contesti unicamente alle OO.SS. firmatarie del CCNL.

Tale mancanza di democrazia sindacale risulta semplicemente scandalosa, tanto più che ha determinato in questa occasione ben due presidi sotto l’USR per reclamare la garanzia di elementari diritti di trasparenza ed autotutela.

Infatti avrebbe quantomeno dovuto essere garantito che le informazioni messe a disposizione di tutti fossero chiare e trasparenti; che i tempi di pubblicazione delle disponibilità, del calendario di convocazione dei docenti e di compilazione dei vari form necessari ad accedere al sistema telematico fossero ragionevoli; che fosse assicurata a tutti i candidati la possibilità di chiarire i tanti e inevitabili dubbi, anche solo attraverso la pubblicazione di FAQ. Ma così non è stato e non è, quindi il problema c’è e crediamo sia necessario denunciarlo, affinché venga risolto al più presto.

Allo stesso modo, crediamo sia necessario rendere pubbliche le numerose segnalazioni che stiamo ricevendo in questi giorni: molt* insegnanti precar* riferiscono di diverse scuole della nostra provincia che, forse per provare a tappare i buchi causati dalla mancanza di docenti, stanno effettuando autonome convocazioni dalle graduatorie di istituto. Non è chiaro se dalle vecchie o dalle nuove, ma in ogni caso la cosa appare assolutamente illegittima poiché le prime, secondo quanto affermato nella nota del 5 settembre 2020 sull’assegnazione delle supplenze, sono attualmente “caducate e inattingibili”, e le seconde, come risulta evidente dall’O.M. 60 del 10 luglio 2020, non possono essere utilizzate fino a quando non saranno ultimate le nomine dalle GPS.

Anche su questo punto auspichiamo la massima trasparenza da parte dell’Ufficio Scolastico, magari attraverso un intervento che inviti i Dirigenti Scolastici al rispetto delle normative in vigore.

 19/09/2020

Cobas Scuola Bologna

Cambiano i governi ma non cambiano le politiche sulla scuola: supplenze verso un nuovo massimo storico

14/07/2020

L’emergenza Covid ha portato drammaticamente alla luce tutti i problemi pregressi della scuola italiana. In particolare i problemi dell’edilizia scolastica, della carenza di strutture, delle classi sovra affollate (classi pollaio), della carenza di personale e del conseguente uso improprio del personale precario.

I dati del Ministero dell’Istruzione parlano chiaro. L’anno scorso c’erano 104.000 cattedre vacanti tra organico di diritto e di fatto, ma il prossimo anno scolastico la situazione sarà anche peggiore. Infatti, a Settembre, il Ministero dell’Istruzione dovrà coprire con personale precario almeno 130.000 posti di cui 55.000 cattedre su organico di diritto vacanti per l’esaurimento delle Graduatorie di Merito (2016 e 2018) e delle Graduatorie ad Esaurimento; oltre 14.000 cattedre su organico di fatto di posto comune; almeno 60.000 cattedre in deroga sul sostegno. Se consideriamo anche il personale in aspettativa, in comando e quello in malattia, ed i numerosi spezzoni di cattedra da occupare, arriveremo ad oltre 200.000 supplenze, cioè oltre il 20% del personale docente. 

Un livello di precariato ineguagliabile non solo nel panorama della Pubblica Amministrazione italiana, ma anche di quella degli altri Paesi della UE. A fronte di questi numeri, il governo ha bandito tre concorsi per il ruolo che nel giro di 4 anni consentiranno di assumere solamente 80.000 docenti, a fronte di un fabbisogno di almeno 155.000, conseguenza diretta dei pensionamenti (circa 100.000) e delle cattedre in organico di diritto che rimarranno vacanti e disponibili (almeno 55.000). Quindi, nonostante le assunzioni, decine di migliaia di posti in organico di diritto verranno assegnati al personale precario. E tutto questo senza prevedere la necessità di incremento dell’organico per garantire una didattica efficiente ed una estensione del Tempo Pieno in tutte quelle realtà (in particolare del centro sud) che ne sono prive.

All’inizio del prossimo anno, per il tanto auspicato rientro in classe, in base alla normativa vigente,  dovranno essere garantite le condizioni di distanziamento degli alunni negli spazi scolastici e ciò non farà altro che aumentare ulteriormente la richiesta di supplenti di ulteriori 50.000 unità,  tra personale docente e personale ATA.

Una misura, quella del governo Conte, tanto sbandierata quanto insufficiente a garantire le condizioni di sicurezza in classe non solo in base ai mutevoli pareri del Comitato Tecnico Scientifico ma anche in base alle attuali norme di sicurezza sugli edifici scolastici. In particolare, un incremento provvisorio di meno del 5% del personale scolastico appare ridicolo di fronte all’esigenza di incrementare in modo permanente l’organico dei docenti e del personale ATA di almeno il 30% per rispettare tutte le norme di sicurezza in classe e fornire un servizio pubblico di qualità.

Come se non bastasse, la situazione è resa ancora più complicata dalle decisioni prese da parte del Ministero di rinviare “al prossimo anno” le assunzioni dal concorso straordinario, dal quale sono stati oltretutto lasciati fuori i docenti con servizio esclusivo su sostegno. Il concorso straordinario è stato rimandato a data da destinarsi e la prova è stata modificata in corso d’opera: tutto ciò non farà altro che allungare ulteriormente i tempi, ritardando di fatto le immissioni in ruolo.

Viene il sospetto che, come già accaduto per tutti i governi che hanno preceduto quello presieduto da Conte,  non ci sia la volontà reale di assumere, ma esclusivamente di ridurre i costi, poiché ancora una volta molti docenti vedranno allontanarsi la prospettiva della trasformazione del loro contratto da tempo determinato a tempo indeterminato, nonostante garantiscano, ormai da numerosi anni, il regolare funzionamento delle istituzioni scolastiche. Da anni denunciamo la falsa retorica del “merito” per le assunzioni, che non tiene conto dei numerosi titoli (spesso anche a livello accademico) acquisiti dopo anni di sacrifici, e dell’esperienza acquisita nelle scuole dopo svariati anni di precariato. Tutti fattori che per il governo Conte e quelli che lo hanno preceduto non contano! Occorre urgentemente fermare la consuetudine dei docenti usa e getta, abili e “utili” da anni a tempo determinato ma “inutili” a tempo indeterminato e licenziate/i a giugno o agosto per essere riassunte/i a settembre. Anche le GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze) seppur elimineranno alcune delle criticità più volte da noi evidenziate come la casualità e/o la mancanza di trasparenza nell’attribuzione delle supplenze annuali, essendo gestite centralmente dagli USP (Uffici Scolastici Provinciali), non risolveranno il dramma della supplentite! Al di là della questione di merito, riteniamo illegittimo che le GPS prevedano una tabella di valutazione dei titoli diversa da quelle delle GI (Graduatorie d’Istituto), per cui molti docenti vedranno sottrarsi punteggi già conseguiti e penalizzati su diritti acquisiti. Inoltre critichiamo fortemente la scelta di relegare gli ITP alla seconda fascia delle GPS, evidenziando un’enorme contraddizione: gli ITP hanno la possibilità di accedere alle prove concorsuali senza i 24 CFU, ma non hanno diritto di iscrizione alla prima fascia delle GPS (fascia riservata agli abilitati). Tale contraddizione darà avvio a numerosi ricorsi.

Parafrasando la celebre frase del romanzo “Il Gattopardo”: tutto cambia perché nulla cambi!

Ma abbiamo bisogno di un VERO CAMBIAMENTO che superi definitivamente l’abuso del lavoro precario e che risponda alle esigenze attuali anche alla luce dell’emergenza sanitaria, tramite un ritorno agli organici docenti precedenti i tagli delle riforme Moratti Gelmini. Il problema della scuola italiana già oggi non è quella di avere docenti meritevoli ma di avere docenti stabili! Non si può sfruttare il lavoro precario senza alcun limite temporale. Riteniamo che sia necessario intervenire urgentemente affinché si attinga dalle GPS non solo per le assegnazioni delle supplenze annuali, ma anche per i ruoli, assumendo su tutti i posti vacanti e disponibili (quest’anno almeno 55.000) tutti  i/le docenti abilitati/e  e tutti coloro che hanno i requisiti per abilitarsi poiché hanno già maturato almeno 3 anni di servizio.

Sinteticamente CHIEDIAMO:

 >  TRASFORMAZIONE DELLE GPS IN GRADUATORIE PERMANENTI

 >  ASSUNZIONE IMMEDIATA PER TUTTE/I COLORO CHE HANNO PIÙ DI TRE ANNI DI INSEGNAMENTO

 >  RIDUZIONE DEL NUMERO DI ALUNNE/I PER CLASSE

 >  RIPRISTINO DELLE CONTEMPORANEITÀ E DEI LABORATORI (abolizione della riforma Gelmini)


 >  ESTENSIONE DEL TEMPO PIENO

 >  AUMENTO DEL 20% DELL’ORGANICO DEL PERSONALE ATA

COBAS – Comitati di base della Scuola

Concorso scuola per soli titoli. Contro il precariato a vita

Il 28 aprile sulla Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati i bandi dei concorsi per la scuola. Sulla necessità dell’indizione dei concorsi ordinari c’era una condivisione unanime mentre assurda ci appare la scelta forzata di voler far svolgere il concorso straordinario per la secondaria con prova selettiva da tenersi questa estate quando la stessa ministra non è neanche in grado, data l’emergenza coronavirus, di poter affermare con sicurezza se le scuole a settembre potranno riaprire. E secondo lei si potrebbero tenere i concorsi! La Ministra parla di classi pollaio e di un rientro a Settembre con distanziamento: come pensa di risolvere queste questioni se non ci saranno le assunzioni? Pensa davvero che qualcuno creda che i concorsi si faranno? Dove si dovrebbero tenere, visto che si prevedono migliaia di candidati? Quali saranno le commissioni giudicatrici?

Viene il sospetto (molto di più….) che sia un modo per non assumere nessuno a settembre.

E ancora una volta molti docenti vedranno allontanarsi la prospettiva della trasformazione del loro contratto da tempo determinato a tempo indeterminato nonostante svariati anni di lavoro nelle istituzioni scolastiche garantendone il loro funzionamento. Ribadiamo invece che i precari con più di 3 anni di servizio hanno diritto all’assunzione a tempo indeterminato prevedendo per loro un canale parallelo per l’immissione in ruolo.

Ma non condividiamo neanche il modo inaccettabile con cui dovrebbe avvenire la selezione: 80 quiz a cui rispondere in 80 minuti! Sicuramente un test di abilità mnemonica e di reattività che punisce i docenti riflessivi, coloro che “pensano”.

La forzatura imposta dalla ministra rischia pertanto di far trovare le scuole a settembre con ulteriore carenza d’organico. Per evitare questo rischio sarebbe stato sufficiente indire il concorso straordinario per soli titoli e servizi. La domanda si sarebbe potuta presentare per via telematica, si stilava una graduatoria e ad agosto ci sarebbero stati tutti gli elementi certi per poter procedere all’assunzione.

La nostra Organizzazione Sindacale si mobiliterà pertanto affinché il Parlamento in sede di conversione in legge del decreto scuola apporti le suddette modifiche.

Nell’immediato pertanto i Cobas si riconoscono appieno nella petizione on line lanciata dai precari della scuola che ad oggi ha raccolto oltre 4.000 firme ed invitano a firmarla e a condividerla al seguente link:http://chng.it/NkjyHYZ8

Esecutivo nazionale COBAS – Comitati di base della Scuola

4 maggio 2020

LA SCUOLA NON SI FERMA, MA SUI PRECARI IL MINISTERO PROCEDE BENDATO

DENUNCIAMO

1.     Nessuna garanzia di stipendio per molte/i docenti

2.     Indizione di concorsi che non potranno effettuarsi in modo da consentire l’assunzione entro settembre

3.     Mancato rinnovo delle graduatorie per l’attribuzione delle supplenze

CHIEDIAMO

1.     Immediato ampliamento degli organici

2.     Doppio canale di assunzione

3.     Rinnovo delle graduatorie e utilizzo delle graduatorie provinciali

4.     Proroga di tutti i contratti in essere all’inizio dell’emergenza

Come accaduto in altri settori, anche nella scuola l’emergenza da Covid-19 ha prodotto gli effetti più pesanti sui lavoratori e sulle lavoratrici con minori tutele contrattuali.

Di seguito le nostre denunce:

1.     Nessuna garanzia di stipendio per molte/i docenti

Ogni giorno, infatti, ci giungono notizie e segnalazioni relative a personale precario con contratto formalmente attivo, ma stipendio non pagato o di supplenti temporanei a cui, nonostante quanto stabilito dal decreto legge del 17 marzo 2020, n.18, non è stato rinnovato il contratto. Tale decreto, all’art. 121, prevedeva chiaramente la conferma e la proroga durante il periodo di sospensione/chiusura delle scuole per tutti i supplenti temporanei, ma, fin da subito, alcune note esplicative ambigue e fuorvianti, unitamente alle manovre e ai temporeggiamenti messi in atto da alcuni dirigenti, ne hanno ostacolato l’applicazione, offrendo per l’ennesima volta l’immagine di un potere arrogante che, proprio mentre sbandiera e propaganda misure di sostegno e solidarietà nei confronti delle fasce più deboli, nella pratica agisce bloccando e negando diritti al solo scopo del risparmio.

Tutto questo produce un’evidente dissonanza con la narrazione volutamente parziale e fintamente ingenua della ministra Azzolina rispetto allo stato di salute della scuola pubblica italiana, e viene quindi messo in secondo piano se non addirittura omesso nelle lunghe esternazioni a cui ci sta da qualche settimana abituando: sta andando tutto bene, la didattica a distanza funziona benissimo, la scuola non si ferma.

E, in effetti, quest’ultima constatazione è vera: in questa fase di emergenza, pur tra mille difficoltà, la scuola non si è fermata. Ma, vorremmo dire alla Ministra, questo è stato possibile grazie all’impegno di tutti, anche di quei 170 mila docenti precari (circa il 20% dell’intero organico) che, anche in questa particolare situazione e come sempre, hanno continuato a svolgere il proprio servizio e le proprie mansioni (ordinarie e straordinarie) al pari dei colleghi di ruolo. In cambio, come si è detto, alcuni di loro hanno ottenuto la mancata corresponsione dello stipendio o il mancato rinnovo del contratto; tutti, invece, in vista dell’inizio del prossimo anno scolastico, hanno ricevuto in dono le disposizioni del recente decreto legge 8 aprile 2020, n. 22, relative alle assunzioni di personale docente a tempo indeterminato e determinato. Nello specifico, l’incredibile decisione di bandire comunque i concorsi previsti, pur non potendosi gli stessi effettuare fino al termine delle più generali restrizioni relative ai divieti di assembramento, e quella di rinviare di un anno l’aggiornamento, il rinnovo e la provincializzazione delle graduatorie di istituto.

2.     Indizione di concorsi che non potranno effettuarsi in modo da consentire l’assunzione entro settembre

Per quanto riguarda il primo punto, già in passato abbiamo denunciato le storture e le ingiustizie sottese alla promulgazione dei quattro bandi previsti (un concorso ordinario per infanzia e primaria e un concorso ordinario, uno straordinario e una procedura abilitante per la scuola secondaria), dovute soprattutto al loro carattere parziale e transitorio, nonché alla perenne indisponibilità da parte del Ministero ad affrontare il problema del reclutamento in modo strutturale(vedi qui).

Il concorso straordinario previsto per la scuola secondaria, ad esempio, che avrebbe la pretesa di risolvere il problema del precariato, delinea un percorso fortemente selettivo (selezione data dal numero dei posti messi a bando e dal tipo di prova sottoposta ai candidati) al quale nemmeno tutti coloro che hanno svolto tre anni di servizio potranno partecipare. Come sottolineato anche nel parere recentemente espresso a proposito dal CSPI, infatti, non verrà riconosciuto il requisito del servizio agli insegnanti precari che, sopperendo alle ataviche carenze strutturali del sistema di formazione, negli ultimi anni hanno lavorato sui posti di sostegno senza la relativa specializzazione. Più in generale, l’intenzione di procedere comunque al bando di tali concorsi, considerando la sempre più concreta impossibilità di svolgerli entro l’inizio del nuovo anno scolastico, più che l’idea di una scuola che non si ferma, offre l’immagine di un Ministero che vuole nascondere le difficoltà che a settembre si verificheranno in relazione alle assunzioni a tempo indeterminato.

Questo perché, in linea con i ministeri precedenti, anche adesso si continua a far finta di non vedere quali sono i reali e strutturali problemi di un sistema di reclutamento che non può affidarsi unicamente al meccanismo del concorso per titoli ed esami (ordinario o straordinario che sia) per coprire tutti i posti disponibili all’inizio di ogni anno scolastico.

3.     Mancato rinnovo delle graduatorie per l’attribuzione delle supplenze

Con la seconda disposizione, invece, si blocca l’attuazione dell’unico provvedimento che avrebbe potuto in qualche modo alleviare le difficoltà che già da qualche anno ormai si ripetono nell’assegnazione degli incarichi e delle supplenze e cioè quello che, oltre all’aggiornamento e al rinnovo delle graduatorie d’istituto, prevedeva anche la trasformazione delle stesse in graduatorie provinciali, rendendo tali assegnazioni molto più semplici, veloci e soprattutto trasparenti. Nessuna di queste operazioni verrà fatta e, considerando la situazione non esattamente normale in cui ci troveremo ancora a settembre, questo provocherà un ulteriore aggravio per il lavoro delle segreterie – già fortemente provate da quando, con il progressivo svuotamento delle Graduatorie ad Esaurimento, soprattutto nella scuola secondaria, in numerose province, la maggior parte degli incarichi viene conferita attraverso la II e la III fascia della Graduatorie di Istituto – e quindi ulteriori ritardi nell’individuazione dei supplenti. Inoltre, in questo modo, non solo i docenti già iscritti non potranno aggiornare i propri punteggi o operare modifiche sulle scuole scelte o sulle province, ma soprattutto non saranno consentiti nuovi ingressi, per cui, inevitabilmente, si assisterà a un ulteriore aumento dei contratti stipulati attraverso l’inaccettabile e incontrollabile meccanismo delle MAD (Messe a disposizione), candidature personali degli aspiranti docenti, a cui segue una scelta arbitraria da parte delle scuole.

Sulla base di queste premesse, sollecitiamo un significativo ripensamento e una serie di interventi nelle seguenti direzioni:

1.     Immediato ampliamento degli organici

Innanzitutto riteniamo sia necessario procedere ad un ampliamento degli organici(docenti ed ATA), misura indispensabilie per mettere in atto le misure annunciate dal Ministero a partire da settembre relativamente alla diminuzione delle classi pollaio, nonché per ottenere un vero miglioramento della didattica. Il primo passo in questo senso dovrebbe avvenire, come ripetiamo ormai da anni, attraverso la trasformazione dell’organico di fatto (o in deroga sul sostegno) in organico di diritto.

2.     Doppio canale di assunzione

Per quanto riguarda le assunzioni a tempo indeterminato crediamo che, al posto del previsto concorso straordinario per la secondaria, sia necessario procedere al bando di un concorso per soli titoli, a cui dovranno poter accedere, senza meccanismi selettivi, tutti i docenti che hanno maturato 3 anni di servizio nella scuola pubblica statale, su posto comune e di sostegno. Solo in questo modo sarà possibile assumere a tempo indeterminato, fin dall’ 1 settembre, tutti i docenti necessari a coprire i numerosissimi posti che rimarrano vacanti dopo aver scorso le Graduatorie di Merito e le Graduatorie a Esaurimento. Quando le condizioni lo permetteranno, inoltre, dovrà essere bandito anche il concorso ordinario, nelle province e nelle regioni dove Graduatorie ad esaurimento e Graduatorie di merito sono già esaurite, in modo da ristabilire finalmente, e a livello strutturale, un sistema formato sul meccanismo del doppio canale, l’unico che, come sosteniamo ormai da tempo, e a maggior ragione ribadiamo in questo momento, può garantire nella scuola italiana il rispetto dei diritti di tutti: degli studenti, ad avere il numero più alto possibile di docenti stabili e in cattedra fin dall’inizio di ogni anno scolastico; dei docenti precari che da anni ormai sorreggono le sorti della scuola attraverso gli incarichi e le supplenze e continueranno a farlo; perché di una piccola quota di precariato ci sarà sempre bisogno e non è giusto continuare a sfruttare il lavoro di migliaia di docenti senza riconoscere in modo strutturale il diritto ad essere assunti dopo tre anni di servizio, come anche la Corte di giustizia dell’Unione europea ha più volte ribadito. E’ questo che nessuno al Ministero sembra voler capire!; l’altro canale di assunzione continuerà ad essere il concorso a cui accederà chi legittimamente desidera provare ad insegnare subito dopo la laurea o comunque senza sottoporsi al logorante meccanismo del precariato.

3.     Rinnovo delle graduatorie e utilizzo delle graduatorie provinciali

Per quanto riguarda le assunzioni a tempo determinato, invece, ribadiamo la necessità di procedere fin da quest’anno all’aggiornamento, al rinnovo e alla provincializzazione della graduatorie di istituto. Pur comprendendo, infatti, le difficoltà legate all’espletamento di tali operazioni in un momento come questo, le stesse non ci sembrano particolarmente diverse né maggiori rispetto a quelle affrontate da tutti i docenti, e in modo particolare da quelli precari, per mantenere i contatti con gli studenti e portare avanti la loro fondamentale funzione educativa attraverso i dispositivi informatici (che, tra le altre cose, nessuno ha ritenuto opportuno fornire loro e per il reperimento dei quali i precari non possono neanche usufruire dei 500 € della carta docente). In assenza di tali operazioni, infatti, non solo il prossimo anno scolastico inizierà all’insegna dei soliti problemi legati alla mancanza di insegnanti, ma si assisterà a una crescita esponenziale del numero di supplenze e incarichi conferiti attraverso l’inaccettabile meccanismo delle MAD (messa a disposizione) che oltre a essere privo di qualsiasi forma di trasparenza e ad aprire a incontrollabili meccanismi clientelari, in un contesto in cui la mobilità nel territorio nazionale potrebbe ancora essere soggetta a limitazioni, appare sempre più assurdo e addirittura irresponsabile.

4.     Proroga di tutti i contratti in essere all’inizio dell’emergenza

In ultimo, ma non certo per ordine di importanza, in linea con il principio che mira a salvaguardare i livelli occupazionali, sollecitiamo l’immediata proroga di tutti i contratti di supplenza in essere all’inizio dell’emergenza, in moltissimi casi inspiegabilmente interrotti e spesso soggetti a inaccettabili ritardi nei pagamenti, non solo fino alla fine delle lezione o al termine della attività didattiche, ma fino al 31 agosto, in modo da evitare le inutili lunghezze burocratiche che da sempre caratterizzano l’attivazione della Naspi e che in un momento come questo sarebbero davvero insostenibili. In termini di spesa, del resto, tale operazione avrebbe un’incidenza molto contenuta, riducendosi nella pratica alla differenza tra lo stipendio e l’indennità di disoccupazione.

Auspichiamo che le nostre denunce e le nostre proposte possano aiutare il ministero a liberarsi presto dalle bende.

13/04/2020

COBAS – COMITATI DI BASE DELLA SCUOLA

Il virus è arrivato e ha portato a galla tutte le problematiche di questo Paese di Silvia Fabbri

Testimonianza di Silvia Fabbri

Il virus è arrivato e ha portato a galla tutte le problematiche di questo Paese.

Per il contenimento del contagio il Governo ha varato misure che limitano la libertà dell’individuo per tutelare la sua sopravvivenza, dalle chiusure degli spazi di aggregazione alle limitazioni alla libera circolazione dell’individuo.

Tali restrizioni della libertà individuale sono condivisibili per la tutela della salute pubblica.

Il cittadino, in quanto essere umano, per sopravvivere, necessita di nutrimento, di un’abitazione, dunque di reddito per procurarsi questi beni primari che lo mantengono in vita. In virtù di questa ovvietà, è necessario che il Governo dia la possibilità al cittadino di continuare a vivere, varando nei confronti della popolazione misure di tutela economica, fornendo un reddito a tutti i cittadini che, a causa dell’emergenza in atto, si trovano senza lavoro e di conseguenza senza entrate.

Il Governo ha deciso di chiudere in primis la cultura. Gli spazi della cultura: teatri e scuole, i miei luoghi di lavoro. Docente di Filosofia e Storia iscritta alla terza fascia e attrice professionista, lavoratrice dello spettacolo, docente di recitazione. Precaria.

Prima che il virus giungesse tra noi, in teatro stavo conducendo un laboratorio di recitazione, che ovviamente è stato interrotto, con lezioni riattivate on-line. A scuola stavo svolgendo una supplenza breve su sostegno, partita a gennaio poi posticipata fino a metà marzo, in piena emergenza CoVid-19. La docente che stavo sostituendo ha interrotto il suo congedo. Ho contattato la Dirigente del Liceo romagnolo, in cui prestavo servizio, segnalando che l’art.121 del DL n.18/2020, stabilisce la continuità occupazionale per i docenti supplenti brevi e saltuari. La risposta, fornitami dalla segretaria è stata: la Dirigente si è confrontata con in sindacati, la docente che lei stava sostituendo è tornata in servizio, dunque, il suo contratto è terminato. Diversi i solleciti alla Dirigente del Liceo, da parte mia, del sindacato di cui faccio parte e dal legale del sindacato. Nel frattempo esce una nota Miur incomprensibile e mal redatta che alimenta il caos.

Ed io mi sono trovata senza lavoro, senza nessuna tutela, senza alcun reddito.

Ora, ovviamente, date le circostanze in cui siamo immersi, nessuna scuola può chiamarmi per una nuova supplenza.… ed io come posso procurarmi reddito?

Il Governo dovrebbe tutelare noi docenti di terza fascia in servizio con supplenza breve durante l’emergenza sanitaria e in essere al momento della sospensione della didattica. Invece, tanti docenti titolari che avrebbero voluto e potuto continuare a rinnovare il periodo di sospensione del lavoro sono rientrati in servizio. Di conseguenza rimaniamo senza lavoro, a reddito zero e senza possibilità di chiamata da altre scuole. Parlo a nome di tutti i docenti che erano in servizio di supplenza durante l’emergenza.

Gli spazi della cultura non sono agibili, ma la cultura resta agibile, perché, citando Gramsci: la cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri.

Siamo lavoratori della cultura, non dobbiamo lasciare che questa sopperisca, dunque continuiamo a tenerla in vita organizzandoci e rivendicando i nostri diritti chiedendo il Reddito di Quarantena.

ASSEGNAZIONI DOCENTI ALLE CLASSI: MA E’ PROPRIO VERO CHE DECIDONO UNILATERALMENTE I DIRIGENTI? FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

28 luglio 2017


Arrivano segnalazioni dalle scuole (e molti siti scolastici stanno già trattando la questione) che molti dirigenti, più realisti del re, hannogià espresso la volontà di agire con assoluta libertà e senza seguire particolari criteri o norme contrattuali sull’assegnazione dei docenti alle classi e, di conseguenza, non hanno predisposto le domade che i docenti devono presentare per richiedere i plessi e le classi.

In qualche scuola di Bologna, in particolare, il dirigente scolastico ha fatto sapere che per il 2017/2018 sarà sua libera discrezione assegnare i docenti ai plessi e ovviamente alle classi, senza essere vincolato a qualsiasi criterio.

Facciamo un po’ di chiarezza: per quanto riguarda l’assegnazione del/della docente alle classi è ancora in vigore la norma per cui il dirigente scolastico debba assegnare, salvo motivazioni esclusivamente oggettive, le classi sulla base dei criteri deliberati dal Consiglio d’istituto.

La Legge 107 parla di organico dell’autonomia, ma non dice chiaramente che il dirigente scolastico possa spostare ad libitum dalle classi i docenti titolari per assegnarli ad attività di potenziamento o di sostituzione dei docenti assenti. D’altra parte il comma 73 dell’articolo unico della Legge 107 sottolinea che “il personale docente già assunto in ruolo a tempo indeterminato alla data di entrata in vigore della presente legge conserva la titolarità della cattedra”. Pertanto ogni cambiamento di mansioni diverso dalle attività di insegnamento può rientrare legittimamente nel potere dirigenziale allorquando il provvedimento sia debitamente motivato, ragion per cui quello specifico, inerente l’assegnazione dei docenti alle classi, deve realizzarsi seguendo determinati criteri scaturenti dagli organi collegiali e abbia in corpo una sua palese motivazione che deve essere alquanto strategica e funzionale al perseguimento delle finalità e degli obiettivi del piano triennale dell’offerta formativa.

L’atto di assegnazione dei docenti alle classi pur identificandosi come atto di natura privatistica è infatti soggetto a principi di ordine amministrativo (sentenza del Tribunale di Agrigento n.2778 del 3/12/2003) quali la pubblicità e la trasparenza nelle decisioni adottate, l’imparzialità e la parità di trattamento che non possono essere in nessun modo eluse da atti unilaterali. Tale assunto viene anche sostenuto dall’obbligo di motivazione dei provvedimenti adottati ex Legge 241 del 1990.

In un certo modo esistono quindi dei paletti che devono pur guidare le scelte dirigenziali; si tratta di fondamenti che trovano un riscontro più che nel recente TUPI (D.Lgs. n.165 del 2001), nell’art.396 del D.Lgs.297 del 1994, articolo che disciplina la funzione direttiva (per nulla in contrasto con l’art.25 del D.lgs.165) ove si legge che al personale direttivo spetta procedere alla formazione delle classi, all’assegnazione ad esse dei singoli docenti, alla formulazione dell’orario, sulla base dei criteri generali stabiliti dal consiglio di circolo o d’istituto e delle proposte del collegio dei docenti. Gli atti di gestione del dirigente scolastico devono quindi essere rispettosi dei suddetti criteri e riportati nel provvedimento finale di assegnazione dei docenti alle classi. L’obbligo di motivazione si fa risalire all’art.3 della Legge 241 del 1990 e nel rispetto degli articoli 1175 e 1375 del c.c. i quali regolano rispettivamente “comportamento secondo correttezza” e “esecuzione di buona fede”.

Ebbene in questa fattispecie il dirigente dovrà fornire congrua motivazione delle decisioni adottate, non dimenticando di rispettare i criteri in particolare quello della continuità nella classe e tiene conto della programmazione educativa stabilita nella scuola e delle scelte espresse nel PTOF. La motivazione serve a dare la possibilità a chi dovesse vedere lesi i propri diritti, di presentare reclamo contro le decisioni adottate dal dirigente scolastico.

Ricordiamo, in ogni caso, che ogni azione intrapresa dovrebbe tenere presente, il rispetto del principio di uguaglianza formale che impone di trattare in modo uguale situazioni uguali e in modo diseguale situazioni diverse e che non sia nemmeno corretto radiare i cosiddetti diritti quesiti senza valida motivazione, quest’ultima sempre scaturente dalla consultazione degli organi collegiali.

E’ il caso anche di ricordare che la Delibera ANAC n.430 del 2016 tra i processi a maggior rischio corruttivo riguardanti le istituzioni scolastiche inserisce anche l’assegnazione dei docenti alle classi.

Magari qualche dirigente tirerà dal cilindro, oramai avviene sempre più spesso, la legge Brunetta (decreto legislativo n. 150 del 27/10/2009); Ebbene noi risponderemo con la nota MIUR Prot. n.AOODGPER 6900 del 01/09/2011 che, tra le altre cose, comunica a chiare lettere che Il dirigente scolastico, in relazione ai criteri generali stabiliti dal Consiglio di circolo o di istituto ed conformemente al piano annuale delle attività deliberato dal Collegio dei docenti assegna i docenti di scuola primaria e infanzia ai plessi e i docenti di I e II grado alle succursali in base ai seguenti criteri:

1. Il rispetto della continuità educativo – didattica dovrà essere considerato obiettivo prioritario.

Pertanto tutti i docenti hanno diritto di permanere nel plesso in cui operano, fatto salvo il prioritario utilizzo dei docenti specialisti di lingua nei plessi sprovvisti di docenti specializzati per le ore necessarie a garantire l’insegnamento della seconda lingua a tutti gli alunni aventi titolo in base alla normativa vigente.

2. Nell’assegnazione ai plessi, al fine di assicurare il miglior andamento del servizio scolastico, si terrà conto anche delle specifiche competenze professionali dei docenti (es. conoscenza della lingua inglese in assenza di altri docenti specializzati), in coerenza con quanto previsto dalla progettazione didattico –organizzativa elaborata nel piano dell’offerta formativa, anche sulla base delle opzioni manifestate dai singoli docenti.

3. Il rispetto dei precedenti commi 1 e 2 non impedisce ai singoli docenti di presentare domanda di assegnazione ad altri plessi. Ogni docente infatti ha diritto di essere collocato nel plesso richiesto, compatibilmente con il numero dei posti non occupati in base ai precedenti commi e fatto salvo la necessità di assicurare l’insegnamento della lingua inglese .

4. Le domande di assegnazione ad altro plesso e/o succursale, dovranno essere inviate alla direzione dell’istituto, in tempo utile per il completamento delle operazioni prima dell’inizio delle lezioni.

5. I docenti che assumono servizio per la prima volta nell’istituto, potranno presentare domanda di assegnazione al singolo plesso e/o succursale, per i posti vacanti dopo le sistemazioni dei docenti già appartenenti all’organico del precedente anno scolastico.

6. In caso di concorrenza di più domande sul medesimo posto o in caso di perdita di posti nel plesso o scuola, l’individuazione sarà disposta nel rispetto della graduatoria formulata in base alla tabella di valutazione dei titoli ai fini delle utilizzazioni allegata all’OM n. 64/2011 concernente le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie del personale docente per l’anno scolastico in corso.

7. Le assegnazioni saranno disposte secondo le seguenti fasi:

a. Assegnazione dei docenti che garantiscono l’insegnamento della lingua straniera nella scuola primaria;

b. Assegnazione dei docenti che permangono nello stesso plesso;

c. Assegnazione dei docenti che hanno fatto domanda di essere assegnati ad un plesso scolastico;

d. Assegnazione dei docenti che entrano a far parte dell’organico funzionale dell’istituto per la prima volta;

8. I docenti possono presentare motivato reclamo al dirigente scolastico entro cinque giorni dalla pubblicazione all’albo della scuola del provvedimento di assegnazione.

Per eventuali problemi con i dirigenti vi invitiamo ad inviare una mail a: cobasbol@gmail.com

Inammissibile e illegittimo collocare in ferie d’ufficio il personale precario

30 maggio 2017

La legge di stabilità 2013 ha introdotto misure restrittive (e, secondo noi, anticostituzionali) che, di fatto, limitano il diritto alle ferie dei lavoratori precari pubblici. Tutto ciò a partire dall’anno scolastico 2013/2014: infatti per le ferie non “fruite” lo scorso anno scolastico abbiamo intrapreso una battaglia legale.

Ora, siccome non vorremmo illudere i precari e/o proporre nuovi ricorsi che inevitabilmente perderemmo (la battaglia bisognerebbe farla a livello legislativo cercando di far cambiare la norma) cerchiamo almeno di spiegare i diritti di fruizione delle ferie e come “bloccare” l’arroganza di alcuni dirigenti che le stabiliscono d’ufficio.

Le disposizioni introdotte con la legge 228/2012 (legge di stabilità 2013) modificano la disciplina relativa alla fruizione delle ferie. In particolare, l’art.1, comma 54, ha previsto che“Il personale docente di tutti i gradi di istruzione fruisce delle ferie nei giorni di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali, ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami di Stato e alle attività valutative. Durante la rimanente parte dell’anno la fruizione delle ferie è consentita per un periodo non superiore a sei giornate lavorative subordinatamente alla possibilità di sostituire il personale che se ne avvale senza che vengano a determinarsi oneri aggiuntivi per la finanza pubblica”.

Nella sua prima parte, l’articolo modifica chiaramente la normativa previgente, laddove assume a riferimento come periodo in cui si può fruire delle ferie i giorni di “sospensione delle lezioni” e non più quelli di sospensione “delle attività didattiche”. È chiara la finalità della modifica: RISPARMIARE!!!

Risulta, quindi, evidente quale sia il periodo che debba intendersi per periodo di “sospensione delle lezioni”: oltre a luglio ed agosto, anche i primi giorni di settembre e gli ultimi di giugno secondo il calendario scolastico, le vacanze natalizia e pasquale, l’eventuale sospensione per l’organizzazione dei seggi elettorali e per i concorsi, ecc.

Ora, ci risulta che molti dirigenti, più realisti del re, abbiano utilizzato lo strumento delle “ferie d’Ufficio” nei periodi di vacanza (Natale, Pasqua, Carnevale, ecc…).

Le prime domande che ci sorgono spontanee sono:

  • MA DOVE AVETE LETTO CHE BISOGNA COLLOCARE IN FERIE D’UFFICIO I PRECARI??
  • E, SOPRATTUTTO, PERCHE’ BISOGNA FARLO MOLTO PRIMA DELLA “CHIUSURA” DEL CONTRATTO??

Vorremmo ricordare a questi dirigenti che è ILLEGITTIMO collocare in ferie d’ufficio il personale, e che non a caso la relativa monetizzazione delle ferie deve avvenire, come in precedenza, SOLO ALLA FINE DEL CONTRATTO.

La scuola quindi non può far nessun “ragionamento” a priori sul periodo di sospensione delle lezioni, come può essere quello delle vacanze di Natale, Pasqua, Carnevale, e il conto delle ferie spettanti lo deve fare solo al termine del contratto del supplente.

Non valgono quindi alcuni ragionamenti che circolano nelle scuole del tipo “siccome i giorni di sospensione delle lezioni li dobbiamo sottrarre al monte ferie spettanti allora collochiamo il docente in ferie d’ufficio”.

Nonostante qualcuno pensi che sia comunque inutile un ragionamento anziché un altro (“tanto le ferie me le tolgono lo stesso…”) noi difendiamo il principio secondo cui è sempre e comunque il docente che richiede le feriee per nessun motivo, in assenza di una esplicita richiesta, il dirigente potrà collocarlo in ferie d’ufficio durante le vacanze.

Pertanto, ricordiamo che la fruizione delle ferie e la monetizzazione delle stesse sono due aspetti che vanno distinti.

Alla scuola spetta solo il secondo aspetto, e dal momento che, come già detto, l’operazione di sottrazione delle ferie rispetto ai periodi di sospensione delle lezioni avviene indipendentemente se le ferie siano state effettivamente fruite, la scuola non deve preoccuparsi di altro.

Ogni circolare che prevederà il collocamento del personale in ferie d’ufficio durante le vacanze di Natale, Pasqua, Carnevale e/o altre festività dovrà essere dichiarata illegittima.

I precari possono scegliere, E LI INVITIAMO A FARLO, di chiedere le ferie alla fine delle lezioni e il dirigente sarà OBBLIGATO ad assegnarle, altrimenti LE PAGHERA’ COME NON FRUITE (altro che FERIE D’UFFICIO)!!!.

Almeno su questo aspetto invitiamo i colleghi e le colleghe precarie a segnalarci abusi fatti dai dirigenti scolastici (collocazione d’ufficio alle ferie e mancata concessione nei periodi dopo la chiusura della scuola).

CI HANNO NEGATO UN DIRITTO COSTITUZIONALE MA NON LASCIAMO DECIDERE I DIRIGENTI SCOLASTICI QUANDO E COME USUFRUIRE DELLE NOSTRE FERIE!!!

Abbiamo preparato un modello di diffida e un modello di richiesta atti (per poter verificare se il dirigente è andato oltre i suoi poteri collocando in ferie d’ufficio i precari).